Il bilancio, la Sanità, le Partecipate | Crocetta tra luci e ombre - Live Sicilia

Il bilancio, la Sanità, le Partecipate | Crocetta tra luci e ombre

Cresce la spesa della Regione, salgono i residui attivi e crollano gli investimenti. Lo certifica la Corte dei conti, nel giudizio di parifica. I giudici poi sottolineano: "Non si è fatto nulla di incisivo sulle spa regionali". Ma ecco qualche nota positiva: Asp e ospedali costano di meno (nonostante i troppi consulenti), rispettato il Patto di stabilità.

La relazione
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7 min di lettura

PALERMO – Salgono le spese della Regione, ma scendono quelle della Sanità. Diminuiscono le posizioni dirigenziali, ma crescono i residui attivi. E attorno, una Sicilia nella quale crolla Pil e disoccupazione. Che fa fatica a incassare i tributi e che deve ancora sobbarcarsi il peso di ventimila dipendenti e di una pletora di dirigenti.

Il rendiconto generale delle Sezioni riunite della Corte dei conti è un grande libro delle contraddizioni. Luci e ombre di una Sicilia che soffre ancora per un passato di “leggerezze” e disinvolture, ma che, nonostante le dottrine rivoluzionarie, non sembra in grado, ancora, di operare una vera svolta. Una inversione a U. I progressi, quando ci sono, sono lievi. E spesso la Corte dei Conti si è limitata a registrare “gli sforzi” del governo. A volte inconcludenti. Un libro delle contraddizioni, dicevamo, il giudizio di parifica. E le prime luci, a dire il vero, non riguardano il governo, quanto l’Assemblea regionale, che – modificando il proprio regolamento interno – ha rafforzato il potere di controllo della Corte sui rendiconti dei gruppi. Un controllo che, in effetti, ha obbligati molti capigruppo dell’Ars a spiegare le spese effettuate di fronte i magistrati della Sezione di controllo. Spese in alcuni casi non del tutto giusitificate.

I conti

Le ombre. Crescono le spese, scendono gli investimenti

Il presidente della Regione, a caldo, ha affermato che finalmente la Corte dei conti ha reso merito al lavoro svolto dal governo, soprattutto sul piano della razionalizzazione della spesa. Le cose, però, non stanno effettivamente così. La Corte, infatti, ha registrato un aumento complessivo della spesa della Regione. Impegni superiori, rispetto all’esercizio precedenti, di circa 700 milioni di euro. Una crescita del 6%. E nel frattempo, ecco un calo delle spese in conto capitale. Quelle cioè, necessarie per gli investimenti. “Le uniche – ha ricordato il pm Diana Calaciura – a poter garantire sviluppo e crescita”. Il calo delle spese per investimento è praticamente un crollo: -38,1%. Mentre (come leggiamo sotto) aumentano le entrate generali, scende però la capacità della Regione di incassare tributi. Un decremento di circa il 3,7%

Le luci. Migliorano i saldi.

Migliorano, però, le condizioni generali del bilancio rispetto al 2012. “A livello di competenza, – scrivono i giudici contabili – il risultato del saldo netto indica un avanzo da impiegare pari a 1.150 milioni di euro, registrando un significativo miglioramento rispetto all’anno precedente (che evidenziava il segno negativo per 2.994 milioni) e alle stesse previsioni iniziali”. La Regione, poi, per il 2013 fa segnare un avanzo di quasi 8,5 miliardi, superiore di oltre 2 miliardi al 2013. “Il conto generale del patrimonio – si legge sempre nel rendiconto – per l’esercizio 2013 si è chiuso con un valore netto di 2.255 milioni di euro e con un miglioramento rispetto ai 708 milioni del precedente esercizio”. Ma il dato forse più interessante riguarda le entrate. Se, infatti, la spesa è in crescita, ma i saldi sono positivi, il “merito” è proprio legato alla capacità della Regione di “incassare”. Crescono infatti le entrate accertate (di circa 4 milioni rispetto all’anno precedente) e di quasi due milioni sia le entrate correnti che quelle in conto capitale. Insomma, ecco, tra le fredde cifre, qualche spiraglio.

I residui attivi

Le ombre. I residui continuano a crescere

E’, da anni ormai, il vero cappio del bilancio regionale. E su questo capitolo le luci sono davvero rare. I famigerati “residui attivi”, infatti, continuano a crescere. Si tratta, per intenderci, di somme iscritte come entrate nel bilancio, ma in molti casi inesigibili. Solo tra il primo gennaio 2013 e la chiusura dell’esercizio finanziario sono saliti di altri 217 milioni e oggi ammontano a 15,2 miliardi di euro. Di questi, la maggior parte rappresenta una triste eredità del passato (circa 11 miliardi), come ha sottolineato lo stesso Crocetta. La verità è che 4,2 miliardi di quei residui sono “di nuova formazione”. E dal canto suo, il governo non ha operato – secondo la Corte – in maniera accorta nemmeno nel finanziamento del Fondo rischi del bilancio. Quello che serve proprio per ammortizzare gli effetti possibili dei residui. Sempre inadeguato, troppo scarso. Non solo. La Corte bacchetta il governo per la decisione di annullare, a partire dal primo luglio 2013, i crediti fino a duemila euro iscritti in ruoli esecutivi fino al 1999. Si tratta di somme superiori ai 740 milioni di euro alle quali il governo, di fatto, ha deciso di rinunciare (per legge).

