Pulizia negli uffici pubblici | Un flash mob per il lavoro - Live Sicilia

Pulizia negli uffici pubblici | Un flash mob per il lavoro

Ci sono 50 mila posti a rischio. Ad organizzare la manifestazione sono gli addetti al settore pulimento che effettuano servizio presso assessorati regionali ed enti pubblici che rischiano di rimanere a spasso.

Fisascat Cisl Sicilia
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PALERMO – Un flash mob, scope alla mano, per protestare contro un’emorragia di posti di lavoro dalle proporzioni sconfortanti. Ci sono 50 mila posti a rischio. Ad organizzare la manifestazione sono gli addetti al settore pulimento che effettuano servizio presso assessorati regionali ed enti pubblici che rischiano di rimanere a spasso. L’appuntamento è per mercoledì, alle 9 e 30, davanti all’Assemblea regionale siciliana dove contestualmente è prevista un’audizione innanzi alla commissione Cultura, Formazione e Lavoro richiesta dalla Fisascat Cisl. I lavoratori si fermeranno per alcuni minuti e alzeranno i loro strumenti di lavoro – le scope – al cielo per denunciare l’immobilismo della politica, tanto preoccupante quanto incomprensibile.

I lavoratori resteranno davanti all’Ars per tutta la mattinata in sit in. L’obiettivo della Fisascat Cisl Regionale Sicilia è quello di accendere i riflettori sulla delicata vertenza che sta coinvolgendo le centinaia di lavoratori del settore pulimento che, da anni, fanno servizio presso gli assessorati regionali e i loro relativi dipartimenti e che, oggi, rischiano di perdere il posto di lavoro.

“Sembrerebbe, infatti – spiega Mimma Calabrò, segretario generale Fisascat Cisl – che l’intendimento del Governo regionale sia quello di non avvalersi più di questi lavoratori. Nel contempo, però, non è ancora chiaro come voglia assicurare l’espletamento del servizio in questione”.

Una battaglia in difesa della dignità dei lavoratori che vede schierati i vertici regionale e nazionale del sindacato. Dure le parole di Giovanni Pirulli, segretario generale aggiunto Fisascat Cisl: nazionale: “Si devono trovare tutte le soluzioni necessarie per scongiurare il pericolo che tante amministrazioni locali possano fare scelte miopi che produrrebbero migliaia di nuovi disoccupati”. “È indubbio che la conseguenza di tale determinazione sarebbe quella di non poter garantire occupazione ai lavoratori – aggiunge la Calabrò -. Le conseguenze sarebbero devastanti visto che sono circa 50.000 i lavoratori del settore in tutta la Sicilia. Pur convenendo sulla necessità che si portino avanti strategie mirate alla razionalizzazione dei costi, alla lotta agli sprechi e al taglio dei costi – prosegue – la Fisascat non può esimersi dal rappresentare forti perplessità sulla fattibilità del percorso che il Governo sembrerebbe voler intraprendere”

“Laddove la politica decidesse di procedere con processi di internalizzazione dei servizi – continua Pirulli – rivendichiamo la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori occupati già negli appalti. Invece di tagliare posti di lavoro, il Governo e le amministrazioni locali dovrebbero pensare a sviluppare servizi che siano produttivi e nei quali poter utilizzare i lavoratori attualmente occupati fornendo loro percorsi di riqualificazione professionale”

Per Mimma Calabrò “una terra come la nostra di certo non può permettersi né di creare altri bacini di disoccupati né di aggravare ulteriormente la spesa pubblica attraverso l’erogazione di ammortizzatori sociali che non possono essere intesi come ‘panacea’ di tutti i mali. Il dramma riguarda lavoratori che percepiscono poche centinaia di euro al mese, spesso monoreddito. È dovere delle Istituzioni e delle parti sociali trovare soluzioni che tutelino le fasce più deboli della società attraverso strategie che scongiurino il pericolo di innescare meccanismi di macelleria o, ancor peggio, cannibalismo sociale”.

Pertanto, conclude Pirulli “ci batteremo affinché la politica si assuma la responsabilità di fare scelte che garantiscano l’occupazione perché non è accettabile che le scelte dei pubblici amministratori producano discriminazione tra i lavoratori, generando nuovi precari e incrementando il disagio sociale”.

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