Saro al contrattacco - Live Sicilia

Saro al contrattacco

La riforma della formazione e la guerra agli stipendi dorati dei burocrati dell'Ars sono le due battaglie scelte dal governatore per provare a uscire dall'angolo.

PALERMO – Rosario Crocetta prova a uscire dall’angolo. Dopo i giorni difficili in cui il governo si è impantanato prima e dopo la nascita del Crocetta-bis, il presidente della Regione prova a reagire alle oggettive difficoltà politiche riprendendo – o almeno tentando di riprendere – il filo del discorso “rivoluzionario” che caratterizzò mediaticamente la prima fase del suo governo. Lo fa proprio nei giorni in cui i suoi fedelissimi all’Ars si smarcano, ammazzando il Megafono in cerca di altri padrinaggi politici. Un “golpe”‘ ha detto stizzito Crocetta, mentre qualcun altro dal di fuori, come Antonello Cracolici, ha parlato di “topi che abbandonano la nave” prima che affondi.

Si è trattato dell’ennesimo segnale di disfatta per un governo che da mesi deve ingoiare rospi senza poter sbandierare vittorie, alle prese col fuoco amico di una maggioranza inesistente. Non è un caso che le parole più severe sull’ennesima rogna per Crocetta, ossia la vicenda dei ritardi nei pagamenti della formazione professionale, siano arrivate proprio da Fausto Raciti. Quando il governatore ha tentato, nel suo stile, di togliersi dai guai cercando un capro espiatorio a cui addossare le responsabilità del disastro (nella fattispecie i burocrati dell’assessorato), il segretario del Pd lo ha subito gelato parlando di “scaricabarile” e di responsabilità del governo.

Insomma, sempre più mollato dai partiti e dalle parti sociali, Crocetta torna alla strategia iniziale, cercando una sponda senza mediazioni nell’opinione pubblica, proprio come nei primi tempi della sua era a Palazzo d’Orleans. Per farlo, il governatore sceglie di puntare su due cavalli che potrebbero risultare vincenti da un punto di vista mediatico, quello della riforma della formazione, bubbone dei bubboni nel libro degli sprechi clientelari della Regione, e quello della lotta ai dorati stipendi del personale dell’Ars, che gode di privilegi fuori dal mondo sia rispetto agli altri regionali, sia rispetto a tutti gli altri dipendenti dei consigli regionali italiani.

I due temi si inseriscono nel più ampio discorso di lotta alla “manciugghia” tanto caro al governatore. E rispondono indubbiamente a un comune sentire dell’opinione pubblica. La riforma della formazione va aiutata con attenzione, ma contiene senz’altro elementi apprezzabili, che potrebbero davvero se realizzati contribuire a chiudere una stagione di folle spreco di denaro e di scellerato clientelismo. Non mancano le perplessità, come quella di affidare il sistema a enti che al momento rimangono avvolti in un fumo di incertezza, ossia i liberi consorzi, ma resta il fatto che una riforma, una vera riforma del sistema, è indubbiamente necessaria. Crocetta ha detto di voler andare avanti senza concedere troppo a bizantinismi e a meline. C’è da augurarsi che ciò accada davvero e non vada invece ad affollare l’ideale stanza degli annunci rimasti tali.

Più retorica forse, ma se possibile ancora più in sintonia con il comune sentire, è la battaglia sugli stipendi dell’Ars. Anche qui il governatore ha fatto la voce grossa e ha detto di non voler cedere. Anche qui, i suoi oppositori rischiano di cadere mani e piedi nella collaudata trappola di passare per paladini dello status quo.

Insomma, dopo aver dato per qualche tempo l’impressione di un pugile suonato che resta all’angolo lottando per non finire al tappeto, oggi Crocetta tenta un contrattacco, con le armi che più gli sono congeniali. Difficile prevedere oggi quale sarà l’esito finale del match.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI