L'economia del divorzio in Sicilia | Grazie Professore - Live Sicilia

L’economia del divorzio in Sicilia | Grazie Professore

Undici meno un quarto, è l'ora della mail. Il Professore Mario Centorrino inviava i suoi consueti commenti a LiveSicilia per la pubblicazione domenicale. Né lui né noi sapevamo che, in questo caso, si trattava di un saluto definitivo. Con la gioia di averlo conosciuto e il dolore di avergli detto addio, pubblichiamo il suo ultimo articolo.

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Di separazioni e divorzi si è recentemente trattato su questo giornale (vedi Live Sicilia 3 agosto 2014). I dati danno indicazioni contraddittorie: in Sicilia dal 2008 al 2012 i maschi divorziati sono aumentati (da 17,1 mila a 22,3 mila). Le donne dal 29,1 al 35, 9. Lo scarto tra i due valori è dovuto alla maggiore sopravvivenza delle donne rispetto agli uomini. Ma il numero dei divorzi si mantiene sostanzialmente stabile. 3440 nel 2012 contro i 3185 del 2007. La crisi economica sta mettendo a dura prova la stabilità delle relazioni familiari? Da un lato è indubbio che l’impoverimento rappresenti un fattore di stress per le famiglie: riesce piuttosto agevole individuare presso i nuclei familiari poveri una quota di conflittualità e disagio relazionale più elevati rispetto a quanto rilevabile nella popolazione complessiva. Si pensi, ad esempio, al tasso di separazioni e divorzi delle famiglie prese a carico dalla Caritas: notevolmente più elevato rispetto a quanto registrato nella popolazione complessiva.

Su cento utenti che si rivolgono alla Caritas il 15,4% è separato o divorziato mentre nella popolazione complessiva tali valori sono sensibilmente inferiori: solo il 5,1% della popolazione residente in Italia è separata o divorziata. Punto di domanda. La rottura dei legami familiari dovuta alla conflittualità dei coniugi è una delle cause che spingono verso un percorso di povertà? O è la povertà che induce alla rottura familiare? Le testimonianze sulla questione non sono concordi. Alcune ricerche individuano un peggioramento nel livello di relazioni sociali in seguito al progredire delle condizioni di disagio economico che invece secondo altre tesi possono rinsaldare l’unità familiare. L’osservazione diretta ci dice che con il progredire dell’impoverimento economico alcune consuetudini sociali vengono meno, si deve rinunziare ad alcune spese di carattere personale o sociale, gli amici si allontanano, si determina un maggiore isolamento.

Dall’altro lato, si può invece rilevare un rafforzamento dello spirito di corpo della famiglia, un ravvicinamento con alcuni soggetti ed anche una crescente disponibilità all’aiuto da parte del territorio comunale (parrocchie e vicinato) (Caritas, rapporto 2014 sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia). Qualche ulteriore osservazione. Non è detto, intanto, che i conflitti familiari portino necessariamente al divorzio, una pratica che ha un costo che presuppone quai sempre (95%) l’onere per il padre di un assegno di mantenimento il quale inevitabilmente riduce il suo reddito personale. Così come incide nell’economia del divorzio l’assegnazione della casa alla moglie ( 40%). Ovviamente non va trascurato un profilo importante del tema.

Quanto incide l’educazione cattolica e le reazioni del contesto sociale su una decisione di divorzio? Sicuramente quella di cui parliamo è una variabile che può contrastare disagi economici sopravvenienti o introdurre gradi di sopportazione. I numeri sembrano dire che la contraddizione tra chiesa e divorzio non è affatto superata. Tornando all’economia del divorzio, le cronache ci raccontano situazioni drammatiche relative a i divorzi con riferimento alla cosiddetta esclusione abitativa, un fenomeno che oggi ispira libri e film. Con la crisi economica la situazione di esclusione abitativa per i divorziati, in particolare per gli uomini, vanno crescendo: aumentano coloro che dichiarano di non avere un domicilio stabile; dormono da amici, o in rifugi di fortuna, in macchina o in strada.

E’ interessante notare come la condizione abitativa possa essere considerata nei divorzi come indicatore del livello di impoverimento. Andiamo a concludere. Sembra più alto rispetto a prima, in una situazione di crisi, il costo del divorzio. Resta aperta la domanda chiave: si divorzia anche perché si è diventati poveri o si diventa poveri anche perché si divorzia? Ogni interessato, probabilmente, avrà una sua risposta personale.

 


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