Call center, contratto non rinnovato| Wind deve assumere due ex precarie - Live Sicilia

Call center, contratto non rinnovato| Wind deve assumere due ex precarie

Due 36enni palermitane erano state licenziate nel 2008 dopo un contratto di "somministrazione" part-time presso il call center Wind. I giudici della Corte d'Appello di Palermo hanno deciso: era un lavoro subordinato. E l'azienda di telecomunicazioni dovrà assumerle a tempo indeterminato.

La sentenza
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PALERMO – Credevano di avere perso tutto, di dovere rimanere senza un lavoro vivendo all’insegna della disoccupazione o, bene che andasse, del precariato. E invece non si sentiranno più in bilico, perché riprenderanno posto alla stessa scrivania del call center da cui, nel 2008, non era arrivato il rinnovo del contratto. E’ quello della Wind che ha sede in via Lanza di Scalea a Palermo, dove Antonella Laura Filippone e Concetta Demma, entrambe di 36 anni, saranno reintegrate a tempo indeterminato. E ancora loro non ci credono.

La felicità ha preso il sopravvento su sei anni di sconforto, durante i quali la lotta per il posto di lavoro si era fatta sempre più ardua. Ma la sentenza  resa dalla sezione Lavoro della Corte d’Appello di Palermo ha riconosciuto che le due ragazze, assistite dagli avvocati Grazia Nadia Emanuele e Massimiliano Cassibba, erano state impiegate in modo illegittimo, tramite contratti di somministrazione part-time di cinque ore, contratti atipici molto diffusi in quegli anni per il personale reclutato dalle agenzie interinali, che in realtà avevano dato vita ad un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato sin dal primo giorno.

Concetta Demma era stata assunta a tempo determinato il 30 gennaio 2006, Antonella Filippone soltanto sei giorni dopo. Da allora, il contratto aveva subito due proroghe, per essere poi rinnovato il 2 novembre 2007, fino a giugno del 2008. Una data dopo la quale le due addette al servizio clienti della nota azienda di telecomunicazioni hanno cominciato a vedere nero. La Wind non le aveva più richiamate. “Eppure – racconta oggi Antonella Filippone – tanti nostri colleghi arrivati dopo di noi venivano nel frattempo reinseriti. Io e Concetta abbiamo atteso per molti mesi che qualcosa cambiasse, ma abbiamo poi deciso di rivolgerci agli avvocati. Vivevamo già in uno stato di incertezza, non potevano toglierci anche il minimo”.

In primo grado, il ricorso era stato rigettato, ma la Corte d’Appello ha accolto in toto la richiesta delle due ricorrenti, il quale successo costituisce adesso un precedente importante nel mondo dei lavoratori nei call center, una realtà che coinvolge migliaia di giovani in tutta Italia che adesso potrebbero avere più che una speranza di essere regolarmente assunti. “Questa sentenza – sottolinea l’avvocato Emanuele – consolida un importante principio che condanna il comportamento tenuto negli anni dalle società di grandi dimensioni e dalle multinazionali che hanno fatto ricorso all’utilizzo di contratti di somministrazione e, in senso lato, a forme di reclutamento interinale per aggirare l’obbligo normativo di provvedere alla stipulazione di contratti a tempo indeterminato, che avrebbero comportato fin dall’inizio l’assunzione soprattutto in favore di soggetti giovani disoccupati”.

“In pratica – prosegue il legale – crea un importante precedente in materia perché consente a tali soggetti, che sinora sono stati costretti a lavorare ad intermittenza ed in situazione di precariato, di potere adire il giudice del lavoro per ottenere la tutela dei propri diritti, anche a distanza di tempo dalla cessazione del rapporto lavorativo, unilateralmente posto in essere dall’azienda datrice di lavoro”. Insomma, la società di telecomunicazioni avrebbe impiegato le due lavoratrici in modo illegittimo, facendo ricorso ai “somministrati” per far fronte a problemi organizzativi, dovuti a un surplus di lavoro, ma senza legare i contratti ad un’esigenza specifica. Un meccanismo smontato dai giudici, la quale decisione fa tagliare, oggi, un traguardo importante alle due ragazze palermitane.

“A 36 anni – dicono – possiamo finalmente dire che le nostre vite sono ad una svolta. Nella nostra città ambire ad un lavoro a tempo indeterminato e quindi stabile, è una vera e propria utopia. Specie quando le parole “precariato” e “disoccupazione” ti accompagnano per tutta la vita. Forse dobbiamo ancora metabolizzare davvero questa vittoria, ma siamo consapevoli del fatto che tutto ciò ci restituisce dignità come lavoratrici e cambierà del tutto la nostra esistenza, la renderà migliore su tutti i fronti. Un successo per il quale ringraziamo di cuore l’avvocato Emanuele, che non si è mai data per vinta. Eravamo tutti increduli, non era scritto da nessuna parte che ce l’avremo fatta, ma lei ha tenuto duro fino a raggiungere uno degli obiettivi più importanti della nostra vita”.


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