Vincono Leanza e i nomi |rimasti fuori dalla rissa - Live Sicilia

Vincono Leanza e i nomi |rimasti fuori dalla rissa

L'exploit della candidata di Articolo 4 mette le ali al Pd. Le faide non premiano le correnti

PALERMO – Sabato sera, mentre Ramos non aveva ancora gelato i sogni di Champions del Cholo, Lino Leanza si sbilanciava: “Noi ci siamo”. E la frase non aveva il sapore dell’auspicio, ma della quasi certezza. “Michela Giuffrida sarà la sorpresa di queste Europee: abbiamo fatto una campagna elettorale bellissima”, affermava il leader di Articolo 4 con il tono della certezza. E i numeri gli hanno dato clamorosamente ragione. Perché nella nettissima vittoria del Pd di Matteo Renzi in Sicilia, dagli elettori è arrivato un segnale che appare chiarissimo: la punizione dei litigiosi capicorrente a vantaggio dei candidati rimasti fuori dalla rissa.

Basta scorrere la classifica delle preferenze dei democratici per vederlo nitidamente. La faida senza fine del partito siciliano non premia. La lista vola, grazie a Renzi, ma gli alfieri delle correnti restano al palo. Non è un caso che per la prima volta stravinca un sardo, Renato Soru, che fa il pieno anche in Sicilia. Dalle parti dell’ex governatore sardo si sono rifugiati tanti elettori democratici sconfortati dallo spettacolo indecente offerto dai dirigenti siciliani del partito. Buona seconda Caterina Chinnici, capolista che ha scelto di non farsi trascinare nella polemica, malgrado i tentativi di Rosario Crocetta. Fuori dalla rissa, la Chinnici ha staccato gli altri candidati siciliani, pescando trasversalmente fra le correnti. E poi c’è il caso Leanza. Il risultato di Michela Giuffrida è incredibile. A conti fatti, se il Pd nella circoscrizione Isole stacca i 5 Stelle, grande parte del merito è del patto con Articolo 4, che ha portato in dote ai democratici quasi centomila preferenze, un’enormità. La candidata “esterna” ha stracciato le punte di diamante dei capicorrente. Staccando Giovanni Fiandaca – su cui tanto avevano scommesso i “cuperliani” -, che pure fa un buon risultato, ma non sufficiente. E soprattutto battendo nettamente Michela Stancheris. Non è bastato lo sforzo dell’apparato di palazzo, lo schieramento in forze di boiardi, pezzi grossi della sanità, vertici del sottogoverno. Non sono bastati i comizi di Crocetta e gli sforzi di Lumia e Cardinale. La candidata governativa è uscita nettamente sconfitta dal responso delle urne, un dato politico incontrovertibile. Così come non hanno brillato i candidati degli altri capicorrente, da Marco Zambuto sostenuto da Davide Faraone, a Giovanni Barbagallo, candidato di Giuseppe Lupo.

Insomma, il Pd vince, ma non il suo apparato. E in una giornata magica per i democratici, con un risultato storico a livello nazionale, il partito siciliano farebbe bene a far tesoro dei buoni consigli dei suoi elettori, archiviando le polemiche e rimboccandosi le maniche per governare. Sintonizzandosi una volta e per tutte sulle vincenti frequenze romane.

 


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