"Ho difeso Crocetta, ora basta |Il Pd parla solo di nomi" - Live Sicilia

“Ho difeso Crocetta, ora basta |Il Pd parla solo di nomi”

Il senatore ed ex direttore di RaiNews24: "Crocetta l'ha presa sul personale, io parlavo di contenuti. Decidiamo cosa fare discutendone nei teatri con i cittadini, senza rimpasti. Alle Europee l'area Civati non è rappresentata: noi proponiamo Sara Pizzillo, ma se hanno lasciato quel posto libero per Nelli Scilabra lo dicano".

L'intervista a Corradino Mineo
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5 min di lettura

Parlo con Corradino Mineo, il killer venuto dall’est?
“Sono andato a trovare Rosario. Gli ho detto che mi sono dimenticato il kalashnikov”.

Il giorno dopo la direzione del Pd e lo scontro verbale con il presidente della Regione Rosario Crocetta, Corradino Mineo scherza. “Forse ha pensato che non avessi il kalashnikov perché non avevo un impermeabile per nasconderlo”, sorride. Poi, però, l’ex direttore di RaiNews24, oggi senatore del Partito democratico, si rifà serio: “Crocetta – taglia corto – mi ha detto che confondo la vittima con il carnefice”.
Confonde la vittima con il carnefice?
“Io l’ho difeso a lungo. Quando sono arrivato nel Pd siciliano, come Rosario ha ribadito più volte catapultato qui da Bersani, forse in ragione dei miei trascorsi, ho trovato un Pd che si lamentava in continuazione. ‘Questa storia di Crocetta e del Megafono è inaccettabile’, dicevano”.
Per lei non era così, intuisco.
“Io rispondevo che Crocetta portava un contributo prezioso in campagna elettorale. Poi le elezioni sono finite ed è arrivata quella vergognosa direzione di luglio. E anche lì l’ho difeso: ‘Molti siciliani credono in Crocetta’, ho spiegato”.
Poi cosa è cambiato?
“Ho provato a lungo con gli altri – con Barca, con Provenzano – a costruire una cosa pubblica che raccontasse le cose buone che si sono fatte. Penso alla Formazione, al Bilancio”.
C’è un però.
“Però quest’azione ha dei limiti. Penso al non intervento sui fondi strutturali, alla carenza di politiche sull’agricoltura, sulla cultura, sul turismo. Sa cosa è successo ieri?”.
Me lo dica lei.
“Ho trovato una direzione in cui i due contendenti si comportavano come se nulla fosse. La direzione è iniziata tre ore e quaranta minuti dopo l’orario previsto”.
Càpita.
“Discutevano dietro la facciata unitaria, e la direzione aspettava. Mi sono permesso di dire a tutti, e anche a Crocetta, che i siciliani si sono stancati”.
Cosa dovrebbe fare il Pd per recuperarli?
“Il Pd e Crocetta, non solo il Pd. Dovrebbero costruire un minimo di identità, di proposta per l’industria, per l’economia siciliana. Un’alternativa”.
A giudicare dalla reazione, Crocetta non l’ha presa bene.
“Qualche giorno fa sul ‘Corriere’ è stata pubblicata una vignetta di Giannelli: c’erano dei leoni che non volevano mangiare i senatori perché ne avevano paura, perché li consideravano troppo famelici. Questo giudizio condiviso sui senatori è ancora più forte su noi tutti”.
Bisogna cambiare passo, dice lei.
“Rosario è uno straordinario personaggio. Io non volevo offenderlo definendolo ‘sulfureo’: descrivevo in modo civile, e in italiano, cose che i suoi compagni di cordata dicono con toni peggiori. L’ha presa sul personale, dandomi del killer”.
E invece torniamo alla politica. Cambiare passo, bene: ma come?
“Io rivendico la parentela con mio zio Mario, che fu fra i costituenti, ma questa macchina è costosissima: o la Regione le dà un senso o saremo costretti a operare tagli drastici. Quello che mi indigna è far finta di niente. Ma come? Mi fai iniziare con 3 ore e 40 di ritardo per discutere su una questione di uomini? Il Pd sta dimenticando l’interlocuzione con i siciliani”.
