Palermo bagnato | Palermo fortunato - Live Sicilia

Palermo bagnato | Palermo fortunato

“Sposa bagnata, sposa fortunata”, recita un vecchio adagio di saggezza popolare, che si può adattare perfettamente alla situazione del nostro Palermo, costretto, chissà per quali castighi soprannaturali, a giocare nel suo stadio solo in condizioni atmosferiche avverse.

Il processo ai rosanero
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PALERMO – “Sposa bagnata, sposa fortunata”, recita un vecchio adagio di saggezza popolare, che si può adattare perfettamente alla situazione del nostro Palermo, costretto, chissà per quali castighi soprannaturali, a giocare nel suo stadio solo in condizioni atmosferiche avverse. Spesso al freddo e al vento e, alla faccia della primavera inoltrata, sempre sotto la pioggia. E siccome niente e nessuno, neanche questa pioggia petulante e accidiosa è riuscita a fermarlo, viva la pioggia e ben venga il detto: Palermo bagnato, Palermo fortunato.

Ieri era un giovedì strano, inedito e inusuale circa gli appuntamenti dei tifosi con il loro stadio. Ricordo solo qualche giovedì di Coppa Uefa – allora si chiamava così l’attuale Europa League – erano i tempi di Guidolin, e poi più niente del genere. Poi si è giocato quasi sempre di domenica per nove campionati, e attualmente sempre di sabato, salvo rari anticipi o posticipi, un paio di volte di venerdì ed altrettante di lunedì. Insomma, la serie B è davvero un pianeta a sé e per riuscire ad adattarvisi bisogna saperla prendere per il suo verso, come dire che ci vuole uno che se ne intende, che la conosce bene e da vicino, com’è appunto mister Iachini che di campionati di B ne ha vinti già tre e si appresta a vincerne un quarto.

Viva la serie B (ma solo di passaggio) e viva Beppe Iachini, che ci sta facendo vivere una favola bellissima, che ci ripaga ampiamente di tutte le delusioni della passata stagione. Ma dicevo della pioggia che non molla la presa (pare che dica: “Il Palermo è mio e lo voglio bagnato”), che aspetta giorni, talora settimane per riaffacciarsi giusto quando al “Barbera” c’è la partita. Con le sue (inevitabili) conseguenze, prima delle quali quella dell’affluenza allo stadio, anche ieri condizionata dal maltempo (solo tredicimila i presenti) ma solo in termini numerici, perché la passione e il calore dei tifosi non ne risente affatto. Ieri era già festa in curva Nord ad un’ora dall’inizio, tutta imbandierata com’era e da un angolo all’altro, con i tifosi che cantavano in coro. “Palermo è forte e vincerà” e “Noi vogliamo la serie A”.

Stavolta non c’è stato bisogno delle sollecitazioni del buon Massimo Minutella, il tifo, i cori, gli inni sgorgavano spontaneamente, nascevano in curva Nord e presto si diffondevano per tutto lo stadio. Tribuna centrale compresa, anche se per quest’ultima c’è voluta l’insistenza mirata di Minutella che l’ha spronata, quasi… minacciata ritmando questa frase. “E voi-della-tribuna-centrale volete-essere-da meno?…Fatevi sentire? ”. In verità Minutella era stato già bravo perché, come prima di ogni partita, aveva un asso nella manica, ieri aveva Marcello Mordino, attore palermitano nelle cui vene scorre sicuramente sangue rosanero. Mordino che, oltre alla bravura, ha una dote innata che è la simpatia, ha subito fatto gli auguri di Pasqua e poi ha detto e ripetuto: “Settantotto”. Richiesto del perché, ha spiegato: “Nel ’78 è cominciata la mia carriera di attore televisivo, con Ferruccio Barbera, per il quale chiedo un caldo applauso!”. Il pubblico ha risposto levandosi in piedi, in ricordo del bravo Ferruccio e, con lui, del suo grande papà, Renzo: “Cui lo stadio è intitolato”, ha sottolineato Minutella. E qui l’applauso è stato ancora più forte, subito seguito dall’inno rosanero di Alamia e Sperandeo, che da quando è stato adottato come tale in ogni prepartita casalinga, il Palermo non sbaglia un colpo.