Luci. Poche o nulla.

Sul tema dei residui attivi, la Corte rileva in positivo solo la decisione del governo di aumentare, per il 2014, il Fondo rischi dai 99,5 milioni a 217,4 milioni di euro. “Ovvero in misura inferiore – precisano però i giudici contabili – del 6,7 per cento rispetto all’analogo stanziamento dell’esercizio 2013”.

Sanità

Ombre. Affidamenti diretti e consulenze

Quei soldi non bastano. Nell’esercizio 2013 il fabbisogno del settore sanitario è risultato superiore rispetto agli stanziamenti del bilancio. Una situazione che potrebbe ripetersi anche per l’esercizio in corso. “La sottodotazione dei capitoli destinati al finanziamento della spesa sanitaria, – scrivono i giudici – stimata dal Tavolo di verifica in 97,796 milioni di euro, produce una situazione di estrema gravità”. Altro aspetto stigmatizzato dalla Corte riguarda le gare per l’aggiudicazioni di appalti e forniture. Crescono, infatti, le procedure negoziate e in economia, oltre agli affidamenti diretti. “Il massiccio e crescente ricorso alle procedure di affidamento diretto appare dunque ancora preoccupante”, sottolineano i giudici. Che puntano il dito anche contro le consulenze di Asp e Regione. Sarebbero 1376, davvero troppe.

Luci. Ridotta la spesa.

La spesa sanitaria del 2013 è scesa di 495 milioni. E si attesta oggi a quasi 8,9 miliardi di euro. Al momento assorbe il 54,66% del bilancio regionale. Scende, nel dettaglio, la spesa per il personale (di 14,3 milioni) e quella per la spesa farmaceutica (di circa 15 milioni).

Partecipate e controllo interno

Ombre. Solo annunci.

Da mesi, praticamente dal proprio insediamento, il presidente della Regone ne ha fatto un tormentone: vanno aboliti gli sprechi delle società partecipate. E la Corte dei conti sarebbe anche d’accordo. Peccato che, stando al rendiconto dei giudici, proprio questo governo non abbia fatto nulla di incisivo in quel settore. “Per quanto riguarda gli interventi sulle società partecipate e sugli enti controllati, – si legge infatti – la Corte rileva come nel 2013 le operazioni in tale settore si siano rilevate alquanto modeste, finendo per determinare economie assolutamente esigue rispetto all’entità del fenomeno. Si si sottolinea, pertanto, l’urgenza di un’incisiva e profonda riforma delle società partecipate, che vanno ridotte e ridimensionate in maniera drastica”. Ma non solo. La Corte ha censurato la Regione anche sulla mancanza di un controllo interno.

Luci. Bene la Segreteria generale

La Corte sottolinea invece l’ottimo operato della Segreteria generale guidata da Patrizia Monterosso in tema di “controllo di gestione presso i singoli rami dell’amministrazione regionale”. “Significativa appare – scrivono ad esempio i giudici – l’insieme delle azioni poste in essere per la progettazione, l’introduzione e la diffusione del sistema informativo per il controllo di gestione, denominato GEKO: il relativo software è stato interamente realizzato all’interno degli Uffici della Segreteria generale”.

Altre ombre. Le coperture alle leggi, il debito pro capite

La Corte tira le orecchie al governo: le leggi che comportano nuove spese devono arrivare all’Ars corredate dalle relazioni tecniche che illustrino appunto le coperture finanziarie. “Dei dieci disegni di legge di iniziativa governativa, – spiegano invece i giudici contabili – soltanto cinque sono stati accompagnati dalle relazioni tecniche che, tuttavia, non sempre appaiono sufficienti per conoscere e valutare appieno gli effetti finanziari reali. Tali relazioni hanno un contenuto illustrativo, tecnico e finanziario, di mero ausilio interno per la discussione parlamentare: nella maggior parte dei casi recano un insufficiente approfondimento”. Lo stesso onere, però, spiega la Corte, va esteso all’Assemblea regionale. Intanto, cresce il reddito pro capite dei siciliani: dai 438 euro del 2007 siamo arrivati ai 1.028 del 2013. Mentre non sale il rating della Regione: nel 2013 l’outlook è ancora negativo.

Altre luci. Il patto di stabilità

La Regione ha rispettato gli obblighi derivanti dal Patto di stabilità. E questa è certamente una buona notizia. Che la Corte dei conti sottolinea insieme agli sforzi del governo, ad esempio, nel far “dimagrire” l’apparato amministrivo, con la riduzione di 28 strutture. Restano troppi i idirgenti (uno su otto dipendenti). Ma Crocetta e il suo governo, in questo caso non c’entrano. Quei dirigenti e i ventimila dipendenti regionali (troppi, secondo la Corte dei conti), erano lì già molti anni prima che arrivasse il nuovo governatore.


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