Reportage subacqueo del Lungomare catanese |Ecco le foto che testimoniano lo scempio - Live Sicilia

Reportage subacqueo del Lungomare catanese |Ecco le foto che testimoniano lo scempio

Tra sabbia e roccia si accumulano montagnole di rifiuti che impestano la scogliera, mescolati a chilometri di lenze, cordame di tutti i generi e reti. Queste, pressoché indistruttibili, tendono a diventare trappole sempre più insidiose.

rifiuti sommersi
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CATANIA – Plastica, sigarette, piombini, reti, tubi di ferro e chi più ne ha più ne metta. Questa la fotografia, tragica, scattata non già nella parte emersa di una delle zone della città più considerate, almeno nell’ultimo periodo – si pensi al Lungomare Liberato e alle iniziative straordinarie di pulizia della scogliera PuliAmo Catania – ma lungo il fondale che, da Ognina arriva fino in piazza Europa. Una contraddizione che non si vede proprio perché il vero scempio ambientale avviene sotto l’acqua: il fondale è infatti cosparso di rifiuti. (GUARDA LE FOTO)

Nelle zone tradizionalmente meta di pescatori, si assiste a un capillare avvelenamento a base di piombini da zavorra incastrati tra gli scogli. Tra sabbia e roccia si accumulano montagnole degli stessi rifiuti che impestano la scogliera, mescolati a chilometri di lenze, cordame di tutti i generi e reti. Queste, pressoché indistruttibili, tendono a diventare trappole sempre più insidiose per la fauna e i sommozzatori.

Si tratta di una realtà abbastanza nota ma mai affrontata dagli amministratori, nonostante le sollecitazioni da parte di diverse categorie. Tra queste, quelle dei subacquei catanesi che, in più di un’occasione hanno espresso il proprio punto di vista. Massimo Ardizzoni ricorda come, già prima del 2000, si trovassero distese di rifiuti davanti ad Ognina, persino intorno al relitto di un peschereccio a -30 metri di profondità.

“Ogni volta che smontano un solarium non fanno altro che lasciare pezzi di tubi di ferro o addirittura scalette intere” – fa notare Sebastiano Bianchi, sommozzatore noto alle cronache per aver richiamato l’attenzione pubblica sui sacchi di inerte lavico depositati dinanzi al lido Bellatrix.

Puccio Distefano, dopo oltre quarant’anni di attività foto-videosubacquea, tende invece all’ottimismo: “Nella baia di Capo Mulini ho girato, tempo fa, un video che testimoniava la presenza di rifiuti (soprattutto plastica) veramente sconcertante vicino alla scogliera più interna; ma nella zona adiacente, spostandosi più al centro dell’insenatura, sono presenti pinne nobilis, posidonia, nudibranchi, ed altre specie che non ti immagineresti di vedere in quel posto”.

Sebastiano Pappalardo riferisce segni d’inquinamento chimico delle acque fino a Pozzillo, dove la vegetazione risulta praticamente bruciata. Graziano Trovato -in controtendenza- apprezza questo tratto di costa e cerca di cogliere ciò che rimane della sua bellezza, contribuendo ogni volta possibile a ripulirlo.

L’atteggiamento generale sembra ben disposto dinanzi all’idea di bonificare la zona anche nella parte immersa, malgrado un filo di scetticismo sui risultati possibili. Si tende comunemente a ignorare il lungomare catanese come luogo d’immersione (a parte che per esercitazioni didattiche) preferendo siti più attraenti e dall’accesso immediato. Per poi ricordare il fondale rigoglioso dei decenni trascorsi, e persino una sua leggenda moderna: quella della gigantesca Cernia di Ognina.

 


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