La neonata morta tra i rifiuti | La madre: vorrei essere al suo posto - Live Sicilia

La neonata morta tra i rifiuti | La madre: vorrei essere al suo posto

Secondo i medici dell'ospedale Cervello, Valentina Pilato è consapevole del suo gesto. E' necessario che rimanga un altro giorno ricoverata. Il marito giunto in città ha confermato di essere stato tenuto all'oscuro della gravidanza, di averlo saputo soltanto dopo la tragedia. La stessa che ha lasciato tristemente vuota la "culla per la vita" del Civico (nella foto).

PALERMO – Ha trascorso la sua seconda notte in ospedale Valentina Pilato, la donna di 30 anni che martedì mattina ha abbandonato la sua bambina appena nata, in un cassonetto per i rifiuti. Quelle di stanotte sono state le ore della consapevolezza, piene di ricordi che vanno man mano schiarendosi. Ogni tassello sembra delineare lo stato di disperazione e tormento che ha preceduto il terribile gesto, raccontato in ogni sua fase, ieri, durante l’interrogatorio a cui la donna è stata sottoposta.

Di fronte alle domande del pm Antonino Di Matteo si è interrotta più volte, dicendo di soffrire di depressione e ripercorrendo i momenti drammatici durante i quali avrebbe creduto che la sua bimba fosse nata morta. Una confessione scandita da lacrime e singhiozzi, nel corso della quale ha alternato momenti di lucidità e stato confusionale.

Assistita da uno psicologo e da uno psichiatra, Valentina Pilato avrebbe così man mano preso consapevolezza del gesto che è costato la vita alla bambina che ha partorito in segreto. La sua sarebbe stata una gravidanza nell’ombra, nascosta ad amici e parenti, compreso il marito che ieri sera ha confermato ai carabinieri di essere stato all’oscuro di tutto. Giunto nel tardo pomeriggio di ieri in città dal Friuli, non ha ancora incontrato la moglie: agli investigatori ha detto di sentirsi catapultato in un incubo.

Un incubo che non risparmia la trentenne stessa. In queste ore si è spesso chiusa nel silenzio per poi scoppiare nuovamente in lacrime: “Quando ci ho ripensato sono tornata indietro, ma c’erano già i carabinieri”, ha detto ieri ai sanitari del ‘Cervello’, ma altre frasi da lei pronunciate farebbero intanto emergere il senso di colpa: “Credevo fosse morta – ha ripetuto ieri – ma adesso vorrei esserci io al posto suo”.

Secondo i medici è necessaria la sorveglianza 24 ore su 24 davanti alla sua stanza, in cui è isolata. Almeno per il momento. “Temiamo possa farsi del male – ha spiegato il dottor Uberto Falsina – ed ha ancora bisogno di un importante sostegno psicologico. Dal punto di vista clinico sta bene, le sue condizioni fisiche sono ottime”. Per questo le dimissioni della trentenne sono previste per domani.

Nel frattempo le indagini dei carabinieri proseguono. I militari coordinati dalla procura vogliono vederci chiaro sul perché la donna abbia deciso di disfarsi della bambina, lasciata morire tra i rifiuti. Quel borsone da palestra che conteneva anche un paio di forbici e uno scarpone da uomo si è trasformato nella sua culla della morte, nonostante i disperati tentativi dei sanitari del 118, che hanno provato in tutti i modi a salvarla. La piccola, trasportata all’ospedale Civico, è infatti deceduta in ambulanza. E la “Culla per la vita” – la postazione riservata dove è possibile lasciare i neonati non riconosciuti – è rimasta tragicamente vuota.


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