"Crocetta ci ha usati | Ora penalizza gli onesti" - Live Sicilia

“Crocetta ci ha usati | Ora penalizza gli onesti”

Alcuni ex Pip davanti Palazzo dei Normanni

Gli 86 ex lavoratori di Emergenza Palermo esclusi per aver superato il reddito Isee di 20 mila euro annui non ci stanno. E schierati davanti all'Ars raccontano le loro storie

PALERMO – C’è il giovane che vive con la mamma rimasta vedova, la donna incinta, quella separata. C’è la famiglia che tiene in casa un genitore anziano perché non più autonomo, chi ha avuto la casa in eredità dai genitori che ora non ci sono più. Sono gli 86 lavoratori, pochi uomini e molte donne, esclusi dal bacino degli ex Pip di Emergenza Palermo.

Quelli che il governatore Rosario Crocetta ha definito “ricconi” perché con un reddito familiare superiore a 20.000 euro e ‘cacciati’ dal dirigente del dipartimento del Lavoro, Anna Rosa Corsello. Un emendamento del Movimento 5 Stelle alla finanziaria, infatti, ha introdotto la norma che porta proprio a ventimila euro il tetto massimo di reddito complessivo annuale familiare per poter restare nel bacino dei precari e, quindi, ricevere l’assegno di sostegno da poco più di 800 euro lordi al mese. Ma gli esclusi, adesso, si difendono.

Perché se è vero che tra di loro c’è un lavoratore ‘d’oro’ da 145.000 euro di reddito Isee l’anno, tutti gli altri dichiarano cifre che si aggirano attorno ai 20-30.000 euro. Non solo: “Su 86 espulsi, 64 sono donne – dicono i lavoratori che oggi hanno protestato davanti la sede dell’Assemblea regionale – : in pratica, penalizzate perché sposate”. Le donne ex Pip non ci stanno ad essere additate come truffatrici. “Il tetto massimo è stato introdotto a gennaio”, dicono. Prima di allora, insomma, nessuna regola. Nessun divieto. “Non abbiamo mai nascosto nulla: dichiariamo tutto alla luce del sole, paghiamo le tasse come le persone oneste. Inoltre – spiega Rosangela Prestigiacomo, una delle lavoratrici – quando siamo entrate a far parte di questa categoria dei precari, nel 2001, molti di noi non erano sposati ad esempio. Le situazioni familiari cambiano in più di dieci anni, e in ogni caso non può essere una colpa quella di aver sposato qualcuno che abbia uno stipendio non alto, ma appena dignitoso”.

Tra le oltre sessanta donne escluse, quasi tutte ‘lo devono’ al marito. Chi è impiegato, chi ha un’attività individuale. Una di loro racconta che nel 2012 il marito, per sei mesi, ha gestito un’attività chiusa quasi subito. “Ma la dichiarazione Isee si riferisce proprio a quei mesi, e io ora mi ritrovo con il marito disoccupato e buttata fuori perché ‘troppo ricca’”. Francesca supera di 530 euro il tetto del reddito familiare annuale, perché in casa ha la suocera che prende la pensione e da sola “non può più stare”. Il marito di Antonina, invece, lavora per una ditta mercantile, ed è imbarcato. “Ma è a contratto – spiega – e abbiamo il mutuo da pagare: 700 euro al mese”. Si chiedono, le donne ex Pip, se non abbiano comunque diritto “ad avere uno stipendio nostro, a non fare le ‘mantenute’”. Nonostante qualcuna ammette che a rinunciare al sussidio ci aveva già pensato. “Poi però è arrivata la circolare che ci chiedeva di tornare a lavorare – spiegano – , e l’abbiamo fatto. Non abbiamo truffato mai nessuno, alcuni di noi hanno lavorato anche il sabato”.

E ci sono anche gli uomini. Chi supera il tetto di soli 500 euro ‘grazie’ alla moglie, ad esempio. Marco, invece, nel 2012 viveva ancora con il papà: “Non potevo permettermi l’affitto – dice – , adesso lui si è trasferito e sto da solo nella sua casa. Ma la mia situazione economica non è certo migliorata”. Natale non è di Palermo, e supera i 20.000 euro l’anno perché fino a due anni fa era fidanzato. Con la sua ragazza viveva a casa della zia, in città, dove stava nei giorni di lavoro. Giovanni vive ancora con i genitori, Giuseppe, invece, è rimasto a vivere con la mamma dopo la morte del padre: la vedova, adesso, prende la pensione di reversibilità. I lavoratori, poi, raccontano la storia di Tiziana. Una ragazza che è rimasta incinta, “e per questo non è potuta venire qui, oggi”: la giovane donna partorirà a breve, dicono, e se la legge fosse entrata in vigore dopo la nascita del figlio lei sarebbe rimasta sotto i 20.000 euro, per via dell’abbattimento del reddito. Ma il bimbo di Tiziana non è ancora nato, e la futura mamma supera di 700 euro il tetto imposto a gennaio.

In modo trasversale, adesso, il mondo della politica si schiera al fianco dei lavoratori. Martedì è previsto un incontro in commissione Bilancio all’Ars, diversi parlamentari propongono di modificare la legge. Intanto, però, gli ex Pip vogliono essere ‘riabilitati’. “Altro che ricchi – dicono – . Crocetta ci ha teso una bella trappola: prima ci usa per i voti, poi ci manda a casa”.


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