Tonno e pesce spada, La Causa:| “Quota fissa a Mazzei e Santapaola” - Live Sicilia

Tonno e pesce spada, La Causa:| “Quota fissa a Mazzei e Santapaola”

Tra i Santapaola e i Mazzei esisterebbe, secondo La Causa, una divisione “in parti uguali” delle somme versate da ogni commerciante del mercato ittico valutando “il peso del pesce spada e del tonno lavorato da ogni box”..

il tesoro della mafia
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CATANIA- Regole consolidate e una tradizione che vede Santapaola e Mazzei a “braccetto” nella riscossione di una parte dei guadagni provenienti dal commercio di frutta e pesce. I verbali del collaboratore Santo La Causa, ex capo militare dei Santapaola, svelano tutti i particolari.

Catania ha uno dei principali mercati agroalimentari del Meridione, dal quale provengono gli alimenti che finiscono, attraverso ambulanti e negozianti, direttamente sulla nostra tavola. Il maggiore del Ros Lucio Arcidiacono ha svelato, durante l’inchiesta Iblis, che la concessione dei box del mercato ittico e quelli del settore ortofrutticolo, sarebbe stata al centro dello scambio elettorale tra ambienti malavitosi ed Mpa. In particolare -secondo il colonnello Arcidiacono- la maggioranza dei box sarebbe tutt’ora gestita da parenti e prossimi congiunti di esponenti della mafia. Il passaggio chiave di questo fenomeno è stato il trasferimento dalle vecchie sedi dei mercati ittico e ortofrutticolo, nella nuova sede. I titolari non sono cambiati. Lo stesso Raffaele Lombardo, respingendo le accuse di scambio elettorale, ha dichiarato che “due bandi pubblici sono andati a vuoto per l’assegnazione dei box e, si è proceduto con la trattativa privata con l’obbligo, come previsto da una delibera del consiglio comunale del 2002, di trasferire nei nuovi mercati agroalimentati gli operatori dei vecchi mercati del settore ortofrutta e ittico”.

I VERBALI DI LA CAUSA. Nel settore ittico, secondo quanto ha dichiarato il pentito Santo La Causa, ex capo militare dei Santapaola, esisterebbe una regola consolidata, cioè che bisogna versare nelle casse di Cosa Nostra “somme variabili in considerazione del quantitativo di pesce che viene pescato”.

E qui parliamo di uno dei livelli più alti della mafia, che ha un nome e un cognome: Nuccio Mazzei, il latitante più ricercato dopo Matteo Messina Denaro, ancora in libertà. Tra i Santapaola e i Mazzei esisterebbe, secondo La Causa, una divisione “in parti uguali” delle somme versate da ogni commerciante del mercato ittico, valutanto “il peso del pesce spada e del tonno lavorato da ogni box”.

Se le ipotesi dei carabinieri e le dichiarazioni di La Causa, ritenuto credibile, sono veritiere, c’è il rischio che ogni giorno una parte del volume d’affari collegato al settore della pesca, finisca nelle casse della mafia.

Ma questo non basta per gettare ombra su un’intera categoria, quella dei pescatori e dei commercianti di pesce, fatta di persone che lavorano duramente con il sole e con la pioggia, che rischiano la vita per affrontare il mare e le dure regole del commercio.

 


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