E' caos Pd, Raciti: "Sfiduciatemi" | Ferrandelli: "Se è necessario..." - Live Sicilia

E’ caos Pd, Raciti: “Sfiduciatemi” | Ferrandelli: “Se è necessario…”

Il segretario regionale del Pd: "Ho avuto un mandato dalla segreteria nazionale. E lo porterò avanti, fino alla fine. Crocetta fa il solito gioco, per spaccare il partito". Ma i renziani rilanciano: "Se Fausto non si sente all'altezza, o se dobbiamo dividerci, meglio una nuova leadership".

PALERMO – Ogni volta che si chiariscono, si ritrovano un po’ più divisi. Nel Pd dopo la (apparente) quiete c’è sempre la tempesta. E anche l’ultimo, faticoso incontro della settimana scorsa non ha ricomposto i cocci di un partito costantemente dilaniato. E che spaccato si presenterà anche all’appuntamento della delicatissima, ennesima Finanziaria di quest’anno.

Il segretario regionale Fausto Raciti ha spostato l’asticella ancora più in alto: “Ho avuto un mandato dalla segreteria nazionale del partito – spiega – ma se il partito non intende andare in quella direzione, forse è meglio che mi sfiduci”. Altro che chiarimento. Altro che pace. Altro che patto. Al leader siciliano dei democratici non sono andate giù un po’ di cose. Intanto, quel vertice a Tusa che ha visto presenti i rappresentanti di tutte le aree del partito, tranne una. Quella dei cuperliani. Quella che si rivede nelle figure di Antonello Cracolici e Mirello Crisafulli. E di Raciti, appunto. “Dobbiamo capirci: questo governo – chiede il segretario Pd – poggia o non poggia su una maggioranza chiara, quella che ha portato Crocetta a Palazzo d’Orleans? E questa maggioranza è formata oppure no da buona parte di quel Pd?”. I quesiti non sono appesi in aria. Ma poggiano, stando al racconto di Raciti, sull’intenzione di Crocetta di “aprire alle maggioranze variabili – spiega – ma così non si porta avanti un progetto coerente. Quello che serve alla Sicilia”.

Maggioranze variabili. E non è una novità. “Crocetta fa sempre lo stesso gioco: quello di creare impasse all’interno del partito. Il problema – aggiunge Raciti – è ormai interno al Pd. Non riguarda solo i rapporti col governo. Credo serva un momento di chiarimento”. Un altro. Un altro ancora. “Il mio mandato, quello che ho ricevuto dalla segreteria nazionale – insiste il segretario Pd – era chiaro. Se invece il resto del partito pensa che tutto debba restare così com’è, ha solo una possibilità: quella di sfiduciarmi. Io dal canto mio andrò avanti nella direzione tracciata anche da Roma. Fino alla fine”.

Ma adesso il segretario rischia di essere davvero all’angolo. Isolato. Persino il suo vice, oggi, non gli risparmia frecciatine. “Non voglio entrare – dice Mila Spicola – in un terreno che non è il mio: quello della polemica e della divisione. E nemmeno quello del batti e ribatti sulla stampa. E nemmeno in quello delle correnti. Sarebbe facile replicare sulla divisione. Ma non voglio farlo. Da quando Matteo Renzi è segretario io non sono più renziana. E da quando sono vicesegretaria io non sono, se lo fossi mai stata, ‘faraoniana’. E Fausto Raciti, da quando è segretario non deve essere cuperliano. Se no, nuova classe dirigente, verremo travolti da questioni che non riguardano i siciliani e, nemmeno noi. Nè io nè Fausto cerchiamo poltrone eppure rischiamo di impantanarci sulle poltrone degli altri. Il colmo”.

Ma a rendere ancora più accesi gli animi, una riunione più o meno informale, due giorni fa, a Tusa, tra il governatore e gli esponenti democratici che si riconoscono nell’area Renzi. “Se ‘l’area Renzi’ si incontra – sottolinea la Spicola – è libera di farlo e io libera di essere presente, e se partecipa il presidente Crocetta, è nel suo diritto farlo. Se l’area Cuperlo si incontra, come del resto fa da sempre, e lo fa col segretario, è libera di farlo e se mi invitano certo non dico di no, ma se non mi invitano non è un problema. E nemmeno, se invitano il Presidente Crocetta e non me, urlo al tradimento. Il tradimento è quello che stiamo tentando di fare verso la nostra terra quando blocchiamo tutto. C’è in ballo una riforma importantissima, quella della formazione: in modo chiaro, aperto e cristallino, dobbiamo confrontarci con l’assessore”.

Un punto, quello della riforma della Formazione, che il segretario avrebbe voluto che si discutesse preventivamente col partito. Una riforma che ha invece trovato già pronta e annunciata dal governatore e dall’assessore Scilabra. Nonostante l’apparente sintonia di qualche giorno prima, in via Bentivegna. Anche per questo, insomma, Raciti ha alzato l’asticella: “Sfiduciatemi”. Un invito che – nonostante le dichiarazioni di facciata – potrebbe essere preso in considerazione da buona parte del partito.

“Io – commenta ad esempio Fabrizio Ferrandelli – sono sempre stato contrario all’elezione di Raciti. E non ne faccio mistero. Sapevo che quella sarebbe stata un’operazione a perdere. Una parentesi. Che Fausto, insomma, avrebbe finito per rappresentare sempre e solo un’area, quella dei cuperliani. E che non interpretato non il ruolo del segretario di partito, ma di un semplice capocorrente. Del resto – prosegue il deputato regionale – l’attuale segretario regionale è un po’ un Frankestein, che è stato eletto, oltre che dai cuperliani, solo da una parte dei renziani. Lui rappresenta il richiamo della foresta. Al Pd serve un partito aperto, come accade a Roma”.

Così, secondo Ferrandelli, la “sfida” lanciata da Raciti è solo “un grido di disperazione. Il segretario si è accorto di rappresentare solo una minoranza del partito. E anche in quell’area che lui rispecchia, non mancano, per quanto ne so io, i mal di pancia. La sfiducia? Se non si sente all’altezza del compito, è chiato che serva una nuova leadership. Io spero riesca a riaprire un vero dialogo, e a rappresentare tutto il partito. Ma se lui si pone dalla parte degli ‘sfiduciati’, noi siamo dalla parte dei ‘fiduciosi’. Di quelli che pensano che non tutto sia da buttare”. Tranne il segretario, ovviamente.


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