"La banda dei falsi incidenti"| Gli strani casi con i mezzi Amia - Live Sicilia

“La banda dei falsi incidenti”| Gli strani casi con i mezzi Amia

L'inchiesta, che vede coinvolte 53 persone fra periti, medici e automobilisti, svela il ripetersi di incidenti con i mezzi della municipalizzata dichiarata fallita. L'ex commissario aveva lanciato l'allarme e i finanzieri hanno riscontrato i suoi sospetti.

PALERMO – L’autista dell’Amia non sarebbe stato né sfortunato né disattento alla guida della macchina di servizio. Secondo gli inquirenti, Francesco Paolo Morana piuttosto sarebbe stato complice della banda dei falsi incidenti. Il suo nome fa parte dei 53 indagati dalla Procura della Repubblica. La lista – che include periti, medici e automobilisti – si apre con Antonino e Sandro Giordano, titolari di uno studio di infortunistica stradale. Gli indagati replicano: nessuna irregolarità.

Era il 2010 quando l’allora commissario dell’Amia, Sebastiano Sorbello, raccontò che da un’indagine interna era emerso “il frequentissimo ripetersi degli incidenti” e il fatto che “diversi autisti siano stati protagonisti di molti di tali incidenti”. Nel corso della perquisizione nello studio dei Giordano, in via Mariano Stabile, i finanzieri del Nucleo di polizia Tributaria, coordinati dal pubblico ministero Claudia Ferrrari, sequestrarono le pratiche di una settantina di incidenti. Tra questi, l’impatto fra un mezzo dell’Amia, l’ex municipalizzata poi dichiarata fallita, e uno scooter Honda. In sella al motociclo c’erano le sorelle Vittoria e Provvidenza Ammirata ed un testimone aveva assistito alla scena. Infine, un signore di passaggio si era offerto per trasportare all’ospedale Buccheri La Ferla le due donne che, a pratica ultimata, incassarono un risarcimento di circa 25 mila euro.

I protagonisti furono convocati e dai loro racconti emersero alcune incongruenze su tempi e luoghi. In particolare, Fabrizio Licata – pure lui indagato – disse di avere prestato lo scooter alle due donne in un lavaggio per auto di corso dei Mille. Impossibile che una manciata di minuti dopo il mezzo si trovasse già in via Sampolo, luogo dell’impatto. Dall’accertamento eseguito presso la sede dell’Ufficio sinistri dell’Amia non risultava che in quel giorno si fossero verificati incidenti. Infine, la testimone, o presunta tale, dichiarò che non era sua la firma sul verbale che lo studio Giordano aveva girato alla Reale Mutua Assicurazioni per il rimborso. “Non ho mai assistito ad alcun incidente stradale occorso in via Sampolo”, tagliò corto la donna.

Il 10 ottobre 2010 i fatti si ripresentarono in maniera simile. La macchina dell’Amia guidata da Morana urtò la Mini Cooper di Giuseppe Liguori, un altro dei 53 indagati. Questa la più classica delle ricostruzioni: “Il signor Liguori Giuseppe, alla guida della Mini Cooper. mentre percorreva il viale Regione Siciliana di Palermo, nei pressi dello svincolo Tommaso Natale, a causa dell’asfalto reso viscido dalla pioggia, veniva tamponato dal mezzo Amia, condotto da Morana Francesco Paolo”. Anche in questo caso emersero incongruenze: all’azienda il dipendente disse che aveva urtato contro la parte destra della macchina; ai finanzieri, quella sinistra. E ancora una volta la testimone citata nella pratica dello studio Giordano negò di avere assistito all’incidente. Risultato: Liguori ottenne 5.600 euro per un incidente confezionato, secondo l’accusa, a tavolino.


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