"Catania, alzati e rivestiti| di luce e di giustizia" - Live Sicilia

“Catania, alzati e rivestiti| di luce e di giustizia”

Le parole pronunciate in Piazza Duomo da Papa Giovanni Paolo II il 4 novembre 1994 sono portatrici di "speranza". E rileggendole non sembrano, anche per i protagonisti citati, trascorsi vent'anni da quello storico giorno.

Il discorso alla città
di
5 min di lettura

Illustri Autorità civili e religiose,
Fratelli e Sorelle di Catania!

Ringrazio anzitutto Dio, perché i passi del mio ministero a servizio del Vangelo mi conducono, oggi, nuovamente in Sicilia, a circa sei mesi di distanza dall’episodio che mi ha impedito allora di visitarvi. Per la prima volta mi trovo in questa vostra amata Città, per la prima volta da Papa, cari cittadini di Catania. Vi saluto con affetto e vi ringrazio per la cordiale accoglienza.

Saluto il Signor Sindaco, On. Enzo Bianco, al quale va l’espressione della mia gratitudine per il nobile indirizzo che mi ha rivolto a nome di tutti. E gratitudine grande esprimo anche al Signor Ministro Antonio Guidi, che mi ha recato il saluto del Governo italiano con delle parole profondamente commoventi. Rivolgo pure un pensiero deferente alle Autorità civili e militari qui presenti, riconoscente per quanto è stato fatto in preparazione della visita. Saluto il Pastore della diocesi di Catania, Mons. Luigi Bommarito e il Cardinale Pappalardo di Palermo e i Vescovi della Sicilia, i quali, con la loro presenza, sottolineano i buoni rapporti esistenti tra Comunità ecclesiale e civile in questa vostra Isola.

Saluto, infine, tutti gli abitanti di questo singolare territorio, che si distende tra il mare aperto e la maestosa montagna dell’Etna. So bene quanto voi, Fratelli e Sorelle di Catania, amate questa terra, legati ad essa da vincoli tenaci di filiale appartenenza.

Vengo innanzitutto per confermare nella fede voi, cristiani della Città etnea. Vengo per annunciarvi nuovamente il Vangelo, messaggio di salvezza e di speranza, e, al tempo stesso, per ricevere il dono della testimonianza della vostra fede, secondo lo spirito che muoveva l’apostolo Paolo nei suoi viaggi apostolici.

Ogni Visita pastorale del Papa è un pellegrinaggio a quel tempio vivente dello Spirito di Cristo che è ciascuna Chiesa particolare, raccolta attorno al suo Vescovo.

Ma il mio pensiero si allarga all’intera vostra Comunità cittadina, che sperimenta il difficile e faticoso cammino della crescita morale e sociale, desiderosa di trovare una nuova armonia, lasciandosi alle spalle le forme di sopraffazione e corruzione esercitate da alcuni a danno dei molti. A tutti e a ciascuno rivolgo fin d’ora, con il saluto, l’augurio più fervido di riuscire in questa impresa. Voglia il Signore concedere alla vostra Città saggezza e coraggio per proseguire e rafforzare l’impegno per la giustizia che già avete intrapreso con decisione. E questo coraggio non è mai mancato nella storia, come ci ha detto il vostro Sindaco.

Fratelli e Sorelle carissimi! Eccomi fra voi per annunciarvi la speranza. Voi avvertite i forti segnali di risveglio e di riscatto che da tante parti si manifestano, e siete ben decisi a dar nuovo impulso ai mutamenti morali e sociali, che appaiono sempre più necessari e indilazionabili. I tempi urgono e non concedono spazio all’attesa inerte, alla mediocrità timorosa. Nel presente momento storico, non ci può essere posto per la pusillanimità o l’inerzia. Esse, infatti, non sarebbero segno di saggezza o di ponderazione, ma piuttosto di colpevole omissione.

Troppe volte e da troppo tempo i figli di questa Comunità hanno subìto l’umiliazione di essere additati come abitanti di una Città degradata e violenta, dominata dalla criminalità, rassegnata e resa invivibile.

Alcuni forse hanno pensato di lasciare questo territorio, divenuto per loro ostile, e si sono diretti altrove, in cerca di lavoro e di serenità. Può una Comunità come quella di Catania sopportare ancora una tale immagine gravosa ed avvilente?

All’inizio della mia permanenza tra voi, in questa tappa significativa della grande preghiera per l’Italia e con l’Italia, vorrei farmi interprete dei vostri sentimenti, rivolgendomi a Dio con le parole del Salmo: “Ascolta la nostra preghiera, porgi l’orecchio alle parole della nostra bocca; perché contro di noi sono insorti gli arroganti, e i prepotenti insidiano la nostra vita; davanti a sé non pongono Dio” (cf. Sal 54, 5).

La Chiesa che da secoli vive su queste sponde, alle falde dell’Etna, crede in Dio, ha accolto il suo Figlio, si sente messaggera di Cristo. Memore dell’approdo dell’apostolo Paolo sulle proprie coste, essa sente il dovere di parlare, anzi di gridare a quanti abitano nella Città: Catania, alzati e rivestiti di luce e di giustizia (cf. Is 60, 1)!

Nel nome di Cristo, chiedo a tutti voi di accogliere l’annuncio sempre nuovo del Vangelo, perché siate ritemprati nella fede. A tutti dico: state in piedi, concittadini della martire Agata, sappiate vincere il male con il bene! Colui che ha sconfitto il peccato e la morte è con voi!

Siate voi, giovani, i primi messaggeri di questo nuovo cammino di riscatto. Sappiate proclamare con la vostra vita la fiducia e la speranza che portate nel cuore. Testimoniate che veramente “Dio fa nuove tutte le cose” (cf. Ap 21, 5).

Cittadini di Catania, lasciatevi guidare dall’esempio dei vostri Santi, quelli più antichi e quelli più recenti. In essi potete trovare modelli perennemente validi di un’autentica riforma morale e sociale.

Sappiate leggere i segni provvidenziali della vostra storia religiosa, a cominciare dalla rifondazione della Comunità cristiana e della diocesi, avvenuta nove secoli or sono. Quest’evento così importante voi l’avete commemorato con grande partecipazione ed entusiasmo. In esso avete ravvisato un monito ed un incitamento per “promuovere con generoso fervore una nuova fioritura di vita cristiana” (Lettera per il 900 anniversario della ricostituzione della diocesi).

Confidate nella Vergine Maria. È Lei che “è presente in mezzo alla Chiesa pellegrina mediante la fede e quale modello della speranza che non delude” (Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, 42). Di questa speranza, che va oltre ogni umano desiderio, Maria parla proprio a voi mediante gli stessi Santuari a voi cari: dalla Vergine delle Grazie alla Madonna di Mompileri.

Maria è voce di coraggio e di fierezza: vi spronerà. È mano di Madre amorevole: vi sosterrà.

E vorrei, ancor prima di arrivare alle parole conclusive, salutare in modo speciale tutte le famiglie di Catania e della Sicilia. Alludendo a tutto quello che ha detto il Signor Ministro, ma alludendo anche alle tante esperienze di questo anno che è stato l’Anno della Famiglia nella Chiesa e nel mondo, saluto tutte le famiglie di Catania e della Sicilia con cuore aperto e vi invito ad essere sempre al centro della Chiesa che è vostra. Perché voi siete la Chiesa, la Chiesa domestica, la ecclesiola.

Possa accompagnarvi sempre anche la mia benedizione, che imparto di cuore su tutti voi presenti, sui vostri cari, in modo speciale sulle famiglie, sui bambini, sugli anziani e su coloro che soffrono.


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