Una legge al mese, 78 sedute l'anno| L'andamento lento dell'Ars - Live Sicilia

Una legge al mese, 78 sedute l’anno| L’andamento lento dell’Ars

Tolte le leggi finanziarie (obbligatorie), i parlamentari nel 2014 hanno approvato una dozzina di ddl che non resteranno nella storia. E anche la presenza in Aula dei deputati lascia a desiderare: sette volte al mese. Spesso per discussoni inutili e in qualche caso per una manciata di minuti.

PALERMO – Per il presidente della Regione, la “colpa” è dei deputati. Soprattutto di quelli d’opposizione. Che amano discutere “mozioni inutili” piuttosto che lavorare alle leggi che servono ai siciliani. Per qualcun altro, magari proprio per qualche parlamentare di opposizione (ma non solo), la colpa è proprio del governo, incapace di portare in parlamento disegni di legge. O, nel migliore dei casi, abituato a far transitare da Palazzo dei Nomanni, provvedimenti non corredati dalle necessarie relazioni tecniche.

Comunque la si guardi, il risultato è uno: il parlamento siciliano lavora poco o nulla. Le sedute d’Aula sono sempre più sporadiche. Una settimana al mese, il lavoro dei deputati a Sala d’Ercole. Sette giorni su trenta, si sta tra gli scranni a discutere leggi o atti parlamentari. Un “andamento lento” che si traduce in una produttività assai deludente. “Abbiamo approvato solo leggi finanziarie” dichiara il presidente della Regione Crocetta. E, al netto della provocazione, non è che abbia tutti i torti.

Sono ufficialmente venti i disegni di legge che hanno avuto l’ok dall’Aula in questo anno solare. Ma il numero, in sé (si tratterebbe comunque di… una legge e mezzo al mese) non dice granché. Più interessante è infatti andare a dare un’occhiata a cosa abbiano realmente prodotto i parlamentari.

Le leggi finanziarie

Già, perché da quel “venti” bisognerebbe intanto togliere i disegni di legge obbligatori. Quelli, insomma, senza i quali non ci sarebbe il parlamento stesso. Le leggi di bilancio, le manovre finanziarie. E usiamo il plurale non a caso. La prima finanziaria dell’anno è stata esitata a fine gennaio (già in clamoroso ritardo, quindi), e con essa il bilancio. Interverrà pesantemente il Commissario dello Stato, costringendo di fatto il governo a riscrivere il documento da capo. A giugno allora arriva la “seconda” finanziaria. Alla quale, ad agosto, seguirà un assestamento di bilancio, preceduto da un rendiconto – altro atto “dovuto” – sul quale il governo commetterà persino degli errori “di somma” e sarà costretto ad aggiustarlo sulla scrivania dello stesso Prefetto.

Insomma, dal numero “venti” vanno tolti almeno cinque provvedimenti. Così, ecco che le “leggi vere” si riducono, intanto, a quindici. Ma in certi casi, si tratta di norme-copiato. Norme, cioè, che consistono nella semplice applicazione in Sicilia di norme approvate già a Roma. A dire il vero, i parlamentari di Sala d’Ercole su questo punto si sono complicati la vita. La mera applicazione del “decreto Monti” sui costi della politica, infatti, ha scatenato un terremoto, con le dimissioni di Antonello Cracolici dalla guida della commissione costituita “ad hoc” per l’applicazione delle legge che ha messo le mani sugli stipendi dei politici, e una sfilza di polemiche.

C’è poi il capitolo delle “mezze leggi”. Quella dell’abolizione delle Province, ad esempio, era stata strombazzata come una norma “epocale”, più unica che rara. Peccato che, dopo l’approvazione di una sorta di “legge-quadro”, a metà del 2013, non è seguita la riforma vera e propria, che ancora prende polvere sulla scrivania della prima commissione all’Ars. Nel frattempo, ovviamente, il resto d’Italia ha sorpassato e doppiato la Sicilia. E in tanti, ormai, chiedono di copiare anche quella, la norma Delrio. Che è già pronta. Ma a Sala d’Ercole diventa complicato anche quello. Nel frattempo, è stato dato l’ok a un altro pezzo di riforma ,tramite l’approvazione di due ddl: quello che disegna l’identikit dei liberi consorzi e quello sulle cause di incompatibilità nei nuovi enti. Ma di “riforma vera”, come detto, non se ne parla. Anzi, il governo ha persino prorogato i commissariamenti, contravvenendo al limite che aveva fissato lo stesso esecutivo, nella “epocale” riforma dell’anno prima.

A questo punto, mancano appena una decina di leggi, tra quelle approvate da gennaio a oggi. Una di queste è stata al centro di enormi discussioni: il cosiddetto “Salvaimprese” altro non è che l’accensione di un mega-mutuo da un miliardo, per pagare i creditori della Regione (per due terzi si tratta di aziende del settore sanitario). Altra norma, approvata a giugno, cambia alcuni requisiti per le nomine governative. Per il resto, l’Ars ha approvato disegni di legge che ad oggi quasi certamente non cambieranno il volto alla Sicilia. Dalle norme in materia di Irfis, a quella sulle incompatibilità dei deputati regionali. E ancora, ecco la legge sull’amianto, sul servizio idrico integrato, sulla semplificazione in materia di edilizia, sugli “ecomusei”, sull’anagrafe scolastica, sui testimoni di giustizia e sull’osservatoria per l’equità e la giustizia nelle filiere agricole e alimentari. Poca roba. E con calma. Molta calma. Una settimana di Aula al mese, in media. Sette giorni ogni 30. Settantotto sedute in undici mesi. Col “picco di luglio” (dieci sedute), seguito da lunghissime ferie e dall’imbarazzante novembre appena tracorso. Le ultime tre sedute, sostanzialmente inutili, hanno accumulato complessivamente un’ora di dibattito. Con calma. Non c’è fretta.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI