No Muos, proteste durante il corteo| Invasione pacifica della base Nato - Live Sicilia

No Muos, proteste durante il corteo| Invasione pacifica della base Nato

I manifestanti a Niscemi

I manifestanti, dopo aver bruciato i provvedimenti col divieto di dimora, si sono diretti davanti il cancello d'ingresso della base dove sono entrati per liberare simbolicamente gli altri attivisti che ieri erano saliti sopra le antenne. Invasione pacifica senza scontri con le forze dell'ordine.

NISCEMI (CALTANISSETTA) – Si conclude con una invasione dei manifestanti nella zona militare la marcia “No Muos” a Niscemi. Un traguardo simbolico per liberare i sette attivisti che da due giorni sono sulle antenne per protestare contro l’avvio del sistema satellitare americano. Dopo essere scesi dalle antenne, però, in due sono risaliti per iniziare nuovamente una protesta ad oltranza. Centinaia di manifestanti con le mani alzate, dopo che un gruppo ha tranciato un paio di metri della recinzione spinata che costeggia il cantiere hanno invaso la base dirigendosi verso la collina dove insistono le antenne sulle quali sette attivisti protestano da due giorni. Si sono registrati momenti di disordine che la polizia in tenuta antisommossa è riuscita a contenere, considerato anche che i manifestanti non hanno cercato lo scontro.

Alla manifestazione, il cui concentramento è partito da contrada Apa nei pressi del presidio, hanno preso parte circa duemila attivisti circa. Presenti il comitato delle mamme No Muos, alcuni rappresentanti di Libera, associazione territoriali ed ambientaliste ed una rappresentanza politica con in testa il sindaco di Niscemi La Rosa e alcuni colleghi del comprensorio, tra cui il primo cittadino di Caltagirone. Ragusa, Vittoria, Ragusa, Palagonia. Durante la marcia i protestanti hanno messo in un secchio e bruciato i 29 provvedimenti di divieto di dimora emessi nei confronti di altrettanti attivisti.

“La Sicilia non è una colonia americana”, ha detto Ignazio Corrao deputato al Parlamento Europeo, presente tra i manifestanti. “Il Muos – ha aggiunto – rappresenta un pericolo e nuoce alla salute. Chiediamo che il governo tuteli i cittadini e che venga rispettata la volontà popolare. Le autorizzazioni, quindi, devono essere revocate e subito”.

Per i sindaci che hanno partecipato oggi alla manifestazione “la battaglia non è ancora finita e i non è vero che i giochi sono fatti. Nessuno di noi rinuncerà mai alla tutela della salute dei propri concittadini”. Il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, fa intendere che dietro alla costruzione del radar della base Usa di contrada Ulmo si potrebbero celare “oscuri interessi che vanno al di là degli Stati”. E parla di intimidazioni: “Mi hanno fatto sapere che sanno tutto di me, persino che ho una nipote che è una bella ragazzina: non so se è un complimento o altro”. “Purtroppo siamo pochi i sindaci a scendere in piazza contro il Muos e ad esporci. Gli altri dove sono? Non ci sono nemmeno i parlamentari della nostra zona a difenderci. Se ci fossero i voti di preferenza forse si sarebbero esposti di più”

Gli fa eco il primo cittadino di Caltagirone Nicolò Bonanno che incita perché “dobbiamo sempre protestare. La politica nazionale deve muoversi perché con diplomazia, grazie a loro, potremmo ottenere successo. Non possiamo far finta di nulla e abbandonare tutto. Chiunque tra i rappresentanti al governo deve comprendere cosa noi stiamo facendo qui in Sicilia”.

Per Piero Gurrieri, assessore alla Legalità del Comune di Vittoria “questo territorio ha poca autonomia”. “Siamo qui a sostenere politicamente e culturalmente questa battaglia”. Poi una tirati a d’orecchie ai deputati siciliani che “non rendono ragione dovutamente a questa isola”.

Dello stesso avviso Fabio Granata, il siracusano oggi a sostegno di GreenItaly che accusa “c’è una forte mancanza di sovranità nazionale del popolo. È necessario far sentire alta e forte la voce della Sicilia che si oppone a questa colonizzazione americana. Tutto questo è doveroso. Attendiamo fiduciosi il pronunciamento del Tar che si dovrà esprimere sulla illegittimità dei vincoli ambientali”. Anche Rosario Crocetta sottolinea che “la decisione di realizzare il Muos non è di competenza della Regione”. E ribadisce Leoluca Orlando, sindaco di Palermo: “Siamo a fianco dei pacifisti che anche oggi, manifestando contro il Muos, dicono no alla guerra e dimostrano che non è vero che se se vuole la pace bisogna preparare la guerra”.

Al corteo di oggi oltre la chiusura della base Usa, dove già operano 46 antenne, e la sua trasformazione in un centro di accoglienza, di solidarietà e di pace si è ribadita una ferma condanna all’intervento israeliano nella striscia di Gaza e totale la solidarietà al popolo palestinese. Numerose le bandiere che hanno sventolato inneggiando alla pace.

Aggiornamento domenica 10 agosto

Un gruppo di attivisti del presidio permanente di contrada “Ulmo” avrebbe attaccato, la notte scorsa, la polizia che teneva sotto stretta sorveglianza la zona. Fonti vicino agli inquirenti sostengono che alcuni “black block” travisati avrebbero dato vita a una fitta sassaiola mantenendosi a distanza in modo da evitare lo scontro fisico. Per alcuni minuti c’è stata una tensione palpabile perché si temeva che altri No Muos intervenissero dal presidio a dare man forte ai più violenti. Ma la situazione è presto tornata sotto controllo, perché gli assalitori si sono dispersi tra gli alberi della sughereta niscemese. Qualche contuso tra le forze dell’ordine ma nessuno pare abbia accusato ferite, nemmeno tra i contestatori. Diversa la versione dei fatti che il coordinamento No Muos ha comunicato alla stampa, diffondendo un video in cui, nel buio, si intravedono gli agenti che tentano di fare sgomberare la base americana da un gruppo di No Muos, rimasti sotto le antenne anche dopo la conclusione della manifestazione di ieri. Gli attivisti dicono di essere stati aggrediti dalla polizia e di essere stati trascinati via di peso. Restano nel frattempo arrampicati sui tralicci della base americana di telecomunicazioni due dei sette dimostranti che la notte tra giovedì e venerdì scorsi, dopo avere forzato la recinzione, per salire sulle antenne del presidio militare. Gli altri cinque hanno preferito scendere dicendosi “liberati” dall’arrivo dei duemila dimostranti che in corteo avevano dato vita alla manifestazione nazionale con cui il movimento “No Muos” chiede “la chiusura della base e la sua trasformazione in un centro di accoglienza, di solidarietà e di pace”.


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