Il grande sonno |della politica catanese - Live Sicilia

Il grande sonno |della politica catanese

Destra, sinistra, centro: a Catania la politica con la "P" maiuscola non c'è. E' assente dai grandi temi perchè concentrata alla ricerca forsennata del consenso elettorale. E, poi, c'è anche il "fattore Bianco".

CATANIA. Da epico laboratorio politico degli anni ottanta e novanta a banale contenitore di sigle. Dalla primavera al rigido autunno. Sono tempi duri per la politica etnea. Per quanto ci si sforzi di cercarne un barlume, di politica con la “P” maiuscola a Catania non vi è più nemmeno l’ombra. Da destra a sinistra, sembra essersi dissolto tutto. Sarà che la gente appare sempre più distaccata. Sarà pure che i tempi di spending review finiscono col rispecchiare tutte le difficoltà di avviare un percorso di rilancio efficace della città. Sarà tutto quello che volete: ma alle falde dell’Etna la grande assente resta la politica. Umiliata e ridotta, ormai, unicamente a ricerca del consenso: una sorta di aritmetica elettorale che ha tagliato fuori da qualsiasi contesto le ferite aperte del territorio. I dibattiti non sono vuoti: semplicemente non ci sono. L’agorà della dialettica politica è deserta.

Una delle tesi più interessanti sul perché di questo momento è quella chiama in causa il fatto di aver assistito lo scorso anno, con l’elezione a sindaco di Enzo Bianco, alla sommatoria di partiti e partitini entrati tutti a far parte della maggioranza: un pò per evitare lo “scherzetto” del 2005 (quando Scapagnini la spuntò proprio su Bianco), un pò per aderire a tutti costi ad un progetto vincente. Un coinvolgimento totale. Con persone fidate. A restare fuori sono rimasti in pratica solo alcuni pezzettini di centrodestra ed un briciolo di autonomisti. Una cooptazione che ha finto col creare una anomalia tutta catanese dove tutti sono d’accordo con tutti. Ma, è chiaro, questa è solo una sfaccettatura della faccenda. Mica la colpa.

Inevitabile, invece, che l’humus della politica catanese finisca allora col ridursi a semplice rizollamento del terreno. La stessa opposizione consiliare è parsa finora inconsistente. Con l’unico spunto di “gloria” limitato al festeggiare con ironia l’anniversario dell’abbattimento del Ponte Gioeni. Davvero troppo poco. Ma è sulle questioni legate allo sviluppo che la politica (sempre quella con la “P” maiuscola) dovrebbe essere in grado di rendersi autorevole. Di prendere quantomeno una posizione. Persino l’agguerrito (in quasi tutto il resto dello stivale) Movimento 5 Stelle a Catania non arriva ad essere nemmeno una pistola che spara a salve.

Eppure, vi sono urgenze sulle quali andrebbero aperte alcune considerazioni. Il fatto che in città non vi sia al momento alcun cantiere comunale. O, che si sappia nulla o poco sulla programmazione dei Fondi comunitari 2014/2020. Che i servizi (a proposito di spending review) arranchino: vedi l’esempio degli asili nido decimati nelle iscrizioni per una questione di rette da pagare oppure delle difficoltà legate all’ambito della gestione rifiuti (ma qui moltissimo dipende dalla Regione) che ha portato anche a strascichi giudiziari. Risulta persino sterile tornare a parlare di Corso Martiri della Libertà: una idea di rilancio che non parte e non può partire semplicemente perché non c’è mercato. Perchè il poco mercato che c’era è stato stritolato dalla crisi. E prova ne sono le centinaia di concessioni edilizie approvate ma mai ritirate. Ma il non parlarne finisce col diventare un pò come mettere la polvere sotto il tappeto. Ecco perchè il grande sonno non può più continuare.

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