Sono stati scelti i migliori? | Le pagelle dei nuovi manager - Live Sicilia

Sono stati scelti i migliori? | Le pagelle dei nuovi manager

Due commissioni di esperti (una nominata dall'Ars e una dall'assessorato) avevano valutato le performance degli aspiranti direttori generali. Ecco cosa raccontano le loro relazioni finali. Giudizi che il governo in qualche caso ha ignorato. Adesso però il parlamento potrebbe stoppare quelle nomine.

PALERMO – “Abbiamo scelto i migliori” dichiara soddisfatto il presidente della Regione Crocetta. “Abbiamo usato criteri di valutazione oggettivi” ha rilanciato l’assessore Borsellino. Ma davvero i manager scelti dal governo sono “oggettivamente i migliori?”. Il day after dell’infuocata giunta con la quale il governo ha impresso l’improvvisa e decisiva accelerazione per la scelta dei vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere siciliane lascia dubbi e rivendicazioni. Amarezze e polemiche.

E persino il rischio che l’Ars possa stoppare le nomine stesse. Per due motivi, che potrebbero sorgere in due distinte commissioni parlamentari: la commissione Salute e quella per gli Affari istituzionali. Entrambe infatti entreranno nel merito delle valutazioni fatte dalla giunta. E in effetti alcune contraddizioni sembrano già evidenti. Dal confronto incrociato tra i giudizi operati dalla commissione salute quattro mesi fa e quelli della commissione di esterni nominata dallo stesso assessorato, emerge come alcuni manager meritevoli di conferma siano stati esclusi a vantaggio di altri per i quali l’Ars e gli esperti esterni avevano sottolineato invece limiti e “debolezze”.

Così, i deputati della Commissione presieduta da Pippo Digiacomo stanno persino pensando di impugnare quelle nomine per il mancato rispetto degli impegni presi dal governo col parlamento. “Non potremo non tenere conto di quelle valutazioni”, aveva detto in effetti il 4 dicembre scorso Lucia Borsellino. “Quelle” valutazioni sono appunto quelle messe nero su bianco dagli esperti nominati da Digiacomo. Anzi, più che di “bianco e nero” si dovrebbe parlare di “vedre, giallo e rosso”.

La “commissione della commissione” infatti aveva valutato con le regole del semaforo la gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere siciliane. Una valutazione che avrebbe potuto persino prevedere l’aggiramento del limite invalicabile dell’elenco dei 76 idonei. Come confermava lo stesso assessore i primi di dicembre: “Le valutazioni della commissione – diceva Lucia Borsellino – dovranno necessariamente integrare le valutazioni della commissione di esperti nominata dall’assessorato stesso, sulla scia delle norme fissate dal decreto Balduzzi”. Una posizione, del resto, quella dell’assessore, formalizzata in Commissione. Si tratta della risoluzione numero “8”, che ha avuto il parere favorevole del governo e che impegna “il presidente della Regione e l’assessore regionale per la Salute, ai fini della nomina dei direttori generali delle aziende del servizio sanitario regionale, a tener conto delle risultanze valutative effettuate e comunicate dalla competente Commissione legislativa dell’Assemblea regionale sul conseguimento degli obiettivi previsti dal vigente piano sanitario regionale approvato con il parere vincolante della Commissione legislativa”.

Ma cosa dicevano quelle valutazioni? Una cosa, innanzitutto. Il giudizio più positivo riguardava la gestione del Policlinico di Messina. Chi lo ha diretto nel periodo preso in considerazione dalla Commissione? Quasi sempre Giuseppe Pecoraro. Nessun “rosso” per uno dei grandi esclusi dalla infornata delle nomine crocettiane. Così come Vittorio Virgilio e Angelo Aliquò, che hanno guidato le Asp di Caltanissetta e Ragusa, con risultati eccellenti, secondo la Commissione. Questi ultimi due a dire il vero erano stati tagliati fuori dall’elenco dei 76 idonei stilato dalla commissione di esperti.

