Traffico di cocaina sull'asse| Roma-Calabria-Catania - Live Sicilia

Traffico di cocaina sull’asse| Roma-Calabria-Catania

Di LAURA DISTEFANO - Scoperta dalla Squadra Mobile un'organizzazione dedita al traffico di stupefacenti dalla Locride alla provincia etnea. 16 persone finiscono in manette nel corso della retata Bitter Fruit. Uno è latitante.  I NOMI DEGLI ARRESTATI

blitz della polizia
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CATANIA – Il luogo deputato agli incontri con i trafficanti calabresi sarebbe stato un “insospettabile” chiosco di vendita di frutta chiamato Bitter Fruit gestito da Giovanni Marano. Era una sorta di “meeting point” dove organizzare il trasporto e l’arrivo della cocaina a Catania: stupefacente che sarebbe poi servito a rifornire le piazze di spaccio della città, gestite da diversi gruppi criminali. Da questa “rivendita di frutta” a San Giovanni Galermo, che poi da il nome all’inchiesta della Dda di Catania, si sviluppa l’intera indagine che si è svolta tra il 2010 e 2011 e che, oggi, ha portato dietro le sbarre 16 persone accusate del “reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti sull’asse Locride – Catania”.

L’asse della droga ricostruito dagli inquirenti non si fermerebbe tra il litorale Jonico calabro alla città di Catania, ma passerebbe a livello logistico da Roma dove risiede uno dei destinatari dell’ordinanza emessa dal Gip di Catania che è sfuggito alla cattura. ll latitante, dalla “caput mundi”, gestiva i trasporti dello stupefacente dal reggino alla provincia etnea. I due corrieri individuati sarebbero Pasquale Catanzariti e Francesco Mediatì, 32enne arrestato nel corso di un sequestro di droga nel 2011.

 Le menti dell’organizzazione sarebbero Giovanni Mirabella, conosciuto come “Johnny”  e Luciano Francesco Iannuzzi. Questi due insieme a Francesco Titola comporrebbero il primo livello della gerarchia “criminale” dell’associazione. L’ultimo dei tre, inoltre, secondo le ipotesi investigative avrebbe avuto il ruolo di “raccolta” della domanda da parte dei gruppi di spaccaitori ed inoltre di riscossione degli introiti. Titola, dunque, insieme a Fabio Furnari fungeva da cerniera tra i due settori “della piramide”.  Nel secondo “livello” – così definito dagli inquirenti – operavano i corrieri e alcuni pusher. Anche se l’attività di spaccio era solo marginale all’interno dell’organizzazione. Il gruppo  avrebbe avuto “vicinanze” con le ‘ndrine della Locride e in particolare della zona di San Luca e Platì, dove risiede Catanzariti, uno degli arrestati.

A Catania il collegamento con la criminalità organizzata è costituito dai rapporti “di vicinato” con il Clan Cappello Bonaccorsi. “A casa di Iannuzzi, uno degli indagati – ha detto Antonio Salvago, dirigente della Mobile – abbiamo trovato un articolo di giornale dove si parlava dell’arresto di Alessandro Bonaccorsi nel marzo 2011 per traffico di droga e armi”. (Bonaccorsi è stato condannato a 20 anni in primo grado ndr). Inoltre nell’abitazione di Iannuzzi, che sarebbe stato il cassiere dell’organizzazione, la polizia durante il blitz ha trovato e sequestrato 5000 euro, ritenuto provente del traffico di cocaina.

Nel corso delle delicate indagini la Squadra Mobile ha arrestato altri indagati e eseguito diversi sequestri di droga. Il primo, il  22 ottobre 2010, quando è stato arrestato Claudio Giuseppe Scalia (tra i destinatari dell’ordinanza di oggi). Gli agenti durante una perquisizione nel suo appartamento avevano trovato un chilo e 644 grammi di cocaina e quasi 190 grammi di marijuana.  Il 29 gennaio 2011 invece è stato arrestato Mediatì trovato in possesso di due chili e 2000 grammi di cocaina. Il presunto trafficante è stato fermato al casello autostradale di San Gregorio, mentre a bordo di un’autovettura Peugeot 206, proveniente proprio dalla zona della Locride, trasportava il carico di stupefacenti che si presume fosse destinato al mercato dello spaccio catanese.

Un mercato di approvvigionamento quello che si consuma nella punta dello stivale che non è nuovo alle forze dell’ordine di Catania. A marzo 15 persone furono arrestate dei carabinieri dei trafficanti di Randazzo che acquistavano e trasportavano la droga proveniente dalla Locride.  La Calabria (terra dell’ ‘ndrangheta) è un canale di rifornimento ben conosciuto dai gruppi catanesi, è una di quelle rotte già collaudate dai trafficanti etnei.



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