Fra Prima e Seconda Repubblica |ricordando Alessandro Musco - Live Sicilia

Fra Prima e Seconda Repubblica |ricordando Alessandro Musco

Il prorettore Vito Ferro, il coordinatore di "S" Claudio Reale e l'ex assessore regionale Turi Lombardo durante la presentazione del volum

All'Officina di studi medievali la presentazione di "Muscodol", il volume con gli articoli del docente recentemente scomparso. Il prorettore Ferro: "Da lui dovremmo imparare a conciliare cultura e concretezza dell'attualità". Turi Lombardo: "Alla politica servirebbe un ricambio, uno choc. Ad esempio il commissariamento...".

La presentazione di Muscodol
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PALERMO – “Una mente brillante. Un’intelligenza intuitiva, acuta. Immediata. Lucida”. Il ricordo è quello di Alberto, figlio di Alessandro Musco, docente di Storia della Filosofia medievale scomparso lo scorso 5 marzo, che nella prefazione del libro dedicato al padre traccia un’immagine di ciò rappresentava per lui Sicilia. Ma non solo. Spazio anche al siciliano che l’ex consulente del presidente alla Regione Rino Nicolosi amava descrivere come “la persona che girando vorticosamente intorno a se stessa riesce a fregarsi da sola”.
“Muscodol”, questo il nome del volume, edito dal Gruppo Editoriale Novantacento, presentato oggi presso le Officine di Studi medievali, è una raccolta di articoli di Alessandro Musco pubblicati su “S” e su “Livesicilia.it”. Il racconto di due anni di un’Isola filtrato dalla lente pungente dell’ironia che contraddistingueva il professore dell’Università degli Studi di Palermo. E a ricordare la verve di Musco, insieme al coordinatore si “S” Claudio Reale che ha moderato il dibattito, l’ex assessore regionale Turi Lombardo e il prorettore Vito Ferro.
Uno spaccato della cronaca degli ultimi anni, dall’epilogo dell’epopea lombardiana ai primi giorni del governo Crocetta. A stilare una prima presentazione della raccolta Diego Ceccarelli, delle Officine degli Studi medievali. “Le medicine come quelle proposte da ‘Muscodol’ – inizia – sono sempre amare ma fanno bene. E forse questa era quella che ci voleva”.
A parlare delle difficoltà che incontra oggi la cultura e della differenziazione troppo forte che si fa tra campo umanistico e scientifico, il prorettore Vito Ferro. “Dopo aver sentito ministri della Repubblica dire che con la cultura non si mangia – afferma – non posso che affermare che espressioni simili siano dolorose. Oggi si fa un’eccessiva differenza tra percorso accademico e scientifico. Anche una mostra o la presentazione di un libro rappresentano un’occasione di trasferimento verso l’esterno dell’esperienza scientifica. Forse deve essere compiuto un percorso di valorizzazione e in questo, nella capacità di conciliare cultura e concretezza dell’attualità, Sandro Musco era un esempio illuminato”.
L’ex assessore regionale Turi Lombardo ha invece raccontato il suo rapporto con Musco sottolineando che “in questi articoli raccolti nel libro Sandro riesce a dire una quantità di cose veramente importanti, come era solito fare. Ma ciò che è pregevole è il modo in cui le dice. Perché se determinate affermazioni vengono fatte in maniera statica non vengono considerate, ma il modo in cui riesce a fare determinate accuse penetra in profondità”. “Ciò che contraddistingueva Sandro era un modo eccelso di dire qualunque cosa, anche la più pesante – continua Lombardo -. Quando affrontava un qualunque discorso non si faceva mai mancare proverbi, espressioni singolari che riuscivano a rendere piacevole anche gli argomenti più astrusi”.
Facendo un salto poi alla attuale politica, l’ex assessore ha sentenziato: “I peggiori della Prima Repubblica erano migliori dei migliori della Seconda Repubblica. E’ questa la vera degenerazione. Noi, però, non abbiamo preparato una nuova classe dirigente e questo è stato un grosso limite anche perché ciò che prima erano le seconde e terze file sono diventate le prime file. Questa colpa dobbiamo portarcela dietro”. La soluzione per Turi Lombardo è allora il commissariamento della Regione. “Serve un fatto traumatico – ha detto – che rimescoli la situazione e questo non può non essere che questa gente se ne vada a casa”.

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