Il giallo del commando di piazza Lolli | Forse la svolta dai dati di un telefono - Live Sicilia

Il giallo del commando di piazza Lolli | Forse la svolta dai dati di un telefono

È uno dei cellulari trovati addosso a Fabio Pispicia e Sergio Giacalone, arrestati nei giorni scorsi a Palermo. Nessun contatto in rubrica. Poche chiamate e messaggi. Serviva per mantenere contatti riservati?

PALERMO – Non solo le pistole, ma pure un telefonino. La risoluzione del giallo dei due uomini armati in piazza Lolli passa anche da uno dei cellulari trovati addosso a Fabio Pispicia e a Sergio Giacalone.

Mentre il gabinetto della Polizia scientifica sta comparando le due pistole – una 7,65 e una calibro 38 – con le altre inserite nella banca dati della squadra Mobile e con le ogive di quelle che hanno ammazzato Giuseppe Di Giacomo, altri esperti analizzano il traffico telefonico. Il cellulare è stato utilizzato pochissimo. Non ci sono numeri memorizzati in rubrica. Risultano una manciata di chiamate ed altrettanti messaggi. Eppure non è un telefonino nuovo di zecca.

Che sia il segnale di una riservatezza preparatoria per qualcosa di più di una rapina? Fabio Pispicia è fratello di Salvatore, da tempo in carcere perché considerato affiliato al mandamento di Porta Nuova e cognato di Tommaso Lo Presti, uno degli scarcerati eccellenti degli ultimi tempi. Una parentela che ha messo in allerta gli investigatori.

Si scava nel passato e nel presente dei due fermati per capire se siano stati bloccati poco prima di commettere un delitto legato in qualche modo all’omicidio di Giuseppe Di Giacomo, freddato alla Zisa con tre colpi di pistola. I carabinieri si concentrano sul traffico telefonico della vittima. I poliziotti sulle armi e la macchina. Si tratta di una vecchia Fiat Uno verde, un modello che non si presta ad una fuga veloce dopo un delitto. Di contro, però, risulta essere stata rubata tre anni fa a Piana degli Albanesi. Difficilmente una macchina rubata viene conservata per un tempo così lungo.

Pispicia e Giacalone continuano a professarsi innocenti. Il legale di Pispicia, l’avvocato Filippo Gallina, ha chiesto una copia degli atti acquisiti al fascicolo dell’inchiesta. È pronto, su richiesta del suo assistito, a chiedere che il suo cliente venga sottoposto alla prova del Dna per dimostrare che non ci sono tracce sue né sulle armi, né sulla macchina.

 


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