Crocetta cambia idea | sui termovalorizzatori - Live Sicilia

Crocetta cambia idea | sui termovalorizzatori

Il 16 aprile, all'Ars, il presidente della Regione aveva accusato l'ex assessore Marino di volere chiudere il contenzioso sui rifiuti: "Noi transazioni non ne facciamo". Dodici giorni dopo, la giunta ha dato mandato al proprio avvocato, l'ex assessore Pier Carmelo Russo, di "acquisire ipotesi conciliative".

PALERMO – Un giorno vai in Aula a dire un “no” secco. Dodici giorni dopo metti la firma sulla decisione opposta. Sui termovalorizzatori Rosario Crocetta ha cambiato idea rispetto alla seduta dell’Ars durante la quale ha presentato il nuovo governo: “Sui termovalorizzatori – ha detto il 16 aprile in Aula il presidente della Regione – ho avuto un solo dissenso con l’assessore Marino quando il nostro avvocato ha proposto una transazione per la Falck e il sottoscritto è saltato dalla sedia”. A quel punto, Crocetta ha spiegato al Parlamento quale fosse la sua linea. Netta. Irremovibile: “Noi transazioni sui termovalorizzatori non ne facciamo”.
Dev’essere cambiato qualcosa, nel periodo successivo. Perché pochi giorni dopo avere attaccato duramente Nicolò Marino sui termovalorizzatori – e dopo avere incassato la replica dell’interessato, che ha immediatamente specificato di “non avere mai proposto transazione alcuna” – Rosario Crocetta ha riunito la nuova giunta. Per discutere vari punti, ma uno in particolare: il mandato, affidato all’ex assessore e oggi avvocato Pier Carmelo Russo, di “acquisire, ove eventualmente formulate, ipotesi conciliative di controparte, che saranno oggetto di separata valutazione”. Era il 28 aprile. Dall’intervento in Aula non erano ancora passate due settimane.
La storia del contenzioso sui termovalorizzatori è lunga e complessa. Inizia nel 2002, quando il presidente della Regione e commissario per l’Emergenza rifiuti Totò Cuffaro emana un bando per l’affidamento ventennale della termovalorizzazione. L’anno successivo, Cuffaro firma una convenzione con i quattro vincitori: Sicilpower, Palermo Energia Ambiente, Tifeo Energia Ambiente e Platani Energia Ambiente. Nel 2007, però, la Corte di giustizia dell’Unione europea dice che il bando non va bene: i documenti, infatti, non sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale europea. Due anni dopo, quando il presidente della Regione è Raffaele Lombardo, viene stipulato un accordo con le quattro aziende: l’intesa prevede un nuovo bando e un risarcimento per le quattro aziende originarie da parte del nuovo vincitore.
Qui, secondo la Regione, ci sarebbe la prima anomalia. L’accordo con il quale Palazzo d’Orléans si impegna a far partire una nuova gara porta la data del 28 aprile 2009, ma il bando è stato inviato alla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea il 27 aprile. Il giorno prima. Comunque sia, si apre da un lato uno scontro davanti al Tar per contestare l’annullamento del bando del 2002 e dall’altro un contenzioso civile. Il primo ha portato a una sentenza di primo grado che ha ipotizzato “accordi illeciti” per generare un “meccanismo anticoncorrenziale” e a una pronuncia del Cga che ha dato ragione alla Regione e ha trasmesso gli atti alla Procura di Palermo. Il contenzioso civile, invece, è ancora aperto.
È per quest’ultimo che la Regione ha dato mandato a Pier Carmelo Russo. I contenziosi, in realtà, sono due: Sicilpower si è rivolta al tribunale di Palermo, le altre tre a quello di Milano. La strategia della Regione, in realtà, punta a chiudere la partita: in prima battuta Palazzo d’Orléans sostiene che della questione, al limite, debba essere investita la presidenza del Consiglio dei ministri, perché Cuffaro firmò quegli atti nelle vesti di commissario per l’Emergenza rifiuti delegato appunto da Palazzo Chigi. In seconda battuta l’ipotesi è che il contratto sia nullo per violazione del diritto comunitario: “Altrimenti – sostengono alla Regione – si dovrebbe aprire una procedura di infrazione contro l’Italia, perché gli impianti previsti avevano emissioni di gas superiori alle norme comunitarie”. In ultima analisi, però, c’è appunto la transazione. Sulla quale, in realtà, a Palazzo d’Orléans frenano: “Andiamo solo ad ascoltare”. Ma con una linea decisamente meno irremovibile rispetto a quel “noi transazioni non ne facciamo”.

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