Tiene Grillo ma vince il Pd | Micciché supera Cascio - Live Sicilia

Tiene Grillo ma vince il Pd | Micciché supera Cascio

In città i grillini ottengono un risultato migliore rispetto al resto dell'Isola. L'ex sottosegretario batte l'alfaniano nella disputa delle preferenze.

Europee, I risultati a Palermo
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PALERMO – Sei palermitani su dieci hanno detto no a Bruxelles, decidendo di non recarsi alle urne. Sono loro la maggioranza assoluta di questa tornata elettorale. Chiunque si accinga a vestire i panni del vincitore, dovrà fare i conti con la pancia di Palermo ed i suoi borbottii. Ci sarà tempo e modo per parlarne. Per due terzi, poi, la “minoranza” panormita che ha votato è situata nell’area di centrosinistra. E’ un dato che si ottiene aggregando i dati del Pd, dell’Altra Europa Tsipras, del Movimento Cinque Stelle e di quel che rimane di Italia dei valori e dei Verdi. A Palermo il Pd è meno forte che nel resto del Paese e ferma le lancette del consenso al 34.27 per cento. Chi sono i candidati più votati? La parte del leone tocca a Caterina Chinnici che con oltre 24 mila preferenze rispedisce al mittente il bollo d’infamia (l’aver partecipato alla compagine del governo di Raffaele Lombardo) inviatole dal presidente Rosario Crocetta. Dietro il magistrato, nella lista delle preferenze Pd a Palermo si piazzano Giovanni Fiandaca (14.455 voti), Marco Zambuto (6017 voti), Renato Soru (6323 voti) e Michela Stancheris (5782).

Palermo si conferma roccaforte del “grillismo”. In città le truppe pentastellate superano di un pelo il 29 per cento dei consensi. Come da previsione della vigilia, il più votato è Ignazio Corrao con oltre diecimila elettori a sceglierlo.

Prima domanda: che fine hanno fatto le gloriose armate di centrodestra che, in tempi di seconda Repubblica, hanno dominato e stravinto per quasi un ventennio? Mistero. Toccherà agli analisti del voto esplicitare nei prossimi giorni la dinamica dei flussi elettorali. Ma in quella casa diroccata si giocava una partita che merita un capitolo a parte: la sfida fratricida tra Gianfranco Miccichè e Francesco Cascio. Il derby tra i due ex leader del Pdl è stravinta dall’ex sottosegretario. Gemelli diversi, Cascio e Miccichè non si sono mai amati o stimati. In questa tornata elettorale, si sono finalmente presentati su fronti opposti, ma non troppo. Miccichè di nuovo alla guida di Forza Italia, Cascio sotto le bandiere del Nuovo centrodestra di Alfano, alleato in questa contesa, con quel che resta delle armate Udc. Vecchie ruggini e veti incrociati hanno segnato la storia di questo rapporto. L’ultimo affronto è datato maggio 2013, quando Miccichè sfilò dalle mani di Cascio l’ultima poltrona disponibile da sottosegretario di Stato. Una vendetta in piena regola: Miccichè non ha mai dimenticato quanto dura sia stata l’opposizione dei maggiorenti del Pdl a una sua candidatura alla Presidenza della Regione. Correva l’anno 2001 e alla fine la spuntò Cuffaro. Nome, quello dell’ex presidente della Regione ora in carcere a Rebibbia per un reato connesso a fatti di mafia, che ricorre nella storia politica di Francesco Cascio. Insieme, Cuffaro e Cascio, facevano parte della leggendaria sestina della sinistra democristiana che, alle elezioni comunali di Palermo del 1985, celebrò l’alleanza tra la corrente di Lillo Mannino e gli “eredi” del Senatore Cerami. Cascio debuttò così in politica a 21 anni come consigliere comunale nel capoluogo siciliano. Altra ruggine tra Cascio e Miccichè verrà accumulata, quando l’ex manager di Publitalia deciderà di lasciare il Pdl, creando Grande Sud e decidendo di correre per Palazzo d’Orleans contro il candidato lealista Nello Musumeci. L’elezione di Rosario Crocetta passerà anche da quello strappo, con quella sorta di desistenza impropria celebrata dalle cronache come il patto della “crocchè”, crasi tra Crocetta e Miccichè. Ma al prode Gianfranco tutto verrà perdonato dal Cavaliere. Emozioni difficili da digerire per chi come Cascio, s’era professato lealista fino al midollo, prima di seguire Angelino Alfano nella nuova avventura targata Ncd.

Unico arbitro legittimato a giudicare sono gli elettori. Che questa volta, nell’ormai ristretto ambito del centrodestra, danno ragione a Miccichè. Così, evitando il default nel perimetro di Palermo, Forza Italia raccoglie il 19.42 per cento dei consensi, mentre l’ex sottosegretario può contare sulla fiducia di oltre 7.353 elettori, seguito a ruota dall’ex manager della sanità e parlamentare europeo in carica Salvatore Iacolino. Il partito di Angelino Alfano, collegato all’Udc di Cesa e Casini non va oltre un modesto 5.57 per cento. L’ex presidente dell’Ars Cascio fa il pieno di voti, con poco più di 5.000 consensi. Non bastano per vincere la personale sfida con Miccichè. In casa Ncd-Udc c’è da segnalare i flop dell’assessore regionale in carica Patrizia Valenti (soltanto 1.531 voti) e del segretario regionale dello scudocrociato, Giovanni Pistorio (1.020 consensi). Sono infine 1.734 i palermitani che, non si sa in base a quale alchimia, hanno scelto di votare per la Lega di Matteo Salvini. In 48 hanno scelto di votare per la leghista più a sud d’Italia, l’ex sindaco di Lampedusa, Angela Maraventano. Come omaggio alla politica degli anni Ottanta vanno letti i 204 voti di Francesco Attaguile nella lista Scelta europea, mentre va segnalata l’ottima perfomance nella lista Tsipras di Mario Cicero, l’ex sindaco di Castelbuono, passato alla storia per avere reclutato somarelli per la raccolta rifiuti.

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