"Quei 150 mila euro per i funzionari" | Quelle tangenti bloccate in nave - Live Sicilia

“Quei 150 mila euro per i funzionari” | Quelle tangenti bloccate in nave

C'è anche la storia di uno strano viaggio del 2009 nelle carte dell'inchiesta sull'autorizzazione concessa dall'assessorato regionale all'Industria ad un'impresa per la costruzione di un impianto fotovoltaico a Monreale.

TANGENTI E FOTOVOLTAICO
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PALERMO – Poteva essere l’apertura del vaso di pandora e la chiusura del cerchio investigativo. Ed invece è diventato un nuovo punto di partenza. Perché i magistrati di Palermo non si sono fermati al sequestro di 150 mila euro che, secondo l’accusa, dovevano servire per foraggiare funzionari pubblici ancora da identificare.

C’è anche la storia di uno strano viaggio del 2009 nelle carte dell’inchiesta sull’autorizzazione concessa dall’assessorato regionale all’Industria ad un’impresa per la costruzione di un impianto fotovoltaico a Monreale. Un’autorizzazione agevolata, sembrerebbe, grazie alle tangenti.

Nel settembre 2009 Franco Barbetta e Ledo Pacchiarotti salgono sulla nave che collega Napoli a Palermo. Sono partiti da Firenze, dove sono in contatto con gli imprenditori toscani Luciano e Francesco Meoni. I finanzieri di Fiumicino decidono di bloccarli. Una scelta dettata da precise ragioni investigative. Barbetta e Pacchiarotti hanno addosso 150 mila euro in contanti.

Non sapremo mai a chi fossero destinati questi soldi. O meglio sarebbe stato molto più semplice se solo fosse stato possibile seguire il denaro fin dentro le tasche di coloro a cui era stato destinato. L’episodio è stato così cristallizzato nell’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pubblici ministeri di Palermo, Roberto Tartaglia e Luca Battinieri: “Luciano Meoni, Francesco Meoni e Sandro Marchesi, tutti nell’interesse e per conto delle società Airon Group ed Heliospower, dagli stessi amministrate, con la mediazione di Barbetta e Pacchiarotti (che prendevano materialmente in consegna la somma in contanti di 150.000 col compito di trasportarla da Firenze a Palermo), promettevano la consegna della predetta somma a Salvatore Grippi, affinché questi, trattenuta la parte di sua spettanza, distribuisse la rimanenza a pubblici funzionari siciliani non meglio identificati affinché compissero una serie di atti contrari ai propri doveri d’ufficio nell’ambito del procedimento amministrativo finalizzato alla realizzazione di un impianto di energia fotovoltaica nel territorio del comune di Monreale”.

L’insospettabile vigile urbano Salvatore Grippi, in servizio a Palermo dunque, avrebbe ricevuto il delicato compito di oliare il sistema. A Monreale, località dove è stato realizzato l’impianto, vivono Salvatore e Antonino Grippi, il primo è un ex consigliere comunale, il secondo un vigile in servizio nella cittadina normanna, totalmente estranei alla vicenda. A Grippi di Palermo sarebbe stata affidata la somma di denaro destinata alle tangenti. Spiccioli rispetto all’enorme giro d’affari dei Meoni che, nel solo settore fotovoltaico, contavano di investire centinaia di milioni di euro. Per l’impianto di Monreale finito sotto inchiesta ne hanno sborsato venticinque. Gran parte del denaro lo avrebbero accumulato con il business della contraffazione dei cd, venduti a milioni in Italia, senza pagare Iva e diritti Siae. Un affare su cui aveva messo gli occhi la camorra.

Da Napoli le indagini sono state trasmesse a Palermo per il capitolo monrealese. Sotto inchiesta ci sono l’ex assessore Pippo Gianni, Martino Russo e Francesca Mercenò, dirigenti dell’assessorato, Salvador Vittorioso, dipendente dell’assessorato regionale Agricoltura e foreste, il commissario Grippi, i Meoni e Marchesi, Barbetta e Pacchiarotti.

Non è la prima volta che le indagini aprono uno squarcio sul mondo del fotovoltaico. È in corso un processo a Palermo che vede imputati, tra gli altri, gli ex deputati regionali Mario Bonomo e Gaspare Vitrano. Secondo i pm, i due, assieme all’ingegnere Piergiorgio Ingrassia, che divenne il loro grande accusatore dopo avere patteggiato, erano soci in alcune nella Green srl, un’impresa con sede a Palermo, che avrebbe ottenuto dalla Regione siciliana, grazie anche all’interessamento dei deputati, le licenze per la costruzione di due impianti fotovoltaici a Carlentini, nel Siracusano. Anche in quell’indagine saltò fuori il nome della Marcenò. Ingrassia la definì un dirigente ligio al dovere, mentre alcuni colleghi stigmatizzarono il suo comportamento. Parlavano di pressione da lei esercitate per velocizzare le pratiche che interessavano i due deputati.

 


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