Il bisbiglio di Francesco - Live Sicilia

Il bisbiglio di Francesco

Ancora una volta, la colomba argentina conferma il tratto distintivo della sua giovane missione: la riscoperta del supremo valore della semplicità dei gesti e della chiarezza delle parole. Il vero agire e parlare papale papale.

Alzi la mano chi, ascoltando Francesco che sussurra il suo anatema agli uomini e alle donne della mafia, non ha ripensato a quello scagliato da Papa Wojtyla nella Valle dei Templi di Agrigento il 9 maggio 1993. Ritorna ai nostri occhi la mano chiusa a pugno del papa operaio che si agita minacciosa in aria mentre l’altra stringe il Crocifisso. Il popolo siciliano, “che ama la vita, che dà la vita e che non può vivere sotto la pressione di una civiltà della morte”, fu scosso nel profondo dalla forza e dalla determinazione con la quale il Capo Supremo della Chiesa cattolica squarciava con quel lampo di luce tante ombre e tante ambiguità. “Convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio”, disse Papa Wojtyla. La storia riporta che quella minaccia, pronunciata quasi come fosse uno dei loro avvertimenti, riuscì a far germinare il seme del pentimento nella mente di alcuni mafiosi.

Questa volta l’anatema, altrettanto chiaro, è stato quasi bisbigliato, secondo lo stile bonario del Papa che saluta e che augura “Buon pranzo”. Un Papa che rispetta alla lettera le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo (10, 16) riportate da Agostino: “Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”. Quel “per favore” posto così vicino al “vi prego in ginocchio” colpiscono la coscienza e il cuore di ogni uomo di buona volontà, credente o non credente che sia, forse ancor più forte di quei pugni agitati rabbiosamente in aria. E ciò per il disorientamento che genera l’osservare il Vicario di Gesù Cristo in Terra privo di timore o vergogna nel prostrarsi di fronte a un gruppo di delinquenti in favore della loro stessa salvezza. Ancora una volta, la colomba argentina conferma il tratto distintivo della sua giovane missione: la riscoperta del supremo valore della semplicità dei gesti e della chiarezza delle parole. Il vero agire e parlare papale papale.

Qualche esempio di questa rivoluzione della semplicità, giusto per farmi capire anch’io. L’immagine utilizzata durante l’incontro con gli allievi e gli educatori delle scuole dei Gesuiti del 7 giugno 2013 in cui l’arte del camminare viene presentata come metafora dell’arte del vivere. Interpretando l’essenza stessa della spiritualità del Gesuita, Francesco ricorda che, nell’incedere in avanti, un piede si solleva verso l’ignoto, mentre l’altro deve restare ben fisso sul suo appoggio. Perché non si può procedere sicuri andando per salti, né tanto meno star fermi sulla propria posizione. Ed ancora, a ricordare il valore universale dell’amicizia e della solidarietà: “Quanto è noioso camminare da soli”. E l’esaltazione della rinascita dopo la sconfitta, della risalita dopo il tracollo: “Nell’arte del camminare non è importante non cadere, quanto non rimanere caduti”.

Infine, come dimenticare la sequenza di tre parole elevate dal Papa il 13 ottobre 2013 ad elementare linea guida della convivenza umana: “Permesso? Grazie. Scusa”. Che grandiosa profondità ci può essere dietro parole così semplici e ordinarie. Noi non sappiamo adesso se qualcuno dei destinatari del messaggio del Papa abbia colto questo nuovo e diverso anatema. Se l’idea di un inferno dove il denaro e il potere grondanti di sangue non potranno essere spesi alletta chi già vive il suo inferno in terra e rende un inferno la vita di tanti innocenti. Si può anche non credere nell’aldilà dove i buoni andranno in paradiso e i cattivi ad ardere tra le fiamme. Ma ancora la figura di Francesco si staglia come guida con la semplicità di parole chiarissime: “Il sudario non ha tasche”. E questo vale per tutti, mafiosi e non. Che il Dio della pace e della fratellanza tra gli uomini, che non per forza deve essere il Dio dei Cristiani, tenga ben riposto per lui quel sudario regalandoci per tanto tempo ancora le parole e i gesti di questo uomo. Un uomo semplicemente straordinario.


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