Ma i tre, stando al prospetto della Commissione Salute dell’Ars avevano ottenuto ottime valutazioni, così come Carmelo Pullara, non riconfermato al Civico. Anche per lui, come per gli altri, ottimi voti e nessun “rosso”. Voti migliori certamente di alcuni dei commissari confermati, come De Nicola all’Asp di Trapani, Zappia passato dalla guida dell’Asp di Siracusa a quella di Catania e Sirna dall’Asp catanese a quella di Messina. Non erano granché nemmeno le valutazioni riguardanti l’Asp di Palermo, guidata per una parte del periodo oggetto della valutazione da Salvatore Cirignotta, poi da uno dei commissari graditi al governatore: Antonio Candela, riconfermato come direttore generale.

Adesso quei curricula passeranno anche il vaglio della prima commissione all’Ars. Dove il governo potrebbe trovarsi “in minoranza numerica” dopo lo strappo compiuto con buona parte del Pd e con l’Udc. Quei deputati, guidati da Antonello Cracolici, faranno quindi le pulci ai curricula dei nuovi direttori. Partendo, magari, dalle valutazioni compiute proprio da chi quell’esame l’ha già fatto. Mettendo in luce limiti e punti deboli.

È il caso della commissione nominata dall’assessore Lucia Borsellino, e composta dal direttore dell’Agenas Fulvio Moirano, da Marco Frey dell’Istituto Universitario Sant’Anna di Pisa e dal magistrato Ernesto Morici.

Di Francesco Basile, nominato direttore generale del Garibarldi di Catania, ad esempio, hanno scritto: “Pur non avendo un forte background gestionale e mostrando qualche limite relazionale, può essere una risorsa interessante per il sistema”. Ma – continuavano i tre commissari d’esame – per lui l’ideale sarebbe stata una direzione sanitaria. Qualche “limite nella gestione degli aspetti relazionali, in particolare interni” l’ha mostrato anche Antonino Candela, nuovo manager dell’Asp di Palermo, così come il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trapani Fabrizio De Nicola. La sua ‘pagella’ lascia un po’ a desiderare, almeno per quanto riguarda la gestione delle situazioni difficili.

Così come quella di Salvatore Lucio Ficarra, nuovo direttore generale dell’Asp di Agrigento: “Dotato di notevole capacità sistemica – si legge nella relazione – e senso strategico, meno completo dal punto di vista delle competenze”. Mario Zappia, piazzato da Crocetta all’Asp di Catania, “potrebbe migliorare nell’attitudine al ruolo, soprattutto dal punto di vista delle capacità di innovazione”. Maurizio Aricò, neo direttore generale dell’Asp di Ragusa, invece, “non ha maturato significative esperienze gestionali”, Calogero Muscarnera (manager dell’Azienda sanitaria di Enna), poi, ha “ambiti di miglioramento” nelle attitudini al ruolo.

Tra i diciassette selezionati, infine, Gervasio Venuti – che è diventato direttore generale degli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello di palermo – e Michele Vullo, manager del Papardo-Piemonte di Messina, “Potrebbero migliorare nella capacità di reggere alle pressioni e alle difficoltà, ma anche in quella di seguire processi strutturali di pianificazione”. Limiti che la stessa commissione ha evidenziato nei tre direttori generali di policlinici, scelti dal presidente della Regione poco più di una settimana fa. Salvatore Paolo Cantaro, manager del Cannizzaro di Catania, ad esempio, ha mostrato limiti “nella gestione degli aspetti relazionali, in particolare interni”, mentre il direttore generale del Policlinico di Palermo, Renato Li Donni, “manca forse un po’ di energia, e nella gestione direzionale è caratterizzato da un profilo più orientato alle caratteristiche politico-relazionali”.

Merita particolare attenzione, poi, il caso di Marco Restuccia. Messo da Crocetta al policlinico di Messina, per i tre commissari esaminatori Restuccia “avrebbe bisogno di ulteriore esperienza per fare il direttore generale, e per il momento ne sarebbe invece ottimo partner”. Buono per fare il “vice”, insomma. Ma piazzato al posto del vecchio commissario Pecoraro. Che per i tre esperti presenta un “profilo molto interessante. Solido, determinato, consapevole. Ha maturato un’esperienza in cui ha dimostrato di saper gestire le problematiche chiave con gradualità e risultati documentati. Potrebbe avere uno stile di leadership direttivo, ma compensato da una lucida visione strategica orientata allo sviluppo”. Un commissario che tutti, tranne il presidente e l’assessore, insomma, consideravano bravissimo.


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