Veleni a Farmacia: assolti in 8 | "Il fatto non sussiste" - Live Sicilia

Veleni a Farmacia: assolti in 8 | “Il fatto non sussiste”

Sotto accusa i versamenti nei lavandini dei laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione. Il tribunale ha disposto anche il dissequestro delle aree interessate nella cosiddetta inchiesta sui 'veleni' della facoltà di Farmacia di Catania.

CATANIA- La Terza sezione penale del Tribunale di Catania ha assolto, perché il fatto non sussiste, gli otto imputati nel processo su presunti casi di inquinamento ambientale nella facoltà di Farmacia. Secondo l’accusa, erano stati provocati da versamenti nei lavandini dei laboratori di composti chimici utilizzati per sperimentazione. Il tribunale ha disposto anche il dissequestro delle aree interessate nella cosiddetta inchiesta sui ‘veleni’ della facoltà di Farmacia di Catania.

I capi di imputazione contestati nel processo andavano dal disastro ambientale all’omissione di atti d’ufficio. Il pm Giuseppe Sturiale nell’udienza del 10 gennaio scorso aveva chiesto condanne comprese tra 3 anni e due mesi e 4 anni di reclusione per gli otto imputati, che sono stati invece assolti con la formula “perché il fatto non sussiste”. La sentenza è stata accolta nel massimo silenzio. In aula erano presenti familiari di una specializzanda in Farmacia, Agata Annino, morta a 30 anni per un tumore. La pubblica accusa, aveva sollecitato, per il reato di disastro ambientale colposo, omissione in atti d’ufficio e falso ideologico in atto pubblico, 4 anni di reclusione per l’ex direttore amministrativo dell’Ateneo Antonino Domina e 3 anni ed otto mesi per il dirigente dell’ufficio tecnico Lucio Mannino.

“Speravamo che qualcosa potesse cambiare nella nostra società, ma questa sentenza ci fa capire che niente mai cambierà…”. Così Maria Lopes, insegnante in pensione, mamma della specializzanda Agata Annino, morta a 30 anni per un tumore, commenta la sentenza di assoluzione di tuti gli otto imputati nel processo sui presunti ‘veleni’ nella facoltà di Farmacia dell’università di Catania. “Ci voleva la volontà di fare di cambiare le cose”, osserva la donna provata che col marito, l’ingegnere Olindo Annino, si erano costituiti parte civile. “Ci speravo – sottolinea – perché ho insegnato, a ai miei ragazzi ho insegnato ad avere fiducia nelle Istituzioni. Adesso – visibilmente commossa – non ce l’ho più. E non vorrei dire queste cose…”. Ai cronisti che le chiedono se si aspettava questa sentenza Maria Lopes spiega che “no, certamente no”, ma che “lo temevo, che si potesse arrivare a questo, ma speravo sempre che giudici fossero…”. Per la madre della specializzanda morta mentre studiava nella facoltà di Farmacia di Catania la sentenza “moralmente è ingiusta: come si fa a separare l’inquinamento dalla morte di questi ragazzi…”.


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