A chi ha preso voti il Pd? | I numeri dicono che... - Live Sicilia

A chi ha preso voti il Pd? | I numeri dicono che…

L'analisi del voto siciliano, con le differenze di comportamento tra gli elettori di Palermo e quelli di Catania. Ecco cosa è successo in Sicilia.

L'analisi delle elezioni
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2 min di lettura

Fioriscono in questi giorni analisi compiute da centri di ricerca specializzati sui cosiddetti flussi elettorali, gli spostamenti di consensi cioè, operati dagli elettori, da una elezione nazionale all’altra. Tra le ipotesi più autorevoli, quelle dell’Istituto Cattaneo di Bologna che ci offre dati interessanti per quanto riguarda Palermo e Catania. Proviamo a riassumerli. A Palermo si è registrato intanto un tasso di fedeltà al Pd (elettori cioè che lo avevano in precedenza e ora hanno continuato a votarlo) pari al 67%. Un dato attendibile visto che quasi coincide con un’altra rilevazione (D’Alimonte) che lo stima al 71%. A Catania invece, il tasso di fedeltà al Pd è decisamente minore (49%). Vicino alla percentuale di fedeltà (45%) registrata a Palermo nei confronti del M5S.

Sempre a Palermo, il Pd “ruba” voti principalmente a Scelta civica (19%) e in quota minore al Popolo della Libertà (5%). Bassissima (3%) la quota di voti sottratta al M5S. La tendenza in parte si conferma e in parte si smentisce a Catania. E’ sempre Scelta civica a offrire voti al Pd (16%) ma soprattutto il M5S (22%). Giusto per un confronto sul piano nazionale è proprio a Catania che si è registrato il maggior afflusso dei voti grillini nei confronti del Pd. Il quale non ha goduto, se non in minima parte (1%), sia nella stessa Catania che a Palermo, del “pentimento” degli astenuti, sulla scia di un comportamento omogeneo che ha riguardato tutte le città componenti del campione.

Resta da spiegare la conversione del M5S a Catania. Mancanza di propri candidati locali con visibilità ovvero, al contrario, presenza nella lista del Pd di candidati non solo attraenti ma anche ben sostenuti da filiere relazionali radicate nel territorio (Leanza). Se così fosse, verrebbe a confermarsi la tesi, secondo la quale il voto al M5S non è più attribuito unicamente sotto forma di protesta, ma apprezza anche candidature ritenute “convenienti” negli altri partiti. Insomma, a voler pensar male, conosciamo oggi una forma di clientelismo “leggero” a cinque stelle.


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