La grande bellezza | del pettegolezzo - Live Sicilia

La grande bellezza | del pettegolezzo

Il pettegolezzo politico è cosa diversa della macchina del fango: arricchisce, corregge, smentisce costruzioni di probità e strategie di dimostrazione. Chi lo esercita?

PALERMO – Il pettegolezzo – dice la letteratura scientifica sul tema – è una conversazione personale su terzi assenti, conoscenti comuni, nella quale le informazioni scambiate, siano esse attendibili oppure no, sono di tipo valutativo e procurano qualche beneficio (anche simbolico) a chi le diffonde, a chi li riceve o ad entrambi (N. Cavazza, Pettegolezzi e reputazione, il Mulino, 2012).

Abbandoniamo il linguaggio forbito e proviamo a ragionare terra terra su una delle tante forme di pettegolezzo, quello che riguarda come oggetto i politici, in tutte le sfaccettature della loro personalità ed attività. Perché questa scelta? La politica, ci viene spiegato, è dal punto di vista della sua conoscenza un paradosso continuo. Tutti siamo sottoposti al suo impatto ma per esserne informati dobbiamo ricorrere a fonti giornalistiche, le quali operano necessariamente una selezione tra quanto è possibile trasmettere sull’argomento o sul singolo politico. E compiono una prima operazione di filtraggio e di interpretazione. Sicché il nostro giudizio sulla reputazione del politico in questione non ha elementi su cui basarsi se non quel tipo di informazioni accennato. Sulle quali influisce moltissimo il controllo delle proprie immagini e l’individuazione di strategie di marketing politico che riescano a centrare l’obiettivo di trasmettere una rappresentazione di se coerente e dai contenuti specifici. Berlusconi, Renzi, Crocetta docet!

Il pettegolezzo politico che è cosa diversa della macchina del fango, arricchisce, corregge, smentisce costruzioni di probità e strategie di dimostrazione. Chi lo esercita? Intanto, gli stessi politici con riferimento ad altri politici avversari. Poi, in una sorta di filiera a cascata, tutti quelli che per convinzione, per mero vanto, per pura odiosità sentono di dover raccontare ad altri pezzi di vita del politico ignorati dalla comunicazione ufficiale. Mai in positivo, sempre in negativo attentando ad una reputazione costruita spesso in modo artificiale e al riparo da insinuazioni fuori dalle regole della legalità.

E’ il pettegolezzo, che dal chiuso delle stanze evade nelle chiacchiere da bar a informarci sulle debolezze sessuali del politico, sulla sua partecipazione a processi di corruzione, sul suo grado di fedeltà al partito o al movimento, sulle sue ricchezze occulte, su avvisi di garanzia in arrivo che lo riguardano, trasbordando perfino sulla debolezza della rete familiare. Quando si va sul leggero spinto è tutto un florilegio di attentati alla purezza della lingua italiana compiuti dai parlamentari. Raccolti addirittura in antologie di successo.

Tutto questo intacca la reputazione ma è ininfluente ai fini della preferenza elettorale. E’ come una sorta di gioco con le freccette: una volta che il bersaglio è colpito si ritorna alla vita di sempre. Intanto, per così dire, abbiamo dato sfogo alla nostra aggressività. Tutto sommato, divertendoci ad ironizzare, tracciare caricature, mettere in circolo veleni, soprattutto dimostrandoci, talvolta in una gara a scavalco, più informati di altri. I politici conoscono bene questo gioco, ma sanno altresì che fin quando il pettegolezzo non entrerà nel ventilatore dello scandalo rimane innocuo. Anzi, in qualche caso, ha effetti positivi indiretti sulla reputazione, nel senso di una rassicurazione sul grado di potere acquisito, anche se mantenuto ed esercitato con obiettivi non sempre coerenti all’interesse della collettività.

C’è una seconda lettura del fascino del pettegolezzo al di fuori dello stretto ed angusto ambito politico. Qualche anno fa, la rivista “Salute e Benessere” pubblicò i risultati di una ricerca americana, condotta dall’Università di Berkeley, che sosteneva la seguente tesi: il pettegolezzo fa bene alla salute perché smorza le tensioni e distende i nervi messi a dura prova dalla sgangherata vita che di solito conduciamo. Parlare di una chiacchiera, di una ciarla, di una ciancia, di una leggenda, di una cazzata scioglie i grumi dell’ansia, spande balsamo vivificante sull’esistenza dei soggetti impegnati in quest’arte antica, diverte senza far male (quando non c’è cattiveria né malafede). E ha un effetto aggiunto di indagine psicologica. Quando si analizza, ad esempio, con ironia, l’attenzione di uno studioso alle formiche, un comportamento giudicato strano e bizzarro, ognuno degli astanti tira fuori le proprie capacità di introspezione, il gusto di scoprire aspetti caratteriali insospettabili, voglia di capire, attraverso il contributo di altri, la contorta psiche umana. Ricordiamo un articolo dedicato a stabilire una precisa correlazione tra la stipsi ed il collezionismo,basato su una panoplia di pettegolezzi.

Ciclicamente il gossip attraversa momenti bui, momenti in cui su di esso soffiano venti feroci o si alzano stridule voci di ardore sanfedista. Ma, da qualche anno in qua, la sostenibile leggerezza del gossip è stata sdoganata da fior di antropologi, tollerata dagli strizzacervelli e festosamente promossa dai media di tutto il mondo. Sostengono alcuni scienziati che il pettegolezzo è lo scambio di informazioni che permette di far conoscere al prossimo la pericolosità di un altro, non proprio raccomandabile, prossimo. E già. Non è più solo utile ad alleggerire la vita sociale, ma sta alla base della nostra convivenza, è l’arma indispensabile che permette di proteggere il singolo e il gruppo dall’elemento destabilizzante. E’ quello insomma che antropologi chiamano “pro-social gossip”, il pettegolezzo che ci salva la vita. Robin Dunbar, autore del saggio “Perché il gossip fa bene”, ha spiegato il pettegolezzo come l’evoluzione del “grooming”, quello spulciarsi reciproco che aiuta la socializzazione delle scimmie e che, nella notte dei tempi, favorì la comunicazione singolare e di gruppo: e col tocco diretto aiutò a discernere gli amici dai nemici.

Certo è difficile intravedere utilità sociale sulle infinite paginate di giornali dedicate al prossimo matrimonio di Berlusconi, o alla perfetta intesa sessuale tra un calciatore e l’ex moglie di un altro calciatore. Ma leggere queste notizie ci rafforza l’autostima e ci fa acquisire una maggiore fiducia nella nostra etica. Tutta da dimostrare, comunque.


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