Scandalo Ciapi, processo al via | "500 persone in lista testi" - Live Sicilia

Scandalo Ciapi, processo al via | “500 persone in lista testi”

Il Ciapi di Palermo

Sarà un processo lungo. Forse lunghissimo. Accusa e difese sono pronte alla battaglia. Lo si intuisce dalle schermaglie alla prima udienza del dibattimento sullo scandalo che ha travolto l'ente di formazione professionale palermitano.

PALERMO – Sarà un processo lungo. Forse lunghissimo. Accusa e difese sono pronte alla battaglia. Lo si intuisce dalle schermaglie alla prima udienza del dibattimento sullo scandalo che ha travolto il Ciapi di Palermo.

Sotto accusa ci sono il manager della pubblicità Faustino Giacchetto, l’ex presidente dell’ente di formazione professionale, Francesco Riggio, Stefania Scaduto e Concetta Argento (rispettivamente segretaria e moglie di Giacchetto), l’ex dirigente dell’Agenzia regionale per l’impiego, Rino Lo Nigro, e l’ex assessore regionale Luigi Gentile. Secondo l’accusa, Giacchetto avrebbe pianificato una mega truffa, creando un sistema illecito per gestire a suo piacimento, grazie alla presunta compiacenza di imprenditori, burocrati e politici, quindici milioni di euro destinati alla comunicazione del progetto Coorap.

Il presidente del Tribunale, Pietro Falcone, ha ammesso la lista dei testimoni presentata dal pubblico ministero Pierangelo Padova, che sostiene l’accusa assieme a Maurizio Agnello, Sergio Demontis, Gaetano Paci e Alessandro Picchi. Una cinquantina di persone in tutto. Poca cosa rispetto alle 500 persone che i difensori di Giacchetto vorrebbero convocare in aula. Secondo gli avvocati Fabrizio Biondo e Giovanni Di Benedetto, occorre sentire politici, ex assessori, burocrati, i 278 addetti al progetto Co.Or.Ap e tutti coloro che ebbero rapporti di lavoro con Giacchetto che gestiva la programmazione pubblicitaria. Obiettivo della difesa, dimostrare che l’imputato non ebbe alcuna influenza sulla nascita e lo sviluppo del progetto.

Sull’ammissione della lista testi il Tribunale deciderà il prossimo 10 luglio. Per quella data sarà trascritto il contenuto di un’intercettazione acquisita su richiesta dei pm. Si tratta della conversazione avvenuta il 4 luglio 2013 nella sala colloqui del carcere di Messina in cui la Scaduto discuteva con il marito del fatto che nulla fosse stato trovato nulla all’interno di una cassetta di sicurezza. La donna si diceva convinta che fosse stato Angelo Vitale, uno degli imprenditori che ha aiutato gli inquirenti a ricostruire il cosiddetto “sistema Giacchetto”, a dare indicazioni per scoprire la cassetta.


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