Ingroia indagato per calunnia | "Un fatto senza precedenti" - Live Sicilia

Ingroia indagato per calunnia | “Un fatto senza precedenti”

L'ex pm verrà interrogato il primo dicembre dal pm di Viterbo: "E' la prima volta che un avvocato viene indagato per quanto espresso in un dibattimento. Il pm è un analfabeta del diritto. Il prossimo procuratore capo di Palermo? Lo Voi non ha mai amato il processo sulla Trattativa..."

Caso Attilio Manca
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PALERMO – “Da qualche giorno sentivo dire che sarebbero arrivate novità da Viterbo, sul caso di Attilio Manca. Speravo in notizie positive, sul processo. E invece, eccola la novità: mi è stata recapitata una informazione di garanzia dalla Procura. Sono stato querelato per calunnia”. Antonio Ingroia parla nelle vesti di avvocato. Legale, nello specifico, dei genitori di Attilio Manca, urologo trovato morto a Viterbo nel 2003 in circostanze ancora tutte da chiarire e oggetto di un’indagine inizialmente archiviata dal gip della Procura laziale, ad agosto dell’anno scorso. Il giudice in quell’occasione ha avallato la tesi del suicidio. Tesi sempre respinta dai familiari del medico che sostengono che la mafia barcellonese, nel 2003, avrebbe costretto Manca ad operare alla prostata il boss Bernardo Provenzano che si trovava ricoverato in una clinica di Marsiglia. Poi, dopo l’intervento, l’avrebbe ucciso per eliminare un testimone scomodo.

E la denuncia per calunnia a Ingroia è scaturita proprio dalle dichiarazioni dell’ex pm sul viaggio del boss in Francia. “Si tratta di un caso unico – spiega Ingroia – visto che sono stato denunciato per quanto detto durante le udienze. È la prima volta che un avvocato viene denunciato per quanto detto durante il dibattimento”. Quindi la stoccata al pm Renzo Petroselli: “Per presentare una denuncia del genere bisogna essere analfabeti del diritto o in malafede. Il primo dicembre sarò interrogato dallo stesso Petroselli. Anzi, vedremo, in quell’occasione, chi interrogherà chi. Posso solo dire che non è la prima volta che ricevo una denuncia del genere. Petroselli è in buona compagnia: prima di lui Contrada, Dell’Utri, Berlusconi e la famiglia di Bernardo Provenzano”.

Le dichiarazioni di Ingroia che hanno spinto la procura di Viterbo alla querela, sarebbero legate alla ai dubbi dell’ex pm sull’informativa secondo la quale Manca, nei giorni in cui Provenzano era a Marsiglia per curarsi, non poteva essere in Francia. “E invece – insiste Ingroia – come è stato sollevato anche da alcune trasmissioni televisive come Chi l’ha visto, in quei giorni Manca non risultava presente in ospedale a Viterbo. E a dire il vero, c’è anche il mistero sulla scomparsa dai tabulati telefonici di alcune telefonate del medico ai genitori”. E la madre di Manca, Angela Gentile ha usato toni pacati, ma parole forti: “Mi hanno persino detto – racconta – che il dolore mi avrebbe spinto a confondere le date dell’ultima telefonata di mio figlio. Non sono certa che questo pubblico ministero voglia davvero trovare la verità. In quel periodo mio figlio era il numero uno in quel campo. Tra i primi in grado di portare a termine una particolare operazione alla prostata in laparoscopie. E non è un caso che fosse di Barcellona Pozzo di gotto, dove Provenzano per lungo tempo si è nascosto”.

E il mistero sulla morte di Attilio Manca, secondo Ingroia, rientrerebbe nel caso della trattativa Stato-Mafia. “Una costola di quel processo – spiega infatti l’ex pm – riguarda proprio la latitanza di Bernardo Provenzano. Il boss doveva rimanere vivo e doveva essere curato, perché era il garante di quel patto. Chiedo formalmente allora di essere sentito dalla commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi. E spero anche che la Procura di Palermo possa aprire un fascicolo sul caso Manca, visto che il caso si inserisce proprio nel filone di indagine riguardante la copertura di Provenzano e la Trattativa, di cui la Procura di Palermo è competente”.

E a proposito della procura palermitana, Ingroia ha esternato le sue “preferenza” sulla scelta del prossimo Procuratore Capo. “Lo Forte è stato con me uno dei ‘padri’ del processo sulla Trattativa. E guarda caso, la sua nomina, che sembrava a buon punto, sembra sfumare. Il rischio che arrivi un pm ‘normalizzatore’? Il rischio c’è. Lo Voi? Certamente non ha mai amato il processo sulla Trattativa, così come Piero Grasso e Giuseppe Pignatone. Uno è presidente del Senato, un altro Procuratore a Roma…”.


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