Sanità, servono 4 miliardi| Crocetta incontra Delrio - Live Sicilia

Sanità, servono 4 miliardi| Crocetta incontra Delrio

Quel prestito, secondo il governo, è necessario. Ma condannerebbe la Sicilia al pagamento di rate per 100 milioni di euro l'anno e tasse alle stelle. Intanto, alla Sanità per il 2014 mancano quasi 3 miliardi. Così, faccia a faccia a Palazzo d'Orleans tra le forze politche della coalizione.

I soldi della Regione
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PALERMO – Aggiornamento 18.20 Si è concluso a metà pomeriggio il vertice di maggioranza durante il quale si è discusso del mutuo per i debiti della Sanità. Stando a quanto trapela, servirebbero circa 4 miliardi di euro per pagare i debiti del sistema sanitario con i fornitori, accumulati almeno fino al 2013. Il mutuo da 2 miliardi, al vaglio della commissione Bilancio dell’Ars, basta solo a coprire il buco fino al 2011. Il presidente della Regione domani (oggi, ndr) affronterà la questione con il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio. Il governatore sarebbe propenso a mantenere il mutuo di 2 miliardi come previsto nel ddl all’esame della commissione dell’Ars.

Prima di bilancio e legge di stabilità per il 2015, il governo dovrà chiudere la questione del mutuo da 2 miliardi per pagare i fornitori del sistema sanitario. Il vertice di maggioranza, convocato da Rosario Crocetta, è servito al governatore e all’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, per spiegare ai partiti della coalizione che il mutuo non solo è necessario per pagare i debiti con i fornitori ma anche per evitare procedure d’infrazione, contenziosi e perdita di altre risorse statali. Il chiarimento, a Palazzo d’Orleans, dovrebbe sbloccare l’iter del ddl che contiene il mutuo in commissione Bilancio all’Ars.

Il “caso” del mutuo da 2 miliardi

La questione, confermano molti esponenti della maggioranza, è più politica che tecnica. E non a caso il presidente della Regione Crocetta ha convocato per questo pomeriggio, tra una giunta di governo e una seduta d’Aula, un delicatissimo vertice con gli alleati di governo. Il tema è quello spinosissimo del mutuo da due miliardi che l’esecutivo si appresta a far approdare a Sala d’Ercole. Un mutuo che imbarazza gli alleati.

Intanto, però, quel disegno di legge è giunta in commissione bilancio. Accompagnato da una relazione tecnica firmata dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei, dalla collega Lucia Borsellino e dal dirigente generale del dipartimento della pianificazione strategica Salvatore Sammartano. La relazione, nella freddezza dei numeri e nel ricorso al linguaggio tecnico racconta, in sostanza, una storia: in questi anni la Sicilia ha utilizzato i fondi inizialmente destinati alla Sanità per coprire altre “incombenze” di bilancio. Così, negli anni, si è accumulata una sofferenza di “cassa”. Di liquidità, insomma. La Regione non ha potuto trasferire alle aziende del Servizio sanitario regionale tutte le somme previste. Le aziende, per far fronte ai propri impegni con fornitori e personale, hanno dovuto far ricorso alle banche. Ma quel “buco” adesso va colmato.

Così, ecco il mutuo da due miliardi. Che si aggiunge al “Salvaimprese” dell’anno scorso, che destinava 600 milioni, appunto, alla Sanità. Soldi che, però, non basteranno. Visto che riusciranno a coprire i debiti della Regione fino al 2011. Debiti che nel frattempo sono cresciuti, di anno in anno. Mancati trasferimenti al Sistema sanitario regionale, che oggi ammontano a quasi 2,9 miliardi. È questo, al momento, il “buco” da coprire.

Per intenderci, ogni anno i trasferimenti al Sistema sanitario regionale ammontano a circa 8,5 miliardi. Una somma messa a disposizione per metà dallo Stato e per l’altra parte dalla Regione. Nel 2014, però, a fronte di uno stanziamento di 4,3 miliardi, la Regione ha disposto pagamenti per le aziende del Sistema sanitario regionale per appena 1,8 miliardi. Ne restano quindi due miliardi e mezzo ai quali vanno aggiunti altri 400 milioni residuali dall’anno scorso. E la situazione sarebbe stata ancora peggiore, stando alle spiegazioni degli uffici di Piazza Ziino, se il governo non avesse ottenuto i 600 milioni di anticipo del “salvaimprese”. Soldi che non andrebbero direttamente ai fornitori o alle aziende. Almeno per buona parte. Le aziende sanitarie, infatti, per onorare i propri debiti, nel frattempo, hanno chiesto anticipazioni alle banche.

I dubbi, però, non sono pochi. Intanto, riguardano i rischi, ventilati a più riprese dal governo regionale, che il mancato pagamento dei debiti possa comportare una sorta di “sanzione” da parte del governo centrale. Oltre alla perdita di un’anticipazione da parte dello Stato pari a cira 800 milioni di euro. Anzi, nel ddl presentato dal governo, si precisa come l’accensione del mutuo sia stata sostenzialmente imposta dal governo di Roma. In caso contrario, si legge nel ddl, “si sarebbe avviata una complessa procedura tendente alla nomina di un Commissario ad acta che avrebbe avuto l’onere di adottare tutte le misure necessarie per acquisire le anticipazioni di liquidità”.

Quel mutuo, insomma, appare necessario. Ma i contraccolpi “politici” di questa scelta sono evidenti. La Regione, infatti, aumenterebbe in maniera sensibile la propria “esposizione”. I prestiti, insomma, ammonterebbero complessivamente a 8 miliardi di euro. Per intenderci, solo per il salvaimprese e il nuovo mutuo, la Sicilia si prepara a pagare, per i prossimi trent’anni, rate annuali superiori a cento milioni di euro. Dieci milioni di euro al mese di rata, comprensiva di interessi. Da coprira con la “condanna” trentennale al mantenimento ai livelli massimi di Irpef e Irap. Nella maggiroanza l’imbarazzo non è poco. Così, ecco la carta da giocare: quella di ridiscutere i rapporti tra la Sicilia e il governo centrale. E il “tema dei temi” è quello, appunto, della compartecipazione alla spesa sanitaria, salita negli anni da circa il 42 a oltre il 49%. Una “forbice” che si traduce in circa mezzo milione di euro. È quello il tavolo su cui lavorare. Il mutuo, insomma, consentirebbe alla Regione di mettere più o meno i conti a posto (anche se diversi deputati hanno anche qualche dubbio sui numeri). Carte in regola per poter poi ridiscutere alcune questioni con Renzi e il suo governo. La “partita” della Sanità, insomma, fa parte di una partita più grande. Quella dei rapporti tra la Regione e lo Stato romano. Dal mutuo ai Fondi Pac, dai precari al riconoscimento delle prerogative dello Statuto siciliano.


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