La mafia e gli affari del metano |"Sconcertante l'operato di Italgas" - Live Sicilia

La mafia e gli affari del metano |”Sconcertante l’operato di Italgas”

I pubblici ministeri che danno la caccia al tesoro di don Vito Ciancimino, l'ex sindaco mafioso di Palermo, sono arrivati dentro il colosso pubblico che distribuisce il metano nelle case di mezza Italia. La Italgas di Torino è finita per sei mesi in amministrazione giudiziaria per via dei rapporti con il gruppo Cavallotti di Belmonte Mezzagno. Duro l'atto accusa della Procura.

MISURE DI PREVENZIONE
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PALERMO – Da anni danno la caccia al tesoro di don Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso di Palermo, e sono arrivati dentro un colosso pubblico che distribuisce il metano nelle case di mezza Italia. La Italgas di Torino, società quotata in borsa, è finita per sei mesi in amministrazione giudiziaria per via dei rapporti con il gruppo Cavallotti di Belmonte Mezzagno. Le indagini sono partite dal profondo Sud per approdare nell’industrializzato Nord. E adesso i magistrati palermitani avranno tempo e modo di spulciare l’affidamento di una serie di commesse da parte di Italgas, non solo quelle emerse finora.

Lo scenario tracciato dalla Procura di Palermo è tanto complesso quanto inquietante. I dirigenti Italgas avrebbero continuato a fare affari con aziende riconducibili ai Cavallotti nonostante fossero al corrente dei guai giudiziari degli imprenditori siciliani. I Cavallotti sono stati assolti dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma sottoposti a misure patrimoniali e personali perché ritenuti “socialmente pericolosi”.

Secondo il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Dario Scaletta, ce n’è abbastanza per definire “sconcertante” l’operato della Italgas, società, “in mano pubblica, con capitale interamente controllato da Snam e, dunque, da Eni”. Da qui la decisione della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta da Silvana Saguto, di commissariare per sei mesi la Italgas.

In particolare, i pm sono convinti che la società torinese abbia affidato la manutenzione di alcune reti di distribuzione del metano ad un raggruppamento di imprese di cui facevano parte la Euro Impianti Plus e la Crm, “società calabrese recentemente sottoposta a provvedimento di amministrazione giudiziaria proprio in relazione alle attività di agevolazione in favore dei fratelli Cavallotti”. Dal 2011 la Euro Impianti Plus è sotto sequestro perché, formalmente intestata ai figli, sarebbe in realtà riconducibile ai fratelli Cavallotti che grazie ad essa sarebbero rimasti in affari nel settore.

La Euro Impianti di fatto avrebbe proseguito l’attività avviata dalla Comest e dalla Imet. Le due imprese, amministrate da Gaetano e Vincenzo Cavallotti, erano citate nella corrispondenza di Bernardo Provenzano che le raccomandava per i lavori di metanizzazione nei comuni di Agira e Centuripe. In un altro pizzino era Giovanni Brusca a scrivere a Provenzano per affrontare il tema della messa a posto dell’impresa dei Cavallotti che stava realizzando la metanizzazione a Monreale. Finite sotto sequestro la Imet e la Comest, i due fratelli avrebbero dirottato i loro interessi nella Euro Impianti, senza però figurare in prima persona.

Alla Euro Impianti la Italgas, negli anni, ha assegnato una serie di appalti in Sicilia e in Liguria. In sostanza, sostiene l’accusa, avrebbe affidato ai Cavallotti la manutenzione delle reti che gli stessi avevano costruito con le due imprese sequestrate. Le attenzioni degli investigatori si sono concentrate sulla figura di un ingegnere, che sembra avere avuto “un ruolo di rilievo nella vicenda della cessione dei rami d’azienda della Comest in favore di Italgas e dei connessi lavori di adeguamento delle reti”.

Da qui la conclusione del Tribunale che “gli organi amministrativi della società – si legge nel provvedimento del collegio presieduto da Silvana Saguto – non potevano ignorare né il peculiare profilo di pericolosità dei fratelli Cavallotti, né i vantaggi oggettivamente arrecati alle imprese da essi controllate. La struttura dirigenziale di Italgas era sicuramente a conoscenza dei citati provvedimenti ablativi e di prevenzione personale, ed aveva sicuramente cognizione del fatto che la Euro Impianti Plus srl pur se formalmente intestata ai giovanissimi figli di Cavallotti Vincenzo e Cavallotti Gaetano, era di fatto gestita dai predetti imprenditori”.

La Comest in amministrazione giudiziaria, il primo luglio 2009, è stata autorizzata dal giudice a cedere il ramo di azienda che distribuisce il gas nei comuni di Bompietro, Blufi, Alimena e Nicosia. Successivamente, sempre la Italgas ha comprato da un’altra impresa, la Tosa srl, le reti di distribuzione nei comini di Acate, Chiaramonte Gulfi, Floresta, Santa Lucia del Mela, Sciara e Tortorici. La manutenzione è stata sempre affidata alla Euro Impianti. Dal canto loro i Cavallotti non solo si sono sempre difesi, ma hanno pure rilanciato definendosi “vittime” della mafia, per via del pizzo subito, e della malagiustizia. Hanno sempre visto i provvedimenti di sequestro come una persecuzione subita in risposta all’assoluzione ottenuta.


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