Galermo, i funerali del "piccolo re" | "Il tuo impero non finirà mai" - Live Sicilia

Galermo, i funerali del “piccolo re” | “Il tuo impero non finirà mai”

I particolari dell'operazione Leo 121 eseguita a gennaio dai Carabinieri di Catania. Le foto e il racconto inquietante delle esequie di Alessandro Ponzo, ucciso nel 2012. L'ordinanza ha retto davanti al Tribunale del Riesame: su 47 arrestati, 46 sono rimasti dietro le sbarre.

 

L'ordinanza
di
5 min di lettura

CATANIA – L’operazione Leo 121 non aveva svelato arcani segreti su Via Capo Passero. Che quella strada sia una delle roccaforti dello spaccio di marijuana a Catania è risaputo, ma 47 arresti in un unico blitz significano pulizia del quartiere. E a tre mesi di distanza, nonostante la “sfiducia” dei cittadini nella giustizia, intanto 46 su 47 indagati sono rimasti dietro le sbarre. Il Riesame ha, infatti, confermato in maniera sostanziale il quadro accusatorio ricostruito dalle indagini dei Carabinieri di Catania (in particolare della Compagnia di Fontanarossa). Le posizioni di 41 destinatari dell’ordinanza firmata dal Gip Loredana Pezzino su richiesta del Pm Sincero sono rimaste invariate. Cambiate solo marginalmente per sei persone, mentre Fabio Longo è stato scarcerato. Rimangono detenuti con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, anche se è decaduta l’aggravante mafiosa, Enrico Cocola, Nunzio Clari, Vincenzo Lodato, Simone Guarrera e Spampinato Giovanbattista. L’ultimo era sfuggito al blitz ed era stato catturato qualche giorno dopo: i carabinieri lo hanno ammanettato a Fontanarossa appena è sceso dall’aereo dopo un viaggio a Parigi.

Uno dei fotogrammi delle immagini riprese dai Carabinieri nel corso delle indagini

E se da un lato la retata Leo 121 ha, quindi, puntato i riflettori su una realtà, quella dello spaccio a Galermo così evidente da diventare “quasi normale “affresco urbano” del quartiere, dall’altra fotografa inquietanti “substrati” sociali tipici del “fanatismo” mafioso. Mentre le telecamere e gli obiettivi dei carabinieri registravano pusher e vedette a smistare stecche e fumo nel quartiere, in quell’angolo di Catania si consumava un delitto, quello di Alessandro Ponzo. Era stato ucciso il capo indiscusso della roccaforte della droga di via Capo Passero.

“Alessandro Ponzo – si legge nell’ordinanza firmata dal Gip Loredana Pezzino – nella notte tra il 4 ed il 5 maggio 2012, veniva avvicinato da un killer nella parte posteriore della palazzina di via Capo Passero 121 ed attinto da più colpi da arma da fuoco”. Le indagini e anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Michele Musumeci non lasciano dubbi: “Ponzo era il responsabile della piazza di spaccio”.  Il capo era morto e l’organizzazione si veste a lutto, come segno di rispetto dall’omicidio al funerale si smette anche di spacciare. Come succede per un normale lutto in famiglia, si abbassa per qualche giorno la saracinesca.

Non si mormora in via Capo Passero: nessuno ha visto o sentito qualcosa su quell’agguato. Impossibile da credere che in quella popolosa via di grattacieli nemmeno un occhio avesse captato qualche elemento utile per gli investigatori.  E invece  “l’assoluta omertà – scrive il Gip –  da subito dimostrata da parte di tutti i soggetti presenti, nonché di quelli direttamente o indirettamente coinvolti, sono tutti elementi che hanno condotto immediatamente a ritenere che l’omicidio fosse maturato in contesto di criminalità organizzata”. Alessandro Ponzo era stato “eliminato”: tra i moventi più pressanti potrebbe esserci il controllo proprio della piazza di spaccio.

Omertà. In via Capo Passero nessuno ha parlato, e magari questo può risultare anche “giustificabile”. La paura può essere una valida ragione anche alla stessa sopravvivenza e alla protezione della famiglia. Ma è quello che accade durante i funerali di Alessandro Ponzo che trafiggono e scuotono. E fanno capire che la conquista alla legalità deve passare da queste strade e da queste menti: serve una “bonifica” culturale, e la mano della repressione davanti a certi episodi diventa un colpo di spugna troppo superficiale.

Il manifesto sulla facciata di un palazzo

“Le modalità di celebrazione del funerale – come raccontato nei dettagli nell’ordinanza del blitz Leo 121 – (con cortei di veicoli, fuochi d’artificio e processione unitamente alla bara con lancio di petali e gigantografia della foto di Ponzio portata in trionfo), confermano – scrive il Gip – l’esistenza di una vera e propria organizzazione sistematica e gerarchizzata, del quale il soggetto era al vertice”. “Nonostante la giovane età – scrive ancora il giudice Pezzino –  è trattato come un capo riconosciuto e autoritario”. Dimostrazione ne è anche “l’esposizione di striscione di notevoli dimensioni” il giorno dei funerali “apposto sull’intera facciata del civico d’interesse, in cui veniva appellato “piccolo re” di un “impero che non finirà mai”.

 

Con la descrizione dello svolgimento delle esequie aggiungere parole è superfluo. Quanto registrato dai carabinieri è esaustivo. Questo quanto è impresso nero su bianco nell’ordinanza. “Il 09 maggio, dalle ore 14.00 in poi, si svolgono i funerali di Ponzo con la partecipazione dell’intero sodalzio ed il compimento di una serie si azioni che rimandano chiaramente a concetti di tradizione militare oltre che popolare”.

Particolare dei motorini che transitano a seguito del feretro

Il Gip non tralascia alcun particolare nel suo resoconto investigativo. “Il feretro viene condotto a spalla, come in trionfo, lungo tutta la Via Capo Passero tra ali di folla che applaudono, ben oltre il tragitto necessario da percorrere per raggiungere la chiesa; al passaggio della salma – continua – vengono fatti esplodere numerosi fuochi d’artificio (nonostante sia primo pomeriggio); l’uscita della bara sia dall’abitazione che poi dalla chiesa viene accompagnata dalle note del silenzio fuori ordinanza, in un chiaro (quanto distorto) – evidenza il giudice – segno d’onore ad un caduto nell’adempimento del proprio “dovere”. Il corteo funebre – aggiunge – è preceduto da un improvvisato alfiere, che alza al cielo e mostra alla folla una gigantografia raffigurante Alessandro Ponzo, e riportante in calce la scritta “Alessandro il nostro piccolo Re”.

“Infine – scrive ancora il giudice – al termine del funerale, viene tributata alla memoria di Ponzo un corteo di motocicli e auto che percorre via Capo Passero, anche nel chiaro segnale di confermare il controllo “militare” della strada da parte del sodalizio anche dopo l’uccisione del loro “piccolo Re”; tra le molte persone che hanno partecipato alla “scorta d’onore” tributata al Ponzo”.

L'alfiere che alza il ritratto in onore di "Alessandro Ponzo il Re" davanti al feretro

Scene troppo simili a quelle a cui si è assistito a Palermo qualche giorno fa, per il corteo funebre di Giuseppe Di Giacomo, il “reggente – secondo il pentito Sergio Flamia – di Porta Nuova”, ucciso la scorsa settimana da un commando armato.  E, visto che domani si celebra la giornata in memoria delle vittime di mafia, la speranza è che non ci siano più commemorazioni di questo tenore. Quella sarà una sconfitta “amara” per cosa nostra, perchè si renderà conto di aver perso il terreno dove coltivare il suo seme velenoso.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI