Mafia, nuovi equilibri a Brancaccio |Sacco, l'ascesa autorizzata in cella - Live Sicilia

Mafia, nuovi equilibri a Brancaccio |Sacco, l’ascesa autorizzata in cella

Antonino Sacco e Antonino Zarcone

Il neo pentito di Bagheria, Antonino Zarcone, riempie verbali e racconta i segreti del clan di Brancaccio. Quel filo mai interrotto "con la corrente dei Graviano". E per i picicotti stipendi più ricchi.

LE DICHIARAZIONI
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PALERMO – Dal carcere sarebbe uscito con in mano un’autorizzazione precisa. Antonino Zarcone non conosce i piani di Nino Sacco. Il neo pentito di Bagheria sa, però, per averlo visto con i propri occhi, che la scarcerazione portò fibrillazione. La “linea morbida” di Cesare Lupo andò in soffitta. “Non so con quale autorizzazione è uscito Nino Sacco – ha raccontato Zarcone – che cosa avevano in mente, ma ci fu stu sconvolgimento continuo”.

Sacco, Lupo e Giuseppe Faraone avrebbero costituito il triumvirato che reggeva le sorti del mandamento di Brancaccio agli ordini, sostiene l’accusa, di Giuseppe Arduino. Un’accusa che ha retto già al vaglio dei giudici di primo grado che hanno condannato Sacco a sedici anni di carcere. Ora le dichiarazioni di Zarcone inquadrerebbero meglio quello che viene definito “un personaggio strano, che porta tanti rancori…”. “Dichiarazioni tutte da verificare e riscontrare”, si limita a dire, da noi contattato, il legale di Sacco, l’avvocato Jimmy D’Azzò.

Arrestato nel 2009, Sacco fu assolto e scarcerato nel 2011, salvo poi tornare in cella pochi mesi dopo. Una parentesi di libertà in cui, però, avrebbe cercato di fare la voce grossa. Ad esempio, secondo il racconto del collaboratore, voleva annettere Villabate al mandamento di Brancaccio. Un’operazione che, però, per stessa ammissione di Zarcone, andò in fumo: “… non glielo abbiamo permesso, perché nel momento in cui loro pretendevano che Villabate rientrasse nel loro mandamento significava che eravamo in guerra sia con il mandamento nostro che anche Palermo…”.

Perché il comportamento di Sacco aveva creato malumori anche tra le famiglie palermitane. In particolare con i “Lo Nigro di corso dei Mille” con cui i rapporti sono sempre stati critici. Da chi Sacco potrebbe avere ricevuto l’autorizzazione a modificare gli equilibri e i confini geografici dei mandamenti? Zarcone non lo sa, ma racconta di essere venuto a conoscenza “tramite Arduino che loro garantivano… con la corrente dei Graviano”.

E la prima cosa che avvenne sotto la presunta gestione Sacco sarebbe stata quella di accontentare le famiglie dei detenuti. Come? “Prima di uscire Nino loro mandavano 750 euro ogni affiliato” che poi divennero “mille euro al mese, più c’erano 4 nomi grossi” a cui passavano “5 mila euro al mese, più altre spese per i familiari”. Personaggi di una caratura maggiore di cui, però, Zarcone non conosce l’identità.

 

 


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