La politica litiga e abusa | della pazienza dei siciliani - Live Sicilia

La politica litiga e abusa | della pazienza dei siciliani

Tra rimpasti e lotte intestine, l'Isola attende la risoluzione dei problemi. Ma fino a quando i siciliani sopporteranno tutto questo?

Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza? A chiederlo stavolta non è Cicerone, sono i siciliani da mesi costretti a leggere sui giornali gli infiniti scontri nei palazzi del potere e dei privilegi rimasti intatti per la spartizione delle poltrone, secondo il famigerato manuale Cencelli giunto all’ennesima ristampa. Lo chiedono ai Catilina alle prese con un rimpasto che non si chiude mai e che non sappiamo se darà vita a un esecutivo più fattivo del precedente e credibile nella sua composizione, ai Catilina affaccendati nei riti d’apparato e delle correnti francamente inaccettabili, indifferenti e insensibili, nei fatti, ai mille drammi della Sicilia.

Ciò che appare, a parte l’irresponsabile stallo che rimpasto e composizione delle liste per le europee hanno provocato nell’attività di governo e parlamentare, è una palese inadeguatezza della classe politica regionale. Fatte salve le dovute e non poche eccezioni e al netto delle degenerazioni per la commissione di reati gravi di cui si sono macchiati negli anni numerosi politicanti di qualunque colore e appartenenza, ci troviamo di fronte ad approssimazione, arretratezza, pochezza culturale, assenza di spessore in buona parte dei politici siciliani. La maggioranza di loro manca di una visione lunga, di un senso profondo delle istituzioni, della capacità di guardare lontano e in alto sapendo percorrere, al contempo, le strade polverose del quotidiano calpestate da cittadini, in particolare i giovani, sfiduciati, sofferenti, molti dei quali alle prese giornalmente con la sfida della sopravvivenza.

Ormai siamo agli scontri personali, ai veleni, alle fazioni. Contrasti tra organi di partito e gruppi parlamentari, che a loro volta si spaccano, tra vertici regionali e nazionali, imboscate con morti e feriti, politicamente parlando, più a causa del fuoco amico che degli avversari, di chi prima era amico ed è diventato avversario e viceversa. Non solo, s’è scatenata pure un’incredibile lotta per chi meglio rappresenta la vera antimafia o i diritti dei deboli e degli indifesi, come assessore o candidato alle europee, rendendo impossibile per questa martoriata terra, ancora una volta, la normalità, il riconoscimento dell’impegno costante contro ogni mafia e per la solidarietà di moltissimi uomini e donne che non godono di alcun palcoscenico e che, per loro fortuna, non hanno vissuto il dolore immenso della perdita di un congiunto per mano assassina mafiosa.

Pare, come una maledizione, che sappiamo creare solo mostri, in negativo o in positivo che sia. In questo modo celebriamo la morte della speranza tra le macerie della politica. Se muore la politica muore la democrazia, alimentando un pericoloso populismo, se muore la speranza muore l’anima. Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci. Occorre restituire alla politica dignità, concretezza, cuore, com-passione. Dare spazio ai temi legati alla vita delle persone, famiglie ed imprese, ai progetti, ai programmi, alla lotta alla mafia dentro le cose da fare e non unicamente alle denunce. Invochiamo a gran voce una politica slegata dalla logica dello scontro perenne al fine di conquistare posizioni per sé e per il proprio recinto. Una politica mossa esclusivamente dall’amore per il bene comune. E’ dovere di chi governa, di chi è nelle istituzioni e dei partiti, un dovere morale prima che costituzionale, che attiene alle coscienze.


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