Questa, dunque, era l’atmosfera al “Barbera” prima che le squadre entrassero in campo, il cielo era torvo e soffiava una tramontana tagliente che, infilandosi fra giacconi e palandrane, ci faceva tremare dal freddo. Eppure la festa non ne risentiva per nulla, il tifo non aveva tregua, la curva Nord cantava già da un’ora i suoi inni della vittoria quando capitan Barreto, alla guida dei suoi compagni, finalmente faceva il suo ingresso sul terreno di gioco. E si vedeva subito che il Palermo aveva fretta e voglia di risolvere l’ennesima pratica, come fa senza interruzioni al Barbera da cinque giornate (in trasferta addirittura da nove) , perché il suo pressing era forsennato, l’intesa Vazquez-Dybala subito in bella mostra e quando questi due sono in giornata è come facessero un annuncio buono per tutti, questo : “Cari avversari, rassegnatevi, non avrete scampo”. Tra il 5’ e il 28’ le palle gol più evidenti, a cominciare da un fraseggio Dybala-Vazquez, culminato con un gran sinistro in mezza rovesciata di quest’ultimo, che Pigliacelli deviava con un volo plastico; seguita al 21’ da un’azione travolgente Dybala, Vazquez,Stevanovic che s’incuneava nell’area piccola e lasciava partire un fendente di destro che sfiorava il palo alla sinistra di Pigliacelli; per giungere al 28’, minuto fatale per la Reggina, quando scheggiava sulla sinistra Lazaar che lasciava partire uno dei suoi cross radenti che trovavano sotto rete Bolzoni, pronto a spedire in rete: un rimpallo smorzava quella palla, la faceva restare lì, davanti alla porta reggina, e lì si avventava come un falco Dybala che la schiaffava sotto la traversa. 1-0 per il Palermo e tutto lo stadio impazzito di gioia con le bandierine della curva Nord che sembravano il doppio, il triplo di quante erano veramente. Per precisione di cronaca, però, devo annotare che al 24’ la Reggina avrebbe anche meritato di passare lei in vantaggio perché il suo capitano e leader Barillà indovinava un assist geniale per Sbaffo, liberato solo davanti a Sorrentino. Pareva gol fatto. Per tutti ma non per il nostro grande portiere che gli si precipitava addosso e respingeva di corpo. Ci pensava poi Vitiello a liberare in angolo.

Qui si spegneva anche la verve della Reggina che sarà pure penultima in classifica ma che è capace di buone trame e, soprattutto, di quella grinta senza la quale non c’è salvezza possibile. La ripresa era tutta un’altra storia, il Palermo si limitava a gestire il vantaggio e la Reggina che ci provava, anche con l’innesto dell’ex Di Michele, senza risultato alcuno. Anzi era il Palermo a sfiorare almeno altre due palle gol, la prima con Pisano (che al 21’ aveva rilevato Stevanovic) che si era fatto trovare pronto sull’ennesimo cross di Lazaar ma il suo colpo di testa aveva sfiorato il palo e al 41’ quando, al termine di una bellissima intesa fra Vazquez, Lazaar, cross arretrato di quest’ultimo e gran destro in corsa di Barreto, cui Pigliacelli (senz’altro il migliore dei suoi) opponeva i pugni deviando in angolo. Finiva che era una festa ancora più bella di come era iniziata, con tutta la squadra, guidata anche ora dal suo allenatore, sotto la curva a cantare ( e a saltare) con i tifosi l’inevitabile “ Chi non salta è catanese”. E per chiudere le puntute parole di Gagliardi, uno che notoriamente non ha peli sulla lingua, il quale, dopo aver riconosciuto i meriti del Palermo, si augurava che “… Anche le altre squadre faranno il loro dovere impegnandosi contro le nostre avversarie dirette come ha fatto il Palermo oggi con noi… “.

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