Sciupafemmine, amanti, video hard | "Il boss queste cose non le accetta" - Live Sicilia

Sciupafemmine, amanti, video hard | “Il boss queste cose non le accetta”

Le pagine dell'inchiesta Apocalisse, che ha portato in carcere 91 persone a Palermo, sono zeppe di relazioni extraconiugali, amanti, di donne e uomini a caccia di sensazioni forti. E Mimmo Biondino, considerato il capo mandamento, aveva un bel da fare a serrare i ranghi.

La "moralità" di Cosa nostra
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PALERMO – Mimmo Biondino era uno all’antica. Dai picciotti pretendeva ordine, disciplina e rigore morale. Che riferito a un boss stride come un paradosso. Il libertinaggio a San Lorenzo non era tollerato. Le pagine dell’inchiesta Apocalisse, che ha portato in carcere 91 persone a Palermo, sono zeppe di relazioni extraconiugali, amanti, di donne e uomini a caccia di sensazioni forti. Il tutto con l’aiuto dalla tecnologia.

Girolamo Biondino viene considerato il capo indiscusso del mandamento di San Lorenzo. Sessantasei anni, apparentemente faceva la vita del pensionato. Niente telefono cellulare. Andava poco in giro e lo faceva spesso con i mezzi pubblici. Tutto era improntato al low profile com’era lecito attendersi da un cognome storico negli annali di Cosa nostra. Anche lui si è dato da fare rimediando in passato una condanna definitiva per mafia. Scontata la pena, Biondino era tornato libero, salvo una parentesi in una casa lavoro per scontare un residuo di due anni.

I pm Teresi, Del Bene, Luise, Paci, Picozzi e Scaletta che hanno indagato su di lui e gli agenti della Sezione criminalità della Squadra mobile che lo hanno arrestato lo piazzano nel gradino più alto di quello che fu il feudo dei Lo Piccolo. Sarebbe stato il protagonista della riorganizzazione del mandamento mafioso di Tommaso Natale-San Lorenzo. Il ricambio, forzato per via degli arresti, di capi e gregari, lo hanno costretto a fare i conti con un livello criminale sempre più basso. Lo sapeva bene Biondino che aveva, infatti, scelto di restare nell’ombra soprattutto per evitare nuovi guai gudiziario. Prudenza inutile.

A giudicare dalle conversazione di alcuni dei personaggi sotto inchiesta, Biondino aveva cercato di serrare i ranghi di Cosa nostra. A cominciare dallla moralità. Il pizzo, le angherie, le spedizioni punitive, queste sì rientravano nell’alveo in cui scorre il rigore morale, e distorto, dei mafiosi. Il problema era ed è il rapporto con le femmine, specie “quelle degli altri”.

Se certe storie fossero arrivate l’orecchio del capo sarebbero stati guai. Lo sapevano bene i due interlocutori intercettati: “… quello… è una cosa incredibile… le trova tutte come dice lui, se le fa e poi le posa non fa una piega”. C’era chi dissentiva: “.. lui c’ha una famiglia non esiste”. La famiglia restava sacra: “… la famiglia è famiglia e non si tocca… siccome gli ho fatto vedere il film il capo dei capi no?… gli ho detto te lo ricordi il settimo comandamento del film il capo dei capi?… che era quello di amare e rispettare la moglie… l’altra volta l’ho visto era con la macchina… e ho visto a lui… mi ha visto dallo specchietto e ha fatto finta di calarsi a cercare una cosa nella macchina… io ti pare che posso dormire la notte?”. Il donnaiolo in questione avrebbe pure potuto superare i personali problemi di coscienza, ma la faccenda si sarebbe complicata qualora fosse giunta alle orecchie di Biondino: “… anche perché se lo venisse a sapere… lo butterebbe… lo butterebbe”.

Stesso argomento toccavano altro due uomini d’onore: “… a me con questa invece lo sai perché mi è scocciato, mi è scocciato perché questa si sta attaccando senza fare niente… non esiste, che questa poi è sposata tra l’altro vero è?… e onestamente fare discussioni o appizzare (perdere n.d.r.) la dignità per una fottuta no”. Oltre alla dignità, in ballo c’era la carriera in Cosa nostra: “… se c’è un barlume di speranza diciamo quello mi butta ancora prima… di guardarmi”. E l’amico confermava: “… no, non gli piacciono queste cose… cioè te lo dico io perché è così, perché me lo hanno detto, questo pruvulazzu (polvere n.d.r.) qua non esiste, cioè sono da escludere per lui, proprio da cancellare … non le accetta, non le ammette”. Stavano parlando, ancora una volta, di Biondino.

C’era, però, chi aveva superato ogni limite: “… se mi faccio a qualcuna e tu sei geloso e mi devi andare a mettere infamità sono fatti tuoi… siccome mi faccio a tutto il mondo e a loro gli dà fastidio… ora me la taglio che dici?”. Lui correva davvero grossi rischi. Non era l’ultimo arrivato in Cosa nostra, aveva già un posto di primo piano e si era macchiato di una colpa gravissima che faceva a pugni con la moralità imposta dal capo. “… se faccio i video non faccio i video gli sono andato a raccontare che ho… ma che sono questi fanghi e queste cose?… se io faccio il video con una femmina sono cazzi miei mica tuoi… è buono che te lo vengono a raccontare…”. Qualcuno avrebbe potuto sfruttare l’errore altrui per stroncarne la carriera: “… ma senza bordello perché so che poi parlano… cercano i peli nell’uovo perché tu hai le carte in regola per tutte cose e cercano la carta nell’uovo … per stuzzicarti”. Mimmo Biondino non avrebbe gradito. Pretendeva ordine, disciplina e rigore morale.

 


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