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Confiscati beni per 500 mila euro |ad affiliato Santapaoliano di Paternò

Rosario Sinatra

Colpito il patrimonio di Rosario Sinatra (nella foto), coinvolto nella maxi inchiesta della Dda Padrini. L'ELENCO DEI BENI 

PATERNO’ – Non  avrebbe avuto le risorse lecite necessarie a giustificare una serie di investimenti effettuati. Da questa valutazione la Procura ha chiesto al Tribunale il sequestro del patrimonio di Rosario Sinatra, paternese finito nel vortice dell’inchiesta i Padrini della Dda di Catania, che nel 2008 decapitò i vertici della famiglia Santapaola Ercolano, precisamente la frangia che controlla la zona tra Bronte e Paternò.

La Dia di Catania ha eseguito, a Paternò, su decreto emesso dal Tribunale, Sezione Misure di Prevenzione, la confisca del patrimonio riconducibile a Sinatra, condannato per mafia alla pena di 19 anni. Confiscata un’impresa, un capannone e diversi rapporti bancari (LEGGI L’ELENCO) per un valore che ammonterebbe a circa 500 mila euro.

Le indagini patrimoniali hanno evidenziato consistenti profili sperequativi tra i redditi dichiarati dall’indagato e il patrimonio posseduto tali da fondare la presunzione – che è stata accolta dal Tribunale –  di una illecita acquisizione patrimoniale.

Il profilo criminale dell’indagato. Rosario Sinatra è stato arrestato per la prima volta nel 2007 per un provvedimento del Tribunale di Messina in quanto era accusato di concorso esterno all’associazione mafiosa denominata “cosa nostra” di Mistretta. Per quel reato fu condannato con sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti nel 2008. Sinatra, nello stesso anno, finì nel vortice dell’operazione Padrini con cui fu scardinata l’organizzazione criminale che controllava Paternò. Questa inchiesta ha portato a 19 condanne, tra cui quella di Sinatra. Il gruppo criminale imponeva il suo potere intimidatorio in tutto il comprensorio paternese, e pagarne le spese maggiori erano gli imprenditori continuamente vessati e minacciati.

 

 

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