"Eni, il governo intervenga | A rischio tanti posti di lavoro" - Live Sicilia

“Eni, il governo intervenga | A rischio tanti posti di lavoro”

I parlamentari scrivono a Crocetta: "La decisione di convertire le raffinerie di Gela in deposito di greggio avrebbe un impatto devastante per il tessuto produttivo non solo della città, ma dell’intera Sicilia. In gioco ci sono centinaia di posti di lavoro".

I deputati arancio e federico
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PALERMO – “La decisione dell’ENI di convertire le raffinerie di Gela in deposito di greggio avrebbe un impatto devastante per il tessuto produttivo non solo della città, ma dell’intera Sicilia. In gioco ci sono centinaia di posti di lavoro e il rilancio di un settore, già fortemente in crisi, ma che rimane strategico visto l’apporto dell’Isola al bilancio energetico nazionale che copre il 38% di benzina e gasolio e il 40% di metano. E’ indispensabile, pertanto, che la Regione siciliana si ponga come interlocutore della difficile vertenza con l’obiettivo del rilancio degli investimenti “. Lo sottolineano i parlamentari regionali, Giuseppe Arancio (PD) e Giuseppe Federico (I siciliani) in una lettera inviata al presidente della Regione

“A luglio 2013, l’azienda aveva siglato con i sindacati un accordo che prevedeva investimenti per 700 milioni di euro e la produzione di gasolio anziché benzina, – ricordano i parlamentari – l’attuazione dell’accordo avrebbe consentito, pur nel contesto di una riduzione di personale, la modernizzazione del sito produttivo con la trasformazione in impianto ecocompatibile e la salvaguardia della missione che Eni, da sempre, ha svolto nel bacino del Mediterraneo. In gioco c’è il futuro industriale della Sicilia nonché la politica energetica che l’Italia intende perseguire. L’ENI è una società a capitale pubblico: non può e non deve trasformarsi in una holding che punta sulla finanza piuttosto che sull’economia reale. Non è accettabile che si abbandoni la produzione nel settore della chimica e della raffinazione, che coinvolge, peraltro, un vasto indotto. Qualora ciò avvenisse, la marginalizzazione della Sicilia dai cicli produttivi sarebbe completa ed i danni, economici e sociali, incalcolabili.. E’ necessario, quindi, – concludono Arancio e Federico – che la Regione, immediatamente, si faccia parte attiva e convochi le parti interessate, società e sindacati, in un tavolo di concertazione che consenta l’avvio di un percorso teso a salvaguardare il futuro della grande industria in Sicilia, in un contesto di innovazione tecnologica e nel rispetto dei vincoli ambientali”.


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