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La maggioranza del tutti contro tutti

La giornata politica. Governatore e cuperliani del Pd ai ferri cortissimi. Scoppia anche il caso Agnello. E la palla adesso passa a Roma

La giornata politica
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PALERMO – “Crocetta dica al parlamento se ritiene di avere ancora la fiducia di una sempre più presunta e sempre meno reale maggioranza”. La richiesta arriva in serata da parte dei deputati della Lista Musumeci. E appare per lo meno legittima al termine di una giornata in cui l’impressione è quella di una guerra tutti contro tutti tra le macerie di quella che è stata la raffazzonata maggioranza di governo.

A dare fuoco alle polveri sono stati ieri sera i cuperliani del Pd. La corrente di Cracolici, Crisafulli e compagni ha chiesto la testa dell’assessore Nelli Scilabra, invitando Crocetta “a togliere dall’imbarazzo” Pd e maggioranza, dove in diversi sarebbero tentati di votare le mozioni di censura presentate contro la studentessa-assessora da grillini e centrodestra. Quel centrodestra che oggi presentando la mozione ha parlato di governo di “incapaci”.

Crocetta non ha gradito. E c’era da spettarselo. Il governatore ha ribadito la sua difesa a oltranza della Scilabra, passando al contrattacco. “Nessuno si può concedere il lusso di dare ultimatum. La Scilabra è un assessore che si è opposta al malaffare. Vogliono cacciarla? Perché non hanno cacciato Genovese?”, ha detto Crocetta. È stato Antonello Cracolici a rispondergli caustico su Twitter: “Crocetta da Genovese ha preso i voti e gli ha dato un assessore fino a 5 mesi fa. Adesso fa la morale. Ma mi faccia il piacere!”. Se questa è una maggioranza, verrebbe da dire.

Il presidente, pur non chiudendo in astratto all’idea di rimpasto, ha detto chiaramente che la soluzione pensata dal partito non gli sta bene affatto. “Tutto il problema può essere avere un assessore di Crisafulli? E poi non era un indesiderabile per il partito Crisafulli? Allora non è un rimpasto, è un tentativo di restaurazione che non possiamo accettare”. Mirello ha risposto con la sua cifra: “Crocetta mi definisce indesiderabile? Se lo dice lui… mi sento sollevato. Mi sarei preoccupato del contrario, ma il pericolo è scampato”.

Insomma, giù le mani da Nelli e piano con le richieste, dice Crocetta prima di partire da Roma. Dove il governatore dovrebbe affrontare coi vertici nazionali del Partito democratico la sempre più ingarbugliata situazione siciliana. Che oggi s’è complicata ancora di più.

Come un fulmine a ciel sereno, infatti, è spuntata un’altra mozione di censura a un assessore della squadra di Crocetta, cioè Roberto Agnello, espressione della corrente Areadem di Giuseppe Lupo. L’assessore è accusato di avere “disatteso quanto stabilito in Seconda commissione” su Riscossione Sicilia. E a firmare l’atto di accusa ci sono anche i deputati della maggioranza, due dell’Udc (La Rocca e Ragusa) e due del Pd (i “giovani turchi” Panepinto e Raia). La frittata è completa.

“Mi sono stufato di subire. Non sono disponibile alla modifica del mio programma di governo rivoluzionario”, taglia corto Crocetta. Che gode della copertura del’ala renziana del partito e che in ogni caso sta preparando le sue contromosse.

Le difficoltà del governatore sono testimoniate anche dal sondaggio di Datamedia, che lo vede penultimo per gradimento tra i presidenti di Regione italiani. Ma il timore nella maggioranza è che lo scontro totale finisca per risucchiare tutti. Oggi il Pd avrebbe dovuto riunire il suo gruppo, ma il vertice è saltato. Dovrebbe andare in scena domani mattina, ma il clima non si preannuncia dei migliori, in una coalizione che somiglia sempre più a una maionese impazzita.


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