La fermo un istante, poi ci torniamo. Ieri Pietrangelo Buttafuoco ha proposto di rinunciare allo Statuto.
“Io l’ho detto prima di lui: se non sei capace di dare un senso allo Statuto tanto vale rinunciare. Lo stesso vale anche su altri fronti: se il rapporto con Confindustria ha una portata innovatrice benissimo, ma facciamolo vedere. Se si tratta di un rapporto clientelare alla vecchia maniera no. Se riesci a costruire bene, altrimenti tanto vale smetterla con questa prosopopea”.
Chiaro. Torniamo al punto: costruire come? Con un rimpasto?
“I tempi sono eccezionali, e noi non possiamo essere la zavorra di Renzi. O corriamo pure noi o siamo fregati. Vorrei che alcune delle questioni che le citavo prima fossero poste pubblicamente, discusse con la gente nei teatri di Catania e Palermo. Già questo sarebbe un segno di innovazione. Non sarebbe una lotta di un potere contro l’altro ma un dibattito franco con i cittadini”.
Ehi, la democrazia diretta. Una proposta grillina.
“Non c’entra nulla il grilissimo. Grillo ha decisioni precostituite e se le fa ratificare dal blog. Io dico un’altra cosa: sentiamo Confindustria, sentiamo la Cgil e portiamo davanti al pubblico impegni concreti. Sentiamo i cittadini, subiamo le loro critiche e rispondiamo. Quello che non accetto è la continuazione di un duello rusticano al buio fra il Pd e Crocetta. E intanto la direzione aspetta”.
Non ha risposto alla mia domanda, però: rimpasto sì o rimpasto no?
“No”.
Risposta secca.
“Prima si discute di politica. Mai fare un nome, se prima non si è deciso cosa fare”.
A proposito di nomi, ieri si è discusso di uno in particolare. Beppe Lumia, tagliato fuori dalle Europee, ha risposto che non è finita qui. È finita qui? Il Pd rinuncia a questo pezzo del suo percorso?
“Non dobbiamo rinunciare a nulla, ma credo sia finita così. Leggo la situazione politica come la legge questo partito siciliano pieno di ragnatele. Non è una priorità di Renzi”.
Di Renzi?
“Non è una priorità di Renzi dar ragione a Crocetta contro Raciti. Occuparsi di Articolo 4 e di quegli altri, come si chiamano?”.
I Drs.
“I Drs. Oggi la sfida di Renzi è vincere le elezioni europee senza attardarsi in questi riti bizantini siciliani. Vincere, e auspicare un risultato del suo alleato di governo, il Nuovo centrodestra, che metta in difficoltà Berlusconi e la sua pretesa di dire l’ultima parola. Non credo che stavolta Lumia otterrà ragione dal vertice del partito come gli è sempre capitato”.
A proposito di Europee: l’area Civati, dai nomi che ho letto, non esprimerà un candidato.
“Questo gruppo dirigente fa finta che non esistiamo, nonostante a Palermo l’area Civati abbia avuto più voti della mozione Cuperlo”.
L’8 dicembre. Alle primarie regionali è andata diversamente, ma gli altri correvano tutti insieme.
“Ci siamo presentati fra mille difficoltà alla segreteria regionale. In quelle condizioni superare lo sbarramento non era facile, ma ci siamo riusciti. Non importa: ci preoccupiamo più dei contenuti che degli uomini. Anche se…”.
Anche se?
“Hanno espresso quattro candidati su cinque, riservandosi in modo estemporaneo sulla quinta. C’è una ragazza bravissima, Sara Pizzillo: candidatela. Mi dicono però che in realtà il quinto posto è per Nelli Scilabra. Bene, mi piace, è una bella candidatura: schieratela”.
Potreste convergere sul suo nome?
“Io le ho fatto un nome perfetto, che svecchierebbe queste liste un po’ stantite. E, ribadisco, l’area Civati, che alle Primarie a Palermo ha avuto più voti di Cracolici, non è rappresentata. I retroscenisti del Pd, però, mi dicono che il posto libero sarebbe per lei. Bene: ditelo. Se Nelli vuole correre anche Sara lo accetterebbe. E invece glissano: ‘La quinta non la dico’. Ma che significa?”.


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