Linguaglossa, uccise il nipote |Condannato in appello a sette anni - Live Sicilia

Linguaglossa, uccise il nipote |Condannato in appello a sette anni

L’omicidio avvenuto a Linguaglossa nel 2012 era maturato nella sfera familiare. La Corte d’assise d’appello di Catania ha ridotto la pena inflitta in primo grado a Lo Giudice.

Omicidio Di Mauro
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CATANIA – La provocazione è l’unica attenuante concessa dalla Corte d’assise d’appello di Catania ad Alfio Lo Giudice, imputato per l’omicidio volontario del nipote Maurizio Di Mauro. Al termine della camera di consiglio il presidente della Corte, Antonio Giurato, ha pronunciato la sentenza di condanna a 7 anni, riformando parzialmente quella emessa in primo grado a 10 anni e 8 mesi. Lo Giudice, sottoposto agli arresti domiciliari, ha assistito in aula alle arringhe difensive dei legali Ernesto Pino e Marisa Ventura.

I difensori di fiducia hanno chiesto l’assoluzione del proprio assistito ed in subordine il riconoscimento della legittima difesa e dell’eccesso colposo. Richieste legittimate, per i legali, dai ripetuti atti di violenza, ampiamente documentati, perpetrati da Maurizio Di Mauro ai danni dell’imputato e della propria famiglia. In un’occasione la vittima avrebbe anche ferito con un coltello la figlia di Alfio Lo Giudice. Nonostante ciò, però, l’imputato non sarebbe uscito dalla propria abitazione, la mattina dell’omicidio, con l’intenzione di uccidere il nipote. Per la difesa, infatti, ad impugnare l’arma, dal quale è poi partito nel corso della colluttazione un colpo accidentale, sarebbe stata la vittima.

Non della stessa tesi l’accusa. Per il sostituto procuratore generale Aldo Toscano, che lo scorso 29 ottobre ha chiesto una condanna a 9 anni, sarebbe stato l’imputato a portare con sé la pistola.

L’INDAGINE. Il mancato ritrovamento della pistola, nel luogo indicato agli investigatori da Alfio Lo Giudice, è per gli inquirenti uno degli elementi che smentirebbero la ricostruzione dell’uomo. Otto ore dopo la morte di Maurizio Di Mauro, ucciso l’8 febbraio del 2012 con un colpo di pistola allo zigomo davanti ad un complesso abitativo di via Dell’Abbazia a Linguaglossa, lo zio si costituisce alla caserma dei carabinieri di Randazzo.

Lo Giudice racconta di aver subito dal nipote una prima aggressione sul pianerottolo di casa. Uno scontro nel corso del quale l’indagato sarebbe riuscito a difendersi, sferrando un pugno a Maurizio Di Mauro. Ma quest’ultimo non si sarebbe arreso, inseguendolo fino all’uscita del condominio. Lì il nipote avrebbe estratto una pistola dalla tasca. Nelle fasi concitate della colluttazione sarebbe poi partito accidentalmente un proiettile, quello fatale. In preda al panico Alfio Lo Giudice sarebbe poi fuggito a bordo della propria auto, portando con sé la pistola e abbandonandola nella boscaglia. Ma la versione non convince la Procura di Catania.

LA DIFESA. Parziale la soddisfazione dei difensori di fiducia. “La concessione delle attenuanti della provocazione, con la conseguenziale sostanziosa riduzione di pena – dichiara il legale Ernesto Pino – è fonte di soddisfazione. Ma ritengo che ci fossero gli estremi per un’assoluzione o quantomeno per il riconoscimento della legittima difesa. Con questa intenzione proporremo ricorso in Cassazione”. Attende fiduciosa le motivazioni della sentenza anche l’avvocato Marisa Ventura.

“Mi reputo solo parzialmente soddisfatta per la riduzione della pena – commenta il legale – ma rimango fermamente convinta che il signor Lo Giudice avrebbe dovuto essere assolto visto il reale svolgimento dei fatti, che sin dall’inizio sono stati compiutamente ricostruiti dallo stesso. Adesso attenderemo le motivazioni – conclude – per ricorrere in Cassazione perché ancora le argomentazioni da proporre sono tante”

 

 

 

 

 


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