Sbarchi, arrestati 11 "sciacalli" |"Gruppo tra i più pericolosi" - Live Sicilia

Sbarchi, arrestati 11 “sciacalli” |”Gruppo tra i più pericolosi”

Di Laura Distefano - Si chiama Tokhla, in italiano "sciacallo" l'operazione contro l'immigrazione clandestina della Procura di Roma. L'organizzazione sarebbe coinvolta nella strage del mare di fine giugno: le vittime furono 244. FOTO DEGLI ARRESTATI - LE REAZIONI DELLA POLITICA

CATANIA –  “E’ un traffico ignobile”. Le parole del procuratore di Catania Giovanni Salvi cristallizzano l’abominio di quanto è emerso dall’operazione condotta dalla Squadra Mobile e dallo Sco di Roma che ha portato ad assicurare alla giustizia i presunti vertici di un’organizzazione trasnazionale che traffica in esseri umani e lucrava in maniera illecita sui flussi dal Nord Africa alla Sicilia. Il quartier generale sarebbe in Libia e, il gruppo criminale, sarebbe anche quello che avrebbe fatto partire il barcone poi affondato nel canale di Sicilia tra il 27 e il 28 giugno, provocando la morte di almeno 244 persone.

Tokhla, sciacallo in italiano, è il nome dell’operazione che ha portato all’arresto di 11 persone tra l’Italia e la Germania. Fondamentale la collaborazione con la polizia tedesca che ha assicurato alla giustizia una delle menti criminali dell’organizzazione, Measho Tesfamariam, 29 anni, arrestato ieri a Muncheberg, una cittadina tedesca. Di lui e del suo ruolo apicale aveva già parlato anche l’Espresso e Avvenire con le inchieste che hanno portato alla luce anche la tragedia di Giugno. Un fatto già emerso dalle indagini della Mobile partite lo scorso maggio, quando a Catania arrivò la nave Grecale con a bordo 17 cadaveri, oltre a 206 migranti. L’eritreo era sotto intercettazione telefonica e in diverse conversazioni faceva riferimento all’affondamento. Poi i pezzi del puzzle sono stati ricostruiti dalla Polizia che ha richiesto il suo arresto. Tesfamariam aveva capito di essere captato dagli investigatori e, infatti, arriva addirittura a spegnere per un certo lasso di tempo il suo telefonino, numero a cui diversi parenti delle vittime cercavano di contattarlo per avere notizie dei loro parenti. Precauzione inutile il suo viaggio in Germania è finito con le manette ai polsi.

La polizia ha posto in stato di fermo altre 9 persone tra la Sicilia e il nord Italia. A Milano Abdullatif Mohamed, 26 anni, Mahmud Seid Mahamud Kar, 28 anni, a Monza Kibrom Khasay, 24 anni, a Roma Omar Ebrahim, a Marsala Kibrom Khasay, 28 anni. Gli altri sono finiti nella rete della polizia a Catania e sono Filipos Abraha, di 19 anni, Abdallah Ali Mahammed, 24 anni, Omer Munire Ibrahim, 19 anni e Efrem Goitom, 18 anni.

Tra maggio e settembre l’organizzazione avrebbe organizzato almeno 23 traversate. Le indagini portano a questo conteggio: con un pagamento del biglietto che “si aggira .- afferma il pm Andrea Bonomo –  tra i 2 mila e i 3 mila dollari”.  “Il nostro obiettivo – ha aggiunto il procuratore Giovanni Salvi – è quello di garantire oltre all’accoglienza dei migranti anche quello di colpire le organizzazioni criminali al cuore”. Il capo della Procura etnea sottolinea come, anche se c’è il sospetto che sia questo il gruppo che ha causato l’affondamento del barcone a fine giugno, agli arrestati non è contestato il reato di omicidio.

“Questa organizzazione è tra le più pericolose che operano nel traffico di esseri umani. – afferma Vincenzo Nicolì dello Sco di Roma – E’ un network trasnazionale che opera con una base logistica in Libia dove vengono raccolte persone e intere famiglie provenienti dalla zona sub-sahariana. Da qui vengono imbarcati su imbarcazioni fatiscenti e poi una volta arrivati in Italia, c’è pronto un altro network che si occupa del loro trasferimento nel nord Europa, e tra queste mete c’è soprattutto la Germania”.

Roma, Monza e Catania sono le basi logistiche localizzate dalla polizia. Una prova che il capoluogo etneo riveste un ruolo strategico nel flusso migratorio illecito gestito dall’organizzazione e che oggi nell’esecuzione dei fermi la polizia ha scoperto che un edificio di via Di Prima, nel cuore di San Berillo, era stato trasformato in un nascondiglio per migranti in attesa di essere trasferiti. In un sottotetto erano “prigionieri” 9 somali, tra cui 8 minorenni di età compresa tra i 14 e i 16 anni. “Pensiamo che erano lì da almeno due giorni.” – afferma il dirigente della Mobile Antonio Salvago. I giovanissimi erano stati rinchiusi nell’abitazione in attesa che i parenti inviassero i documenti necessari per il viaggio verso il nord Europa.  Dopo la macabra scoperta la polizia ha arrestato l’affittuario dell’appartamento, Yemane Andemeriam, 26 anni, accusato di sequestro di persona e favoreggiamento della permanenza clandestina.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI