Formazione, scandalo Ciapi | Dissequestrati i beni a Giacchetto - Live Sicilia

Formazione, scandalo Ciapi | Dissequestrati i beni a Giacchetto

La vicenda del patrimonio del manager della pubblicità somiglia sempre di più a una telenovela. Il Tribunale del Riesame ha annullato il sequestro per equivalente di beni per 78 milioni.

PALERMO – Annullato di nuovo il sequestro del patrimonio di Faustino Giacchetto. La vicenda dei beni del manager della pubblicità somiglia sempre di più a una telenovela.

Il primo sequestro per equivalente di beni per 78 milioni era scattato il 14 aprile scorso. Fu eseguito dalla Guardia di finanza e apriva un nuovo capitolo nell’inchiesta della Procura della Repubblica sulla gestione dei fondi della formazione professionale. Il Tribunale del Riesame annullò il provvedimento i primi di maggio per “carenza di motivazione”. Cioè, non sarebbero state spiegate a sufficienza le ragioni del decreto, come avevano sostenuto i legali della difesa, gli avvocati Fabrizio Biondo e Giovanni Di Benedetto. Il Gip dispose il 21 giugno scorso un secondo sequestro a cui ora segue il nuovo dissequestro.

Non conosciamo ancora le motivazioni, ma i legali hanno sostenuto che non c’è alcuna prova che i beni siano il provento di eventuali truffe. Per la verità, sempre secondo i legali, bisogna ancora accertare che truffa ci sia stata e neppure l’Olaf, l’organismo di controllo dell’Unione europea, ha puntato il dito contro i progetti su cui sta lavorando la Procura.

Nel 2013 lo scandalo travolse il Ciapi di Palermo. Finirono in carcere diciassette persone, tra cui il manager della pubblicità e consulente dell’ente di Formazione professionale. Allora gli investigatori si concentrarono, su input dell’Olaf, sui 15 milioni di euro del progetto Co.Or.Ap per le cui “vicissitudini” è già in corso un processo penale. Qualche mese fa, però, l’inchiesta si estese ad altri sette progetti: Infoa, Carovana per l’orientamento, Formispe, Forum della Legalità, Attività per gli Enti locali, Labor e Scuola Lavoro. Sette progetti finanziati dall’Unione europea con 78 milioni di euro.

Il sequestro riguardava quattro società, disponibilità patrimoniali e finanziarie riconducibili all’entourage del manager della pubblicità. Si trattava di una misura patrimoniale “per equivalente”, cioè a garanzia dell’eventuale danno subito dall’erario. Un danno che complessivamente potrebbe toccare quota 78 milioni. Tanti quanti sono i soldi previsti per i progetti del Ciapi finiti sotto inchiesta. L’ipotesi investigativa è che siano state “truccate” le procedure di aggiudicazione delle gare bandite per l’organizzazione di eventi e per l’esecuzione delle campagne pubblicitarie. Sarebbe emerso che le imprese invitate a partecipare alle gare in alcuni casi erano direttamente riconducibili a Giacchetto. Altre, invece, avrebbero dovuto “corrispondere parte del denaro percepito dal Ciapi, scrivevano gli inquirenti, a società comunque riconducibili a Giacchetto”.

 


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