Mafia, sventati due omicidi |Salvi: "Sicari bloccati prima dell'agguato" - Live Sicilia

Mafia, sventati due omicidi |Salvi: “Sicari bloccati prima dell’agguato”

Da Sx Angelo Santo (Cc), Salvago (Mobile), Questore Longo e il procuratore Salvi

Di Laura Distefano La retata, eseguita da polizia e carabinieri, ha portato al sequestro di armi. Decapitato il clan Toscano Mazzaglia.  I NOMI DEI FERMATI. Quella scia di sangue iniziata con Fifiddu...

ADRANO –  Tra Adrano e Biancavilla siamo nel pieno di una guerra di mafia. Una di quelle faide sanguinarie dove piovono pallottole a raffica. Il sequestro dell’arsenale di qualche giorno fa tra Adrano e Biancavilla era solo un piccolo puntino della complessa attività investigativa scattata con l’omicidio di Alfredo Maglia, ammazzato l’anno scorso, che ha portato al fermo di sei persone, tutti presunti appartenenti al clan Toscano Mazzaglia, referenti sul territorio dei Santapaola Ercolano. In manette Giuseppe Maglia, 35 anni, Roberto Maglia, 27 anni, rispettivamente i fratelli del “nuovo reggente” del clan assassinato, un altro parente Giuseppe Maglia, 31anni, insieme a Davide Santangelo, 24enne e Riccardo Cantone, 25enne. I Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno fermato Placido Toscano, 65enne, accusato di estorsione. Uno è attualmente latitante, è sfuggito alla cattura perchè si presume sia all’estero. Le forze dell’ordine hanno fatto scattare le manette affinchè la scia di sangue, partita con l’uccisione di Fifiddu nel “triangolo della morte”, smettesse di scorrere.

Il Procuratore Giovanni Salvi è stato chiaro: “Abbiamo elementi probatori che ci fanno pensare che i tre fermati della scorsa settimana stavano per colpire un obiettivo”. Enzo Cardillo, infatti, nella tasca del giubbino aveva una pistola con il colpo in canna. “E questo è un segno evidente – aggiunge il dirigente della Squadra Mobile, Antonio Salvago – che stavano per colpire”. Insomma i kalashnikov e i mitragliatori trovati nel forno servivano al gruppo di fuoco per un imminente omicidio. Si doveva colpire iun esponente apicale del sodalizio avverso al gruppo dei Mazzaglia le cui redini erano state prese da Alfredo Maglia, sostituito da qualche mese proprio dal nipote Alfio Cardillo, fidanzato con la sorella dell’autista del boss assassinato, Nicola Gioco, anche lui ucciso a gennaio. Una risposta all’agguato mortale di Agatino Bivona.

Le intercettazioni hanno permesso di seguire quasi in diretta la fase esecutiva dello “scavo” per recuperare le armi necessarie al delitto. Morti a sequenza per “il controllo del territorio” spiega ancora Giovanni Salvi. Le cimici rilevano la frase “curare il giardino”, da qui il nome dato alla retata “Garden”: mantenere il pieno potere di controllo del territorio di Biancavilla necessitava, viste le fibrillazioni, una prova di forza militare.

Insomma la polizia è riuscita a sventare un omicidio, il gruppo di fuoco stava per agire. Un altro delitto era già stato pianificato la scorsa primavera: Gaetano Musumeci e Giuseppe Maglia, il 31enne, erano pronti a uccidere un uomo di “livello” della cosca che vive al Nord Italia. L’azione criminale, però, non è mai stata portata a termine per la pressione creata dall’inchiesta in corso. “Eccezionale – afferma il pm della Dda e titolare dell’inchiesta, Andrea Bonomo – la sinergia tra polizia e carabinieri dimostrata in questa indagine. Ora abbiamo dovuto agire in fretta perchè c’era il pericolo imminente che Roberto Maglia volesse fuggire all’estero. Ed anche l’altro fratello aveva pianificato di scappare”.

Per un po’ di mesi avevano smesso di sparare, avevano lasciato che le acque si calmassero, ma ora avevano deciso di tornare ad ammazzare. La cosca era armata fino ai denti: mitragliatori, kalashnikov e pistole. Nel corso della retata avviata sabato dalla Squadra Mobile, dalla Polizia del Commissariato di Adrano e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Catania, in una casa rurale nella disponibilità di Riccardo Cantone sono stati sequestrati due fucili carichi a pallettoni, di cui uno con canna e calcio mozzati, altre munizioni e un revolver.

Questa inchiesta si “incastra” in una faida mafiosa iniziata – come detto – il 19 aprile del 2010 con l’uccisione di Giuseppe Mazzaglia, e che è continuata con i colpi che hanno crivellato l’uomo di fiducia di “fifiddu”, Roberto Ciadamidaro, assassinato il 23 dicembre 2012.

Nel corso dell’operazione Garden “è stata accertata – ha spiegato Angelo Santo, del Nucleo Investigativo dell’Arma –  anche una presunta estorsione ai danni del titolare di un chiosco di bibite e di una tentata estorsione ad un imprenditore agricolo”. Per questi reati è stato fermato Placido Toscano, uomo molto vicino al capo clan “Fifiddu” ucciso nel 2012.


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