Tari, fumata nera in Consiglio |Manca ancora il numero legale - Live Sicilia

Tari, fumata nera in Consiglio |Manca ancora il numero legale

Non passa la delibera sulla tariffa relativa ai rifiuti. Dopo la seduta di ieri, saltata per mancanza di numero legale, anche quella di oggi è andata a vuoto. Nonostante bastassero 18 consiglieri.

 

CATANIA – Nervi tesi in Consiglio comunale, chiamato a votare le tariffe per la Tari (la tassa sui rifiuti) per il 2014. La delibera dell’amministrazione, sulla quale ieri sera si sono consumate non poche polemiche, è naufragata anche oggi pomeriggio per mancanza di numero legale (appena 11 i presenti), nonostante bastassero appena 18 consiglieri presenti. Un chiaro segno del disagio di molti esponenti dell’assemblea, di maggioranza come di opposizione, non convinti che, a fronte di importanti economie nella gestione totale del servizio, la riduzione da applicare alla bolletta sia di appena il 1.5 per cento. Una percentuale irrisoria che mantiene elevata la tariffa per un servizio non certo efficiente.

Per questo, da più parti, si sono alzate voci di protesta, alcune diventati ordini del giorno, per l’esigua riduzione della tassa a fronte di un servizio affatto efficiente, con percentuali di differenziata ridicole e ancorato a sistemi definiti da più parti inefficaci (come quello dei cassonetti). Una situazione già nota, sulla quale tanto è stato dibattuto negli scorsi mesi e sulla quale l’amministrazione si è impegnata a intervenire. In futuro però. Attualmente, le mani sono legate da un appalto quinquennale in scadenza nel 2016 e, inoltre, la normativa nazionale prevede che il Comune assicuri la copertura integrale dei costi che deve sopportare per la gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Ma c’è chi è convinto si possa approfittare di queste mini economie per migliorare il servizio, piuttosto che per una riduzione della tariffa irrisoria. Come Vincenzo Parisi, esponente di Grande Catania e presidente della Commissione Bilancio, che promette battaglia. “Comprendiamo che non aumentare le tasse, anzi, prevedere una riduzione, seppur ridicola, sia utile alla politica – afferma. Ma in questo modo – prosegue – l’anno prossimo ci troveremo nuovamente di fronte a costi immensi per servizi inefficiebnti”.

L’idea di Parisi è quella di utilizzare il milione circa che consente all’amministrazione di abbassare la tariffa, per avviare politiche che potenzino, ad esempio, la raccolta differenziata, attraverso educazione e comunicazione. “In questo modo – continua il consigliere di opposizione – potremmo realizzare una reale politica ecologica e, conseguentemente, veri risparmi. Insomma – conclude – capiamo la politica ma occorre amministrare con lungimiranza”.

Anche il consigliere del Pd, Niccolò Notarbartolo, è intervenuto in aula sull’esiguità della riduzione della tariffa a fronte, stavolta, non tanto del servizio inefficiente, quanto piuttosto per le economie realizzate lo scorso anno. Arrivando alla stessa conclusione. “Purtroppo a Catania anche quest’anno il costo complessivo del servizio è cresciuto (da 69 milioni e trecentomila a 70 milioni di euro) – afferma -ed i cittadini si troveranno a dover pagare una sempre maggiore tassa sui rifiuti. Questo disagio è fortunatamente alleviato dal fatto che lo scorso anno il Comune ha tassato i cittadini più del dovuto, a causa di un’errata previsione del costo del servizio, e si è trovato ad accertare 2 milioni di euro in più rispetto a quelli necessari per la copertura. È stato deciso che circa la metà del maltolto (nel senso delle somme indebitamente incassate) verrà restituita ai cittadini con una diminuzione dell’1,50% delle tariffe. Questo produrrà un alleggerimento simbolico della tassa (1,50 euro ogni 100 euro pagate!). Quello di oggi è un atto dovuto perché è conseguenza del piano dei costi frutto dell’attuale gestione. E’ chiaro che un vero abbassamento delle tasse potrà avvenire solo se si ottengono dei risparmi sui costi che, a giudicare dal dettaglio delle spese, probabilmente si sarebbero potuti ottenere immediatamente”.

Le somme alle quali fa riferimento riguardano aumenti del costo del vestiario, costi del carburante, bl’acquisto dei beni di consumo, ecc, tutte voci aumentate rispetto all’anno scorso, eppure non foriere di alcuna riduzione del servizio. “E’ proprio necessario – domanda Notarbartolo -spendere 90.000 euro per il vestiario delle poche decine di addetti comunali della Nettezza urbana rimasti? Perché aumentano di oltre 200.000 euro i costi del gasolio se abbiamo sempre meno mezzi a disposizione? Perché i costi per gli acquisti di beni di consumo aumentano di 600.000 euro? Perché l’economo deve avere un fondo di 40.000 euro e non più di 15.000? In attesa di un nuovo appalto che abbatta costi di raccolta e di discarica non si sarebbe potuto intervenire su questi piccoli sprechi? Per questo ritengo che, anziché restituire una somma risibile che, aldilà del significato politico che ben capisco, incide pochissimo sulle tasche dei cittadini, sarebbe stato preferibile investire queste somme per migliorare le prospettive future del servizio”.

 


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