"L'Europa davanti a queste bare |deve scegliere, e deve farlo oggi" - Live Sicilia

“L’Europa davanti a queste bare |deve scegliere, e deve farlo oggi”

Parole forti quelle pronunciate dal sindaco Enzo Bianco al cortile Platamone. LA GALLERY

 

I funerali delle 17 vittime del mare
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4 min di lettura

La targhetta del corpo non identificato n.17

CATANIA – Una cronista ha il compito di raccontare i fatti. Magari senza intrufolarsi tra le parole, ma oggi entrare “nel pezzo” è quasi un dovere. Perché anche se con una penna e una macchina fotografica in mano davanti a diciassette bare allineate non si può rimanere indifferenti: le coscienze devono scuotersi.

 

Il sindaco Bianco durante il suo intervento

E il sindaco Bianco dalla corte di Palazzo Platamone ha lanciato un grido chiaro e preciso: “L’Europa davanti a queste bare deve scegliere, e deve farlo oggi, se seppellire con loro anche la nostra coscienza di uomini civilizzati ”. Fantasmi alcuni, senza nome. Una piccola bimba il cui corpo è racchiuso in un feretro bianco porta il numero 17. Gli occhi restano su quei fiori che il vento muove e fa cadere. Durante la funzione c’è chi li rimette in ordine e torna al suo posto. Flash e obiettivi a immortalare quelle casse di legno. Le voci delle autorità, in alcuni momenti, stonano davanti ad un dolore così atroce. Ma ci sono poi quelle che spaccano i timpani e sembrano invocazioni di un popolo. Molti portano gli occhiali da sole per trincerare il tormento.

Le bare schierate

Questo rito, oggi, non diventi semplice “passerella”. Questa sembra anche la volontà di Enzo Bianco che, davanti a “quest’ondata di orrore”, chiede ancora una volta all’Europa di rompere “l’assordante silenzio di fronte a questa colossale catastrofe umanitaria”. Altre 800 mila persone sono pronte ad attraversare il mediterraneo, mare che si è trasformato in un cimitero umano. E le lacrime scendono, così come i singhiozzi soffocati. Alla Corte del cortile Platamone non manca nessuno. Gli stessi volti che fanno parte di quella grande macchina dell’accoglienza di Catania: protezione civile, misericordia, croce rossa, 118, le associazioni di volontariato e le comunità d’accoglienza.

Le autorità civili e militari presenti ai funerali

Le autorità sono tutte schierate. Il procuratore Giovanni Salvi che il 10 agosto scorso disse, senza mezzi termini, che gli inquirenti avevano la responsabilità anche umana di assicurare alla giustizia chi ha trasformato in un business illecito la disperazione degli esseri umani. Una promessa che, con il supporto di Finanza, Carabinieri e Polizia, Salvi cerca di portare a compimento dopo ogni sbarco, anche con il lavoro dei magistrati della Dda. Il comandante Alessandro Casarsa dell’Arma, il comandante Roberto Manna delle Fiamme Gialle, il questore Salvatore Longo e Michele Maltese della Capitaneria di Porto hanno partecipato ai funerali multireligiosi organizzati dal Comune.

Un momento della preghiera musulmana

Catania senza confini religiosi ed etnici. Anche se solo per un’ora. E le parole dell’Arcivescovo metropolita Salvatore Gristina vogliono evocare questa assenza di barriere, perché il dolore unisce. E di fronte alla morte forse bisogna cambiare passo partendo dalle piccole cose. “Dobbiamo andare – ha osservato il vescovo Gristina – alla radice profonda dei nostri gesti, della nostra umanità”. Il presidente della comunità islamica di Sicilia ed Imam di Catania, Keith Abdelhafid, ha invitato tutti i presenti a pregare per questi “morti nel mare che sono una spina nel cuore. Ed era giunto il momento – dichiara – di assistere a un funerale dignitoso per queste persone che non hanno trovato dignità da vivi”. C’erano anche i rappresentanti religiosi della comunità copta oggi davanti alle bare: 12 donne, due bimbe e 3 uomini.

E se è vero che esistono “scafisti senza scrupoli” dietro questa mattanza umana ci sono anche responsabilità politiche e istituzionali. E il presidente della Caritas, don Piero Galvano, ha gridato una verità che non può più essere sepolta: “L’Europa allora la smetta di lucrare sull’immigrazione”.

Migrazioni, come il titolo della poesia del nigeriano Wole Soyinka, di cui Bianco ha citato il verso “Il domani viene e va, giorni da relitti di spiaggia” per descrivere la ricerca di speranza di quei migranti che “solo i poeti, come Soyinka – dice il sindaco – hanno il cuore di narrare”.

Conchiglie di ciprea, coralli, scogliere di gesso
Tutti una cosa sola al margine degli elementi.
Banchi di sabbia seguono i miei passi.
Banchi di sabbia di deserto, di sindoni incise dal fondo marino,
poiché alcuni se ne sono andati così,
prima di ricevere una risposta
–  Ci sarà il sole?
– O la pioggia ?
Siamo approdati nella baia dei sogni.

Diciassette sognatori il 12 maggio non hanno avuto però nemmeno il tempo di approdare in Sicilia, trasformata in una nuova Terra Promessa.

 


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