AmunìSicilia, moderati a confronto| "Crocetta non è maggioranza" - Live Sicilia

AmunìSicilia, moderati a confronto| “Crocetta non è maggioranza”

Il centrodestra siciliano riparte da #AmunìSicilia: una giornata di confronti e dibattiti a Villa Filippina. I VIDEO DEGLI INTERVENTI:  Savarino| Capezzone| Fitto| Vicari| D'Alia| Meloni.

A VILLA FILIPPINA
di
8 min di lettura

PALERMO – Si è tenuta a Palermo, a Villa Filippina, la giornata di confronto e dibattito sul centrodestra organizzata da #AmunìSicilia, Associazione moderati uniti, presieduta da Giusy Savarino, che nasce dalla voglia di riunire i moderati. Questa mattina si sono insediati i sei tavoli tematici che hanno visto amministratori, dirigenti politici, professionisti e semplici cittadini discutere di riforme, fisco, temi etici, lavoro, agricoltura e turismo, giustizia. Poi è stata la volta di due talk show: uno regionale con i capigruppo alll’Ars e i coordinatori regionali dei partiti di centrodestra, moderato da Salvo Toscano, e uno nazionale moderato da Francesco Verderami del Corriere della Sera.

“Il centrodestra ha bisogno di andare avanti – spiega Giusy Savarino – abbiamo chiesto il contributo di giovani amministratori, deputati, imprenditori per iniziare un processo programmatico che parta dalla idee riunendo tutta l’area moderata, dall’Udc a Fratelli d’Italia, trovando un humus che ci unisca”.

Alle 12 si è tenuta la presentazione del libro “Per la rivincita” di Daniele Capezzone, con Saverio Romano, Gabriella Giammanco e il giornalista di Livesicilia Salvo Toscano. “Ci sono due tipi di shock fiscale – ha detto Capezzone – quello positivo, che vorremmo noi, o quello che stanno già subendo gli italiani. Noi vogliamo invertire la rotta e il centrodestra deve sfidare un Renzi che oggi appare molto forte ma che tra qualche mese potrebbe essere giudicato più severamente. Ieri la Banca d’Italia ha rivisto in ribasso la crescita del Paese che è a -0,1. Per rispettare gli obblighi comunitari e rendere strutturali gli 80 euro serviranno tra i 20 e i 25 miliardi di euro, inoltre ci saranno le tasse da pagare. Forza Italia deve fare una scommessa coraggiosa: a Natale la siutuazione italiana non sarà brillante, tanti italiani che hanno votato Renzi o non hanno votato noi si faranno delle domande e cercheranno un’offerta politica. Noi dobbiamo arrivarci proponendo 40 miliardi di tasse in meno, tagliando la spesa. Partiamo dal taglio lineare dei sussidi alle imprese ancorandolo alla riduzione delle tasse alle imprese, potremmo così abolire l’Irap; tagliamo l’acquisto di beni e servizi della Pubblica Amministrazione che è aumentato negli ultimi quattro anni”.

“Abbiamo commesso il peccato originale di non comprendere che, più che pensare agli organigrammi di partito, bisognava dare alternative concrete agli elettori – ha detto Giammanco – dobbiamo ripartire con spirito critico. La lotta alle tasse è sempre stata il nostro punto forte, una riduzione che a Renzi non sta riuscendo perché per la sinistra è un tabù”.

“Questo libro – ha detto Romano – alimenta il dibattito del centrodestra. I tavoli tematici di oggi stanno elaborando il software di questa coalizione: i contenuti sono l’anima del centrodestra. Abbiamo lasciato il rapporto tra Pil e debito pubblico a 118 punti, oggi dopo il rigore europeista siamo al 136%. Hanno fatto ingoiare agli italiani rospi grossi come elefanti senza riuscire a far diminuire il debito pubblico. Renzi copia le peggiori tradizioni della sinistra rivendendole come le migliori del centrodestra: enuncia alcuni punti che fa dimenticare agli italiani, facendo credere che siano già stati realizzati”.

Il laboratorio politico nel pomeriggio ha visto i capigruppo dell’Ars e i coordinatori regionali dei partiti di centrodestra discutere del futuro dei moderati isolani. Il dibattito, coordinato dal giornalista Salvo Toscano, ha visto la partecipazione di Piero Alongi, deputato regionale Ncd, Giampiero Cannella, coordinatore regionale Fratelli d’Italia, Toto Cordaro, capogruppo Pid-Grande Sud, Enzo Gibiino, coordinatore regionale Forza Italia, Marco Falcone, capogruppo Forza Italia, Nello Musumeci, presidente commissione Antimafia, Rino Piscitello, coordinatore regionale Pds-Mpa, e Santi Formica, capogruppo Lista Musumeci.

“Noi abbiamo più volte battuto all’Ars il governo Crocetta – ha detto Formica – quando una minoranza, che sa di essere minoranza, va al governo, è sempre pericoloso. In Toscana la sinistra non può perdere la Regione, a meno che non si divida per beghe personali, come invece è accaduto qui. Eravamo nella stessa situazione, eppure ci siamo divisi in quattro e abbiamo regalato una non vittoria alla sinistra. Quando una forza politica non ha la maturità per governare e si ritrova un governo assoluto dato dall’elezione diretta con poteri che non ha nanche il premier, diventa un pericolo: la consapevolzza di essere minoranza li fa vivere alla giornata”.

“Questo dibattito deve essere solo il primo di una lunga serie – ha detto Cordaro – se un deputato non ha radicamento territoriale, ha l’unico obiettivo di galleggiare in un’Assemblea che duri il più possibile, garantendo una maggioranza al Presidente. Crocetta dovrebbe dimettersi e riportare la Sicilia al voto”.

“Parlare solo di Crocetta è un errore – ha detto Alongi – Crocetta non rappresenta la maggioranza dei siciliani, ecco perché il centrodesra deve battere un colpo in maniera seria. La prossima settimana eleggeremo un vicepresidente dell’Ars e dovremo farlo senza schiacciare l’occhio al centrosinistra, scegliendo una figura che rappresenti tutti noi. Se alle ultime Regionali non ci fossimo spaccati, Musumeci sarebbe oggi Presidente della Regione”.

“Nello Musumeci – ha detto Gibiino – aveva fatto un lavoro straordinario alla Provincia di Catania. Ma nel 2012, anziché pensare al bene comune, qualcuno ha pensato che il proprio bene fosse superiore a quello comune. Abbiamo presentato il programma di Forza Italia la settimana scorsa, con l’appuntamento di oggi continuiamo su questa strada. Il centrodestra, anche se non è al governo, ha mantenuto la cultura di governo”.

“Il governo nazionale è l’apice dell’anti-meridionalismo – ha detto Piscitello – ha chiesto al governo siciliano di violare lo Statuto rinunciando a centinaia di milioni di euro. Il governo Berlusconi ha sottratto 21 milioni di fondi Fas al centro-sud nella vecchia legislatura. Questo vuol dire che c’è una politica cosciente di governare contro la Sicilia, sulla quale c’è anche un terribile pregiudizio quasi razzista”.

“Per fare un nuovo centrodestra – ha detto Cannella – bisogna ripartire dalla Sicilia. L’Udc deve far capire da che parte sta, visto che qui ha sostenuto una candidatura che ha comportato danni all’Isola. Ma l’antimafia oggi è diventata a volte un alibi per nascondere errori e intenzioni. Serve un’antimafia che si traduca in atti concreti”.

“La situazione della Sicilia è difficile – ha detto Falcone – il bilancio di spesa corrente è di 14,7 miliardi, cinque in meno di sette anni fa. Stiamo discutendo della Finanziaria Ter perché dobbiamo mettere una pezza ai tagli del governo Renzi. Il governo Crocetta non ha trovato alcuna terapia, dal precariato alla formazione professionale. La piccola e media impresa potrebbe essere il volàno dello sviluppo, nel momento in cui anche Eni minaccia di lasciare la Sicilia. Enti come Esa e Iacp vanno soppressi”.

“Dobbiamo rifare il centrodestra – ha detto Musumeci – segnando una discontinuità rispetto al passato. Dovevamo essere noi a fare la rivoluzione, senza lasciarla a un comunista di una doppiezza disarmante. La società civile e la classe politica hanno marciato insieme con un patto scellerato: la società civile stazionava nelle segreterie di parlamentari e assessori, negli uffici. Il centrodestra deve essere un progetto, una sintesi di idee e valori che non possono essere quelle della sinistra. Dobbiamo tornare nelle piazze, la Sicilia è di centrodestra”.

Al dibattito ha preso parte anche l’imprenditore Tommaso Dragotto: “Bisogna puntare sul turismo restituendo fiducia nella politica”. In mattinata si sono insediati i tavoli tematici e si è tenuta la presentazione del libro di Daniele Capezzone “Per la rivincita”.

Infine il giornalista del Corriere della Sera Francesco Verderami ha moderato un talk show cui hanno preso parte gli ex ministri Giorgia Meloni (FdI), Raffaele Fitto (FI), Gianpiero D’Alia (UDC), il sottosegretario Simona Vicari (NCD), il presidente di AmunìSicilia Giusy Savarino, il senatore Enzo Gibiino (FI) e il senatore Antonio Scavone (GAL).

“Il centrodestra é in crisi di proposta politica – ha detto Fitto – non riesce più a parlare alla sua base elettorale. Se non riannodiamo i fili di questo dialogo, non riusciremo ad offrire un’alternativa. Rischiamo di non essere pronti al momento opportuno. Dobbiamo affrontare alcuni nodi: se stare al governo del Paese o no, avere un Senato elettivo oppure sopprimerlo, se rischiamo di mettere in campo un nuovo bicameralismo che blocca le riforme. Alle vicine Regionali dobbiamo arrivare scegliendo i candidati con le primarie e non litigando”. “Per ricomporre il centrodestra – ha detto Vicari – dobbiamo capire che in Italia esistono tre centrodestra: quello del mio partito, quello di Forza Italia che sta facendo le riforme senza essere al governo e quello che è contro questo governo, molto distante da noi. Non possono esserci più forze egemoni, vedremo se Forza Italia abbasserà la soglia della legge elettorale e accetterà le preferenze”.

“Se il Senato deve votare la fiducia al governo allora deve essere elettivo, altrimenti no – ha detto D’Alia – ma più la Lega ci mette le mani, peggio é. Dobbiamo superare il bicameralismo paritario e rivedere la ripartizione dei seggi che oggi é un flipper”. “Quello che non ha più funzionato – ha detto la Meloni – é l’aver privilegiato la tattica, l’interesse di partito, il difendere il posto rispetto alle idee. Questo ha portato l’elettorato a non capirci più. Dovremmo fare delle riforme in senso presidenziale e invece facciamo l’opposto. Aumentare le firme per i referendum é contrario alla nostra storia. Come si fa a restare nel Ppe dopo quanto successo nel 2012?”. “Rispetto alla Germania – ha detto Scavone – abbiamo nel Mezzogiorno italiano un terzo delle donne che lavorano. Il governo Letta ci ascoltò, anche Renzi ci ha ascoltati, ma nulla é stato fatto. Non esistono più partiti con ideali, alla Camera e al Senato ci sono forze moderate frastagliate. Il mercato interno italiano è al disastro, le grandi aziende vanno indietro. Smettiamola di beccarci a vicenda, pensiamo a rilanciare l’economia”.

“La rivincita del centrodestra può cominciare dalla Sicilia – ha detto Savarino – terra di grandi moderati. Qui il centrodestra ha perso solo quando si è spaccato, anche alle Europee abbiamo vinto. Dobbiamo ripartire dalle forze giovani sul nostro territorio. Dobbiamo passare da un’area verticistica a una che parta dalla base, da una fedeltà alla persona a una fedeltà alle idee”. “Le riforme che faremo in Sicilia – ha detto Gibiino – ci permetteranno di smantellare gli enti inutili, frutto del passato e che non possiamo più mantenere. Dobbiamo dare speranza ai giovani e agli imprenditori”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI