Formazione, il dossier della Cgil |Chi sono gli 8.000 lavoratori - Live Sicilia

Formazione, il dossier della Cgil |Chi sono gli 8.000 lavoratori

Un dossier del sindacato fa le pulci al comparto in Sicilia: appena il 52 per cento degli addetti è impiegato nelle reali attività didattiche. Il resto sono amministrativi e dirigenti. "Sugli ex sportelli multifunzionali si è navigato a vista. La Corsello inattendibile e inaffidabile. La Scilabra? Meglio di Bruno, ma spesso ci sono solo annunci".

Il sindacato: "Il governo naviga a vista"
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PALERMO – Un esercito che sfonda agilmente il tetto degli ottomila lavoratori assunti a tempo indeterminato, di cui soltanto il 52 per cento impiegati nelle attività di insegnamento. Il resto finisce in amministrazione e nei ruoli di vertice degli enti. E’ il variegato mondo della formazione professionale targata Sicilia, per il quale oggi è stata una giornata di passione e proteste. A fare le pulci a un settore che è diventato croce e delizia dei siciliani è stata la Cgil, con un dettagliato dossier di 26 pagine che illustra tutte le falle del sistema. Tante le “mancate risposte” secondo il sindacato: dal potenziamento degli uffici, limitatosi a uno spostamento di 40 dirigenti, alla mancata attuazione della cosiddetta “mobilità orizzontale” tra ente ed ente. Nessun “progresso accettabile” neanche sul fronte dei saldi agli enti per gli avvisi 1 e 2 (progetti conclusi nel settembre 2013), che darebbero ossigeno ai lavoratori.

I numeri del comparto parlano di 8.093 operatori iscritti all’albo (3.745 uomini e 4.348 donne) per 212 enti, di cui 4.248 impegnati nella cosiddetta “Area funzionale dell’erogazione”. Sono quelli che materialmente entrano nelle aule a insegnare mestieri e discipline sparsi per le nove province siciliane. Si dividono in ‘Formatori’, ‘Tutor’ e ‘Orientatori’ e sono il motore di una macchina che spesso non viene guidata nel modo giusto. poco più di 3.300 (circa il 42 per cento) sono i dipendenti che si occupano di amministrazione, logistica e servizi di supporto. Si occupano di gestire il personale e la contabilità, ma anche di progettare, organizzare e promuovere i corsi. Ad alcuni di loro spettano compiti di controllo e rendicontazione. Aspetto fondamentale, quest’ultimo, per ottenere gli agognati finanziamenti regionali. L’ultima categoria è quella dirigenziale: in queste vesti ci sono sono complessivamente 502 persone.

Soltanto un terzo dei dipendenti di questo settore (2.339) vanta una laurea nel suo curriculum, mentre il gruppo più grande è quello dei diplomati: 5.081, pari al 63 per cento. La restante parte ha in tasca una licenza media, o addirittura elementare. La fascia di età più presente è quella che va dai 45 ai 54 anni (complessivamente 2.785). La fascia tra i 55 e i 64 anni vede 2.223 lavoratori, quasi quanto i dipendenti con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni (2.165). Gli over 64 sono appena 130, ma il dato che salta più all’occhio sono gli appena 790 addetti con un’età pari o inferiore ai 34 anni.

Il dossier della Cgil fa anche la cronistoria di una vertenza iniziata nell’aprile 2013 e che da allora, secondo il sindacato, “non fa passi avanti”. Da quello sciopero del 30 aprile 2013 al tavolo permenente sulla formazione insediatosi il 16 maggio, passando per sit-in, cortei e incontri sindacali: “Temi uguali, allora come oggi – scrive la Cgil – e stesse incapacità del governo di dare risposte”. Quelle stesse risposte che la Cgil dice di avere nella sua proposta fatta da dieci punti per la risoluzione del problema della formazione professionale: l’apertura di un tavolo di crisi nazionale per l’intero comparto, lo sblocco delle risorse dovute agli anti di formazione, l’avvio di un piano formativo pluriennale, la riorganizzazione degli uffici, un piano di incentivi all’esodo e di riallocazione degli esuberi e un sistema di vigilanza sul mantenimento dei requisiti previsti dall’accreditamento. Nel disegno di Gcil e Flc Cgil anche un piano per la riqualificazione del sistema e la certificazione delle competenze, da attuare insieme con le università siciliane, e un nuovo sistema formativo “capace di legare il settore all’effettivo bisogno delle aziende”.

Capitolo a parte per la vicenda degli ex sportelli multifunzionali e dei 1.753 operatori. “Su questo settore il governo ha navigato a vista – dice il sindacato – senza raggiungere alcun approdo, mentre per i lavoratori c’è stata una parabola discendente drammatica”. Durissimo il giudizio sull’ex direttore del dipartimento Formazione professionale, Anna Rosa Corsello, che ha lasciato il suo incarico “non per la sua incapacità e inefficienza – scrive il sindacato – ma in seguito alle polemiche per il flop day”. Per la Cgil la Corsello “si era dimostrata sempre più inattendibile e inaffidabile, e forse non più capace di trovare le soluzioni necessarie”, anche perchè “sovraccaricata dal lavoro aveva rallentato le soluzioni”. Parole di fuoco che il sindacato pronuncia “al di là della vicenda flop day”. Il caso legato al Piano Giovani scoppiato in piena estate, tuttavia, secondo la Cgil sembra essere il solo cruccio dell’amministrazione regionale, che tiene ancora chiuso nel cassetto, dopo l’apprezzamento della giunta, il ddl sulla riforma del settore della formazione professionale. “Abbiamo fatto le nostre osservazioni a quel testo – dicono da via Bernabei – suggerendo modifiche, ma non abbiamo avuto alcun riscontro. Il solo problema del governo pare essere il flop day”.

Giudizi netti sulla Corsello, e sull’assessore Scilabra? Sulla conoscenza del sistema “sembra un passo avanti” rispetto al collega di giunta Giuseppe Bruno “ma tutto è da verificare – avvertono dalla Cgil – e spesso si tratta di annunci e tutto rischia di colare a picco nella ‘tempesta perfetta’ del flop day”.


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