Velardi e D'Arrigo, omicidi irrisolti |La svolta dai test della Scientifica - Live Sicilia

Velardi e D’Arrigo, omicidi irrisolti |La svolta dai test della Scientifica

Giuseppe D'Arrigo e Maria Concetta Velardi

Il punto sulle indagini svolte dalla Squadra Mobile. E' ancora avvolto nel mistero il delitto consumatosi al cimitero lo scorso 7 gennaio. Allo stesso modo quello del pescatore 90enne di Picanello, trovato con un coltello conficcato in gola a fine maggio.

Indagini serrate
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CATANIA – Non hanno ancora un nome gli assassini di Maria Concetta Velardi e Giuseppe D’Arrigo. Due delitti efferati su cui sta indagando la Squadra Mobile di Catania: un lavoro che non si è fermato nemmeno un secondo in questi mesi. Dal 7 gennaio per l’anziana donna uccisa al cimitero di Catania e dal 23 maggio per il pescatore 90enne di Picanello, trovato con un coltello conficcato in gola nel suo appartamento di via Principe Nicola.

La svolta alle due inchieste la potranno dare gli esiti degli esami su tracce biologiche ritrovate nelle due scene del crimine. Il sopralluogo è la fase più delicata di ogni indagine su un omicidio. Il Gabinetto regionale della Polizia Scientifica di Palermo ha nei suoi laboratori elementi probatori cruciali per determinare il volto dell’assassino. E i risultati potrebbero dare conferma ai sospetti degli inquirenti, ma potrebbero allo stesso modo anche aprire nuove piste. La Squadra Mobile, diretta da Antonio Salvago e sotto il coordinamento della Procura guidata da Giovanni Salvi, non sta lasciando nulla di intentato. Ma andiamo per ordine, e facciamo il punto sulle due indagini.

Fabio Matà vicino alla tomba di famiglia

Delitto Velardi. Nel fascicolo numero 137 del 2014 sono iscritti 5 indagati: Fabio Matà, figlio della vittima che riveste in questo procedimento il doppio ruolo di indagato e parte offesaMichele Mascali, 75 anni, il 37enne Agatino Dottore. E una coppia di romeni, 36 anni lui e 35 lei. Un punto va chiarito: si tratta di un atto dovuto, perchè i cinque hanno dovuto effettuare degli “esami irripetibili” e la normativa stabilisce che “in casi di accertamenti tecnico scientifici per tutela e interesse della persona è necessaria l’iscrizione al registro degli indagati”.

 

I rilievi sulla scena del crimine

Ai laboratori di Palermo si stanno analizzando diversi “reperti”, ma è il capello trovato nelle mani di Maria Concetta Velardi la prova chiave. Una volta prelevato il dna sarà comparato. Oltre all’indagine “ufficiale”,  ne stanno svolgendo una parallela i detective ingaggiati dall’ufficio legale di Giuseppe Lipera, che difende il figlio della vittima. A questo giallo stanno lavorando, sempre per conto di Fabio Matà, anche una criminologa, un medico legale e l’ex generale dei Ris, Luciano Garofalo. Maria Concetta Velardi fu trovata dal figlio in una pozza di sangue, in un vialetto a pochi metri dalla tomba di famiglia. Il cranio è stato fracassato con una grossa pietra lavica. Fabio Matà si era allontanato per portargli il caffè, quel bicchierino di plastica è rimasto intatto davanti alla tomba per giorni. Altro particolare inquietante:  le scarpe trovate lontane dal teatro del delitto, ben posizionate sopra il muretto di una tomba. Un atto di lucidità dell’assassino. Anche le calzature sono state analizzate dai microscopi della polizia scientifica.

Alcune tracce davanti all'uscio di casa di Giuseppe D'Arrigo

Delitto D’Arrigo. Nessun segno di effrazione in via Principe Nicola. Chi ha ucciso lo zio Pippo D’Arrigo, il pescatore novantenne di Picanello, è entrato a casa senza difficoltà. Un elemento che ha immediatamente portato a sussurrare tra i vicini di casa e nel quartiere che l’autore dell’omicidio potesse conoscere la vittima. Una conclusione, forse, fin troppo affrettata. Quanti topi d’appartamento svaligiano interi appartamenti senza scassinare porte e serrature. Quella mattina del 23 maggio scorso qualcuno ha inforcato il fendente e ha colpito alla gola l’anziano, lasciando il coltello conficcato al collo. Lo hanno trovato così gli investigatori della sezione Omicidi della Squadra Mobile: avvolto dal suo stesso sangue. Le tracce ematiche sulla scena del crimine, ogni traccia biologica su quella stanza è entrata a far parte, insieme all’arma del delitto, degli elementi da sottoporre all’esame tecnico scientifico. Gli agenti della Squadra Mobile hanno anche analizzato e passato al setaccio tutti i filmati dei sistemi di videosorveglianza della zona: su questo fronte però sembrerebbe non sia emerso alcun elemento utile per identificare la mano assassina. La chiave di volta potrebbe essere contenuta nel materiale biologico che sta esaminando la polizia scientifica di Palermo.


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