Cefalù, "la truffa dei ricercatori fantasma" | Laboratorio oncologico, ecco i verbali - Live Sicilia

Cefalù, “la truffa dei ricercatori fantasma” | Laboratorio oncologico, ecco i verbali

Nelle testimonianze di alcuni dipendenti ci sarebbe la prova del raggiro organizzato, secondo i pm di Palermo, dai vertici della Lato HSR Giglio per incassare i finanziamenti pubblici. Ecco le carte che hanno fatto scattare, nei giorni scorsi, il sequestro da 20 milioni.

PALERMO – “Lei si è mai occupato di ricerca?”, la domanda dei finanzieri fu diretta. Altrettanto la risposta: “Non ho mai partecipato ad alcuna attività di studio e ricerca per conto della Lato”. Eppure a parlare era un dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale di Palermo registrato fra coloro che, sulla carta, si era specializzato a Cefalù. Si tratta della città dove ha sede la società Laboratorio di tecnologie oncologiche HSR Giglio (Lato) coinvolta in un’inchiesta per una presunta truffa aggravata. La società, come anticipato da Livesicilia nei giorni scorsi, è finita sotto sequestro e prosegue la sua attività in amministrazione giudiziaria. Un sequestro per equivalente da venti milioni di euro che comprende anche le disponibilità finanziarie di tre indagati, fino a raggiungere e coprire le somme erogate e in fase di erogazione da parte dello Stato e dell’Unione europea

I nomi degli indagati sono pesanti. A cominciare da Ferruccio Fazio, ex ministro alla Salute del governo Berlusconi, e legale rappresentante della Laboratorio di tecnologie oncologiche dal 2005 al 2008. Indagati pure il successore di Fazio, e attualmente in carica, il docente universitario Antonio Emilio Scala, e Maria Cristina Messa, responsabile dei progetti di ricerca e formazione.

Mai fatta attività di ricerca, rispose l’uomo ai finanzieri del nucleo di Polizia Tributaria di Palermo. Nella documentazione inviata dalla Lato al ministero dell’Istruzione risultava, invece, che avesse svolto 2.131 ore di lavoro. Stessa cosa, o quasi, mise a verbale un altro dipendente: “Nel periodo 2006-2010 l’attività è stata quasi esclusivamente di natura clinica (esame sul paziente) e solo per un 10 per cento circa per attività di ricerca”. C’era, però, la sua firma nei fogli presenza spediti al ministero per ottenere i finanziamenti. “Sono completamente stupito che ci sia la mia firma – replicò il dipendente – Con tutta probabilità qualche mio collega mi avrà chiesto di firmarli senza farmi leggere il contenuto, circostanza che capitava soprattutto per documenti di natura amministrativa”.

Parole che aprono un nuovo fronte investigativo. Ci sarà ancora da lavorare per i pubblici ministeri di Palermo o, probabilmente, di Milano dove l’inchiesta potrebbe essere trasferita per competenza territoriale. Intanto è sulla ricerca e la formazione che ci si concentra perché sono i settori in cui si sarebbe giocata la partita della presunta truffa. Secondo i finanzieri e i pubblici ministeri Dino Petralia e Claudia Bevilacqua, la società, per incassare più soldi di quanti gliene spettassero, avrebbe gonfiato i costi di gestione di alcuni progetti. La Lato è nata per dare vita al “Polo Oncologico di Cefalù” ed è convenzionata con l’ospedale San Raffaele Giglio della cittadina in provincia di Palermo (che nulla a che fare con l’assetto societario della stessa Lato). La prima tappa è stata, nel 2008, l’apertura del Centro di Bioimmagini e Radioterapia con apparecchiature e protocolli sanitari di eccellenza. Quindi sono arrivati i finanziamenti pubblici finiti ora sotto inchiesta. Il primo contributo riguardava la ricerca di nuove tecnologie diagnostiche per la cura dei tumori e la formazione di ricercatori e tecnici di laboratorio da qualificare nello studio delle nuove tecnologie. Il secondo puntava sullo studio e il trattamento dei tumori del seno mediante tecniche altamente innovative. Il terzo prevedeva lo sviluppo di capacità diagnostiche e terapeutiche.

Uno dei requisiti per ottenere i finanziamenti statali era quello di “realizzare il progetto in un’area economicamente depressa del territorio nazionale”. Cefalù era una di queste anche se negli ultimi anni è diventata il centro di un incubatore di alta specializzazione sanitaria. Solo che, secondo i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria, le “indagini svolte hanno consentito di dimostrare che il progetto sia stato per lo più svolto a Milano e non a Cefalù”. Ancora una volta sono stati i partecipanti ai corsi a indirizzare gli investigatori: “In realtà dopo avere firmato il contratto mi fu comunicato che tutto il corso si sarebbe tenuto a Milano, i partecipanti erano trenta ma solo per 9 il corso fu svolto interamente a Milano mentre per gli altri, dopo un iniziale periodo a Milano, il corso proseguì a Cefalù”. Ed ancora. “… per quanto mi riguarda il corso, per tutta la sua durata, si è svolto a Segrate presso il Laboratorio interdisciplinare di tecnologie avanzate (Lita) e presso l’ospedale San Raffaele (reparto di Medicina nucleare, il cui primario era all’epoca Fazio). All’epoca abitavo già a Milano e sapevo che il corso si sarebbe svolto a Milano. Peraltro se avessi saputo che si sarebbe svolto a Cefalù non avrei partecipato al bando”.

